lunedì 17 agosto 2020

POESIE DI VIVINETTO 1



" Una persona transessuale è figlia di Dio come ogni altro essere umano"  . ( Don Gallo )


Quella mattina ci siamo svegliati
presto e all'alba siamo usciti in giardino.
Si diceva da giorni che dovesse
accadere qualcosa di importante.
Che fosse proprio oggi - però - questo
non lo sapevamo. Ma c'era
un presentimento nell'aria, quasi
un fremito animale a preannunciare l'evento.
Così, senza una parola, abbiamo preso
il corpo, lo abbiamo lavato con cura,
vestito come per affrontare un lungo
viaggio, cullato alla luce piana del giorno.
Avevamo convissuto per vent'anni
eppure già non ci apparteneva più.
Avevamo capito ch'era arrivato il momento.
Lo abbiamo seppellito nell'erba alta,
senza indugiare, con il capo rivolto
verso le nostre finestre e gli occhi
ben visibili, due puntini di luce
tra le sterpaglie. Non capivamo
cos'era accaduto quella mattina in cui
lo abbiamo perduto, perciò volevamo
mantenere un contatto, un ponte
tra noi per rimediare, per farci
perdonare - un giorno - questa morte
inutile eppure inevitabile.


                                             ***

Lo chiamammo sacrificio d'amore
per conferirgli la compostezza
ieratica di un mistero insondabile
- quasi per convincerci che fosse
necessario per poter sopravvivere.
Ma tu un giorno sei crollato, hai chiamato
assassinio quel gesto consumato
alla luce del sole, di cui - dicevi -
non potevamo affatto pentirci.
Come, replicavi, come possiamo
dimenticare, far finta che niente
sia successo. Come andare avanti
con le sue ossa a guardarci dal basso,
a commiserarci in questo nostro niente?
Col tempo avremmo imparato
per non farci cogliere mai più impreparati
a saper modulare anche il vuoto.


                                                ***

Cosa sarebbe diventato quel corpo
se l'avessimo lasciato crescere?

Mi hai chiesto oggi a pranzo
quasi tremando di desolazione.
Al mio silenzio ti sei voltato
verso la finestra, hai guardato fuori
rintracciando qualcosa con lo sguardo.
Ma sapevo non avresti trovato 
nulla, neanche un indizio a farci
tornare indietro, forse anche pentirci.

Ti ho visto impallidire, poi sussurrare:
" E' ancora lì, la notte ci guarda
e si tormenta nel buio. Ci maledice"..
Avrei potuto toglierti un peso,
dirti che quel corpo l'avevamo rimosso
due notti prima, gettato nel fiume, 
allontanato per sempre il senso di colpa.

Ma non l'ho fatto oggi a pranzo.
A pensarci bene, non l'avrei mai fatto.


                                                     ***

Ti sfiancava quel mio tacere,
il nutrire con un grave silenzio
le tue più angoscianti paure.

Così eri convinto ti provocassi,
" vuoi farmi impazzire " dicevi
con la gola colma di rabbia:
" vuoi darmi la colpa di tutto,
mettermi in croce " e te la prendevi
coi mobili, strappavi i libri,
gettavi in aria le suppellettili
- loro incolpevoli nella tua furia.

Mi ricordavi la stessa foga
violenta con cui mi imponevi
di rinunciare al corpo - lo stesso
per cui ora ti strazi e non ti capaciti
d'averlo perso. Così fragile tu
nel non saper lasciar andare i morti.


                                             ***

Perchè tornare indietro era impossibile
provammo a fare come se nulla
fosse mai accaduto. Sulla tavola
le posate venivano sistemate come allora,
i gesti apparentemente disinvolti
in larghi movimenti di braccia,
gli abiti ordinati per stagioni
affinché non tradissero l'immutare
del tempo, le porte aperte ad abbattere
confini. Noi due distanze
vicine nel dramma della perdita imparammo
l'arte di simulare la normalità:
seguire riti che tramortissero
il dolore, tabelle di salvezza
da consultare nei picchi del male, 
capire perfino di non amarci
ma continuare a fingere per non soffrire.



                   Giovanna  Cristina  Vivinetto        Inediti


"Queste nuove poesie di Cristina Vivinetto, nella loro felicità
  elocutiva e nella loro necessità tutt' altro che complementare
  rispetto a " Dolore minimo", ne divengono l'autentico capitolo
  finale. E definiscono il transito di genere del soggetto poetante
  come fatto rituale prima e più che come mero evento auto 
  biografico e anagrafico"


                      Alberto  Bertoni




3 commenti:

  1. Grazie.
    Il tema è delicato e si presta a pruderies e moralizzazioni di vario genere: credo invece ( e le poesie che ho postato lo dimostrano ) che ci sia molto dolore nel vivere una condizione " da diversi ", così come è estremamente difficile prendere decisioni estreme ed irreversibili in casi come questi.

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  2. Aggiungo: nelle moralizzazioni intendo anche il senso del " peccato". Nell'accezione comune, e anche in certi ambienti clericali,parlare di" trans" equivale ad avere l'idea del massimo della depravazione.

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