Se solo tu sapessi l'urlo della terra che non ti ha...
Adesso questo Sud sei anche tu, il tuo passaggio,
il tuo dettame al sole - abbrancato a ogni muro,
con l'impeto di cosa che sa di ultima volta,
e abbrancata anche tu, una vergine esausta
ai lembi del sudario : tu così : alle mie gambe,
al mio sesso, ai miei giorni, a ogni luce futura,
le tue mani attorno al collo del vivere.
Se fossero queste le ultime volte -
se fossero tutte quante così -
il mondo sarebbe su un orlo sempre,
ogni fine avrebbe tutto un godere,
e tu, e io : non si sa. Ma forse. Ma forse.
***
C'è una terra che ha un sapore ed è terra
che è lontana: sotto il tuo passo - vive,
sotto il clamore di una te che palpita
c'è una terra che sfarina e urlerebbe
( se solo tu sapessi
l'urlo della terra che non ti ha,
se solo tu sapessi: i tuoi occhi vari,
e la loro tremodia, e poi la specie,
la specie che sono solamente io, la specie che è
guastata senza un tu.
***
Sei tu che sei l'autunno, l'acqua sporca e gli esami,
i treni e le lezioni, il disagio dell'essere,
e poi i fiori di Bach, e i bruciori e lo zenzero:
dalla mia stanza uccelli mi svegliano di notte,
sono allora tutte albe nere e il soffitto è un foglio,
e poi gli alberi tozzi fanno ombre, fanno te,
tutta storta, tutta ombra, ed è questo il mio autunno,
con dal balcone il negro che rimesta l'organico
e lo vedo che piange, lo spazzino è sfocato,
l'albergo sprizza lusso, il mio guardare è sterile,
il mio ascoltare è stupido: un fischiettare e un chiasso:
dentro è uno sferragliare, si può dire catene,
si può dire rimorsi, si può dire paure,
dentro ho un padre che muore,
dentro ho una donna da incontrare: incontrare,
te, che sei in autunno, persa, e che non sai niente,
che, per dire, sei bella, per esempio, sei bella,
ed è tanto, sai, e poi sei bianca, foglio, e scrivo.
***
Li avessimo colti tutti, erano però troppi
i segni, tanti, tanto da farne una semiotica
dell'amare ( e capirne poi magari qualcosa
su cos'è ch'è successo qualche mattino fa,
dal bagno mi arrivava canticchiante il tuo vivere,
e il petto mi si è aperto con un dolore strano
da labbro screpolato) e troppi sogni, pure,
coi segni sparpagliati, e troppe le realtà
( eri davvero tu seduta sul tuo letto
lì dentro al mio cappotto?; ero io che urlavo un " ti amo"
sepolto dentro mentre zitti noi studiavamo? )
Procedo così, continuo ( a tentoni ). Potrei non
credere più a niente, credo,
farmi sacerdote di un culto tuo, fideista di questo
amarti insicuro:
guardami nel non capirne mai, guarda, tutto questo
non capire, e perdona,
perdona : le volte che con furia in un gracchiare di
rotule rotte
scaglierai i ginocchi sulla tua terra, il tuo addome
sporcherai del mio pianto,
lascerai un segno - almeno - che s'asciuga, uno
almeno - soltanto - che non marchia
e un po' non ci tortura.
***
Sembra tutto un treno: questo patire tra i sedili
lividi che colpisco -
ne faccio petto da rimproverare, deluso e bruto,
una rabbia da padre;
sembra tutto un treno: che deve andare, con il suo
doveroso sferragliare
identico al mio che
lo sai: devo riprenderti e non posso,
e devo colpire e rimproverare, e sferragliare e patire
e sapere:
che in una piazza Maggiore ingrigita tra me e te:
non è il freddo, ma la vita;
devo colpire il cuore come un bimbo il gioco rotto
per frustrazione,
riperderti e patire e sapere : che nessuno ti è vicino
adiacente,
che chiunque soltanto ti si avvicina, che nessuno
te lo può ricordare:
ruba un po' di rossore
alla tua coinquilina.
Andrea Donaera da La Madonna che mai appare
Certamente c'è una forza nelle sue parole. Certamente se è come si descrive da sé, io dico: povera donna che gli sta vicino. O sbaglio?
RispondiEliminaForse può essere difficile.
RispondiEliminaMa come donna preferirei la sua complessità ad una banalità ( maschile ma non solo ) imperante... (" se solo sapessi l'urlo della terra che non ti ha.." Quale donna non vorrebbe sentirselo dire ? )
Amo le sfide.
P.S.
RispondiElimina" E tu lo sai bene questo ostinarsi che è il mio amare"....