mercoledì 19 agosto 2020

LA POESIA DI PAOLO STEFFAN



(...) La poesia in dialetto ha una lunga e gloriosa tradizione nella
       nostra letteratura, da Belli a Porta,da Di Giacomo a Noventa.
       Negli anni ' 70 del secolo scorso si assisteva ad un suo revival
       come autori come Loi, Baldini, Scataglini- Anche allora però
       l'uso del dialetto faceva storcere il naso a qualcuno:il sospetto
       che questa scelta costituisse una fuga all'indietro, un alibi, un
       lasciapassare per dire ciò che in lingua non si poteva più dire.
       Personalmente ho sempre sentito la poesia in dialetto come un
       antidoto: antidoto a certe patologie della tradizione in lingua,
       soprattutto di quella del Novecento. L'aspetto più rilevante mi
       pare il legame obbligato con un parlante cui si fa 
       implicitamente appello. Al contrario di quella in lingua, la 
       poesia in dialetto mi fa l'effetto di una parola che esce dalla
       fonte, che è radicata in un locutore, rivolta all'ascolto di un
       auditorio che la condivide: nella poesia in dialetto, il 
       significante non arriva mai a presentarsi come puro " 
       materiale" disponibile in vista della costruzione di un oggetto
       estetico: è sempre materia viva di un discorso lirico. Questo
       si riflette - mi sembra - anche nel ritmo. Nelle poesie di
       Steffan non si avvertono quei cigolii di argani e ruote dentate,
       quegli inciampi, quel goffo sgambettare e sbracciarsi che
       invece caratterizzano i versi assemblati in italiano di tanti 
       suoi coetanei. Il tema portante della raccolta è quello che 
       prende il nome di " male". Non il montaliano male di vivere
      che si riscontra dolorosamente tanto nei paesaggi svuotati e 
      nelle presenze men che anomale che lo popolano.In molto testi,
      a manifestare questo male è innanzitutto la vegetazione: questo
      potrebbe far pensare ad una poesia ecologista; in realtà nella
      raccolta di Steffan le piante incarnano un male che va ben al 
      di là del degrado ambientale ( anche se lo include ). Il male di
      cui si parla colpisce non solo le piante, la natura, ma, e forse
      più ancora " una lingua inceppata che si sta frantumando ".
      E'  a questo disastro nascosto dentro l'uomo che sembrano 
      alludere le minacciose citazioni bibliche in esergo ad alcuni
      testi ( " La mia giustizia sta per rivelarsi" dal libro di Isaia ).
      (...)




              Umberto Fiori   da     Poesia Contemporanea
      

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