venerdì 21 agosto 2020

LA POESIA DI DONAERA




(...) Della poesia di Donaera, bisogna dire che si tratta di una 
      scrittura spigolosa, aspra, ruvida, asciuttissima, che non lascia
      nessuna concessioni a ingannevoli maggiori gradevolezze di 
      un possibile andamento melodico, ma che sembra fondersi su
      una serie continua di inserzioni dissonanti, di strappi interni,
      secondo un'economia stilistica utilmente ardua e internamente
      violenta. Tutto questo non viene certo a costituire una sorta di
      pur efficace involucro o di pura ricerca formale, ma risulta
      coerente con quell'attrito costante rispetto al reale che 
      percorre quasi ininterrottamente i suoi testi. Un attrito che
      conduce ad un continuo corpo a corpo con il mondo esterno e
      che mette in evidenza il mistero e l'inevitabile costrizione dell'
      essere se stesso e solo se stesso, fino all'estremo e chiaramente
      dichiarato odio di se stesso, dentro la dirompente " paura" 
      delle cose.
      La controllata violenza espressiva ( crudeltà verrebbe anche
      voglia di chiamarla ) di Donaera - felicemente sorretta anche
      da una robustezza culturale che si lascia più che intuire -
      agisce sulla fisica evidenza delle cose, muovendo da una 
      visione in qualche modo stravolta - peraltro del tutto
       consapevolmente - delle circostanze vissute e introdotte, nella
       loro enorme sgradevolezza sinistra .   (...)



                             Maurizio  Cucchi   da  Poesia contemporanea




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