Voler bene a una persona è un lungo viaggio - rupi, cadute d'acqua e bui improvvisi, dilatati il chiuso di foreste, lampi a volte sul silenzio così vasto del mare e strade sopraelevate e grida viali immersi all'improvviso in una luce sconosciuta. Voler bene a uno, a mille, a tutti è come tenere la mappa nel vento. Non ci si riesce, ma il cuore me l'hanno messo al centro del petto per questo alto, meraviglioso fallimento. Sugli altipiani di ogni notte eccomi con le ripetizioni e le mani rovesciate della poesia: non farli stare male, sono tuoi, non farli andare via. Davide Rondoni da Avrebbe amato chiunque
Potrei avere mille cose da dirti- adesso - pensieri in punta di lingua da spendere in cambio di un bacio. Potrei scriverti di incanti e meraviglie tra le braccia della notte, mentre dormi altrove - nella terra di nessuno - cullato da un'ombra che torna e va col passare della luna. Non avresti altra donna all'infuori di me - al mattino - ad accogliere il tuo sguardo assonnato, alcuna parola che non sembri frastuono nell'estasi tiepida del nostro non dirci. Come una marea, una lacrima sfuggita dalle ciglia apparirebbe a farti navigare tra i miei fioriti flutti. Incontro al sole. frida
L' ultimo giorno dell'anno non è l'ultimo giorno del tempo. Altri giorni verranno e altre cose e ventri ti comunicheranno il calore della vita. Bacerai bocche, strapperai lettere, farai viaggi e tanti festeggiamenti di compleanni, laurea, promozioni e gloria, una morte dolce con sinfonie e cori, tanto che il tempo sarà colmo e non sentirai il clamore, gli irreparabili ululati del lupo, nella solitudine. L'ultimo giorno del tempo non è l'ultimo giorno di tutto. Avanza sempre una frangia di vita in cui si siedono due uomini. Un uomo e il suo contrario, una donna e il suo piede, un corpo e la sua memoria, un occhio e la sua luce una voce e la sua eco, e chissà... anche Dio. Accetta con semplicità questo dono del caso. Ti sei meritato un altro anno di vita. Vorresti vivere per sempre e consumare la faccia dei secoli. Tuo padre è morto, anche tuo nonno. Anche in te molto si è estinto, il resto sbircia la morte, ma sei vivo. Ancora una volta sei vivo, e col bicchiere in mano attendi l'alba. La risorsa del bere. La risorsa della danza e del grido, la risorsa della palla colorata, la risorsa di Kant e della poesia, tutte insieme… e nessuna serve. E' tutto pulito, in ordine. Il corpo esausto si rinnova nella schiuma. Tutti i sensi - all'erta - funzionano. La bocca sta masticando vita. La bocca si ingozza di vita. La vita scorre dalla bocca, imbratta le mani, la strada. La vita è grassa, oleosa, mortale, surrettizia. Carlos Drummond De Andrade *** FINE DELL' ANNO Né la minuzia simbolica di sostituire un tre con un due né quella metafora inutile che convoca un attimo che muore e un altro che sorge né il compimento di un processo astronomico sconcertano e scavano l'altopiano di questa notte e ci obbligano ad attendere i dodici irreparabili rintocchi. La causa vera è il sospetto generale e confuso dell'enigma del Tempo; è lo stupore davanti al miracolo che malgrado gli infiniti azzardi, che malgrado siamo le gocce del fiume di Eraclito, perduri qualcosa in noi: immobile. Jorge Luis Borges *** INCAMMINARCI Al giro di boa ancora fiammeggiano le querce, celebriamo il passaggio dell'anno, del fuoco: quello appena nato non può temere il gelo, tutte le foglie lo trattengono nel calore fin che possa liberare le ali piumate, ruotare sopra noi che dormiamo. Incamminarci. Antonio Porta
E' di quell'amore - sì - che vorrei parlare… Di quell'amore che divora a morsi le ore con il fiato rappreso e ferite sulle corde sfibranti dell'attesa… Di quel capire privo - eppur sazio di parole - a seminare terra di speranza tra un colpo e l'altro inferti al cuore… Di quell'amore scagliato oltre le domande, al di là del ragionevole dubbio, per ridare vita a pianeti esplosi… E' di quell' amore - sì - che vorrei parlare. frida
Cade ogni mia lacrima ad accogliere - tiepida - il tuo stare….
( Da questa altezza non si torna indietro ). R.B. DELLA NOTTE Hai gli occhi liquidi come laghi d'agosto tu che ha paura della notte. " Arriverà " dici ma io - tu ancora non lo sai - non spengo mai la luce. *** FUORISCHEMA Ora che ti ho visto posso dire di aver dimenticato com'è quel torpore sordo di strade senza acque. Ora che ti ho visto credo d'aver immaginato un rimorso scandito dai tuoi occhi grandi mentre scade il giorno. *** STARE Hai questo accartocciarsi nello sguardo che ti rende lieve come l'autunno e cade ogni mia lacrima ad accogliere tiepida il tuo stare. *** COME UN INSETTO Ti camminerei eternamente con l'indice e il medio sulla schiena. Come un insetto con il temporale fuori. E il mare dentro. *** NON TI CHIEDO PAROLE Non ti chiedo parole, forme, albicocche sempre mature. Ti chiedo di affiancarmi nei tempi aridi che il gelo esistenziale scaglia contro come pietre. Siamo condannati a vivere, ad avere gli stessi rimpianti, siamo uguali alla ruota del carro che chiunque attende. Questa vita ci costa la rivoluzione. Rachele Bertelli da Prospettiva insonne
Gloria di suoni e d'ali… Con un'arancia in mano, abita il prato un fanciullo di luce e d'aria tenue. Gloria di suoni e d'ali, e risa ingenue e profumi celesti hanno creato il suo bel capo biondo ove sorride il mondo. Fili di sole e uccelli lampeggianti fanno ghirlanda angelica al suo riso - esalando - in quel volto, un paradiso tessuto in oro tacito dai canti degli angeli corali che fanno rullii d'ali. Arturo Onofri da Vincere il drago
" O Nuit, viens apporter à la Terre le calme enchantement de ton mystère. L' ombre qui l'escorte est si douce! Si doux est le concert te tes voix chantant l'espérance; si grand est ton pouvoir trasformant tout en reve heureux " *** " O Nuit! o laisse encore à la Terre le calme enchantement de ton mystère. L'ombre qui l'escorte est si douce! Est il une beauté aussi belle que le reve? Est il de vérité plus douce que l' espérance. ***
" Oh Notte! Vieni a portare alla Terra la calma affascinante del tuo mistero. L'ombra che l'accompagna è così amabile! Sì dolce è il concerto delle tue voci che cantano la speranza; sì grande è il tuo potere di trasformare tutto in gioioso sogno." *** "Oh Notte! lascia ancora alla Terra la calma affascinante del tuo mistero. L'ombra che l'accompagna è così dolce! E' una bellezza tanto bella quanto il sogno? E' una verità più dolce della speranza " ( f )
Non sarà il canto delle sirene che ci innamorerà… Difenderò questa notte dal pugnale di pensieri assassini, affinché la paura non bussi alla mia porta e la luna non mi sorprenda timorosa. Difenderò le mie stelle, compagne di segreti e vissuti silenzi e poi tutti i miei sogni dall'inquieto dormire. Difenderò la mia silenziosa pace nei pensieri in cui confido - il caldo giaciglio ove riposo. Difenderò il mio debole coraggio e questa forte speranza, perché domani voglio ancora scrivere parole di ferro e di fuoco. frida
" Ciò che non si può dire, e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime " . Victor Hugo AL DIO CHE NASCE La tua vita mi tiene in piedi, il tuo sguardo mi dà coraggio a guardare avanti, dove tu camminasti alle origini del mondo, dove ancora attendi il pellegrino. Ed ecco tocco le cose e mi rispondono, le creature mescolano riso e pianto entro le mie mani, bevo e nella faccia ritrovo il mio volto d' Adamo. Un volto antico di pena, un volto giovane di speranza.
Marcello Camillucci da Tra il fuoco e la luce *** IL NATALE Figlio d' Adamo, sopra il limitare del tempo fermo con la fronte china riprendi la speranza - ora - e l'andare verso l'eternità lieto cammina : ad ogni passo che fai col cuore, nella dolcezza il cuore tuo sconfina. Risplenderà per sempre in te il candore di quest'aperta fanciullezza pura; più della croce immensa di dolore, la croce infante che alla terra dura fan queste braccia tenere d'invito; più del brillar del sangue sull'altura, il fiore nel suolo, da un vagito, di questi occhi sereni all'improvviso, in cui raggiando amore, l'infinito è divino e umano in un sorriso. Luigi Fallacara da Poesie *** MARIA Sono la donna più gravida del mondo : non mi ricordo neppure come avvenne. Lo sento che sorride e che mi scalcia dentro, al buio, rompe le acque e viene Luce da luce, Figlio dell'unica figlia de padre. E' il tempo della puerpera e del grano. Siate felici. Nella dimessa luce dell'avvento siete comete che annunciate lo stesso vostro Natale Marco Guzzi da Teatro cattolico *** CAMPANE DI NATALE Per gli umili e per i grandi suonano tutte nella notte santa. Per le case vicine e le lontane degli angeli la schiera in cielo canta. C'è una santa donna che cercava col suo sposo un posto per dormire. Cercava - la Madonna - e non trovava, e il Figlio di Dio dovea venire. Dovea venire in terra per morire sopra la croce, martire d'amore, dovea venire in terra per patir tutto il tormento dell'uman dolore. Cercava - la Madonna - e non trovava. Infin l'accolse una capanna pia, sulla capanna il ciel chino vegliava e sul Figlio divino di Maria. Campane di Natale, ora v'imploro che portiate al Signor la mia preghiera. Oh, non ci sia nessuno senza ristoro nel chiaro giorno e nella notte nera! Campane di Natale, non ci sia chi cova l'odio triste nel suo cuore; intenda ognun la santa poesia, la vostra voce di fraterno amore. Luigi Orsini da Armonie *** LA NOTTE DI NATALE Mamma, chi è che nella notte canta questo canto divino? Caro, è una mamma poveretta e santa che culla il suo bambino. Mamma, m'è parso di sentire un suono come di ciaramella… Sono i pastori, mio piccolo buono, che van dietro alla stella. Mamma, c'è un batter d'ali, un sussurrare di voci intorno… Sono gli angeli discesi ad annunciare il benedetto giorno. Mamma, il cielo si schiara e si colora, come al levar del sole… Splendono i cuori degli uomini: è l'aurora del giorno dell'amore. Diego Valeri da Il Campanellino
" Ecco la serva del Signore : avvenga per me secondo la tua parola"
" In quel tempo. L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:" Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te." A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L' angelo le disse:" Non temere - Maria - perché hai avuto grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell' Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all'angelo: " Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: " Lo Spirito Santo scenderà su di tee la potenza dell' Altissimo ti coprirà con la sua ombra.Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.Ed ecco,Elisabetta, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio. ". Allora Maria disse: " Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". ( Lc 1, 26 - 38 a ) *** L'ANNUNCIAZIONE L' annuncio era nell'aria sospeso e acerbo preparato da un'ala di colomba di nido appena uscita dalla candida tempera del sole. Perché nascesse il Verbo bastava un niente puro, un puro grido. Tutto un cereo tremar d'immacolata luce, e soltanto l'ombra inginocchiata era l'angelo chiuso sulla soglia troppo rossa, s'avanzò allora il giglio. Bastò solo alla Vergine vedere e fissare quella luce di profumo per sentirsi divinamente madre. Mentre il giglio bruciava impallidendo come un cero istantaneo, era già il dolce Figlio nel suo nido di paglia come il grano, insanguinava già l'albero umano. Corrado Govoni da Poesie *** MATER CREATORIS E me stago a pensà co' maravegia le lontananze grande del to amor; tu geri solo 'i càlisse d'un fior e un canto te tigniva sveglia. Tu geri un rosignol sul ramo che non dorme le note e sempre canta; e quel to canto gera un gran reciamo per la tempesta santa. Cussì de tu xe nata la parola che in fior ha fato 'nda l'abisso, el glorioso nuvisso che fra le stele splende e svola.
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( E sto a pensar con meraviglia le lontananze grandi del tuo amore; tu eri solo il calice di un fiore e un canto ti teneva sveglia. Tu eri un usignolo sul ramo che non dorme di notte e sempre canta; e quel tuo canto era un gran richiamo per la tempesta santa. Così da te è nata la parola che in fiore ha fatto andare l'abisso, lo sposo di gloria che fra le stelle splende e vola.) Biagio Marin da Le litanie de la Madona
Mi hai detto di darti fiducia e che non sei cattiva...
Prima di andare, nuotando nel mio sonno hai detto Ricordati che gli adempimenti hanno la forma del futuro. Poi hai chiuso l'inizio con la fine. *** Le bambine rimaste molto da sole da grandi sono donne irresistibili. Così sono le sirene. Si vedono la sera a certe latitudini nuotare nell'acqua fluorescente la pelle dolce, d'incanto, e sotto di rame. A volte, di giorno escono dall'acqua e sentono rifiorire il rimpianto. *** Lo sai che il mondo intero e dentro ogni atomo per sé contiene troppe cose, più di tutto il siero e la viltà. Sono troppo bella per perdere così e aspettare qualcosa da te... hai detto baciandomi lentamente nel chiaroscuro dei bambù. *** Sempre dopo la furia - ingrati l'uno dell'altra - ti sento vibrare di delusione e sento il mio privilegio franare, la mia bella vita ossidarsi e finire. *** Non è come nel bosco la paura quando sprofondi e non vedi più il sentiero tra i rovi e l'erba alta, né la riga dei sassi bianchi lasciati da qualcuno per te. Nel pieno sole del mattino sottovoce tremando, di spalle alla falsa profondità del verde, mi hai detto di darti fiducia e che non sei cattiva. *** Ti giri senza peso e ti perdo che sali tra le foglie della magnolia fino alle prime stelle del buio. So di te cose buone e cose feroci ma ti sogno sempre felice. *** So che alla fine sarà un altro a baciarti nella giungla australe avendo trafitto il drago. L'hai sempre saputo anche tu: nessuno è giusto per sempre. *** Oggi la luce va sotto le cose e le solleva di stravento. Anche noi d'altronde perdiamo le nostre abitudini e proprietà forse a causa della nostalgia. Antonio Riccardi da Acquarama e altre poesie d'amore
L' amore non si può contare o indossare cambiando taglia… Ciò che avrebbe potuto essere è astrazione che rimane possibilità perpetua solo nel mondo della speculazione. (Burnt Norton ) Mi chiudi con le mani il cappotto non avevo mai visto tanto amore luccicarmi in fronte o nei paraggi. Poi lo abbiamo fatto davvero l'amore un amore lungo uno scalpiccio ventricolare quello dei resuscitati degli eccitati vinti. Non possediamo niente a parte il nome e la carne fossile di qualche ricordo. Questa poesia non l'ho scritta io l'ho trovata per caso e decifrata sopra il tuo petto. *** La prima notte facemmo l'amore tre volte ma si tratta di un errore un semplice sbaglio nel conteggio del resto parliamo di un filo con poca matematica tra pelle e pelle che si strofina quindi l'amore è statica oppure calamita ma non si può contare o indossare cambiando taglia. E' una foglia per coprire le nudità o l'odore di vecchio. Del resto non hai ricordato di quella prima notte confusa nella trigonometria sentimentale numeri primi come il tre accendono lo sguardo algebrico di me di te e di sé. *** Sillaba mancante del mio nome fa' che il tuo sangue cacci il demone e prosciughi il dolore che ci bagna le sopracciglia le unghie le affinità. Sapessi che lame sono queste poesie: sbriciolo la polvere per farne costellazione. Fai un laccio alle finestre guarda e richiudi la cerniera lampo sulla cucina sui piatti sulle nostre vite di ceramica. Dimentica di me le assenze che non furono mai presenze. Pietà dei vecchi pietà del vento che ci trucca. *** Né tu né io abbiamo avuto vita propria e poi l'ardore la crescita il sacrificio ciò che resta è mosso e nutre di tempo quelli che annusano terra ed evitano semi - siamo materia di nutrizione - le mammelle degli attimi la ricomposta azione nel seno senza un corpo. C'è silenzio nei pronomi sotto la bouganville. - C'è silenzio nelle ferite - nei giardini chiusi al tramonto e c'è silenzio dove la morte non arriva e l'inverno sostituisce un altro inverno. *** La tua testa contiene tutto il mondo i sogni piangono come treni che si incrociano. Ogni amore conosce la propria fine nel momento del primo bacio. Nei licheni d'ottobre può essere che il brivido abbia di nuovo un cuore. *** Quanto inutili le spine ai bordi di un cerchio pieno di crepacuore. Ogni giorno una salvezza provvisoria la notte non spaventa niente gli esistenti alla fine pérdono cose che non gli appartengono più. *** C'è una crepa nella tua immagine chi abbiamo perso viene ricordato senza imperfezioni e mancanze la tua morte è il mio assassinio mi hai abbandonato nel fallimento del lutto. Giulio Maffii da Angina d'amore
(..) Non penso certo che l'insorgere di una malattia neoplasticaopl
possa essere riconducibile a fattori psichici ( come accade ancora di leggere in qualche presuntuoso scritto di impostazione psicosomatica ), né considero le neoplasie alla stregua di malattie incurabili e fatali. Temo però che alcuni degli argomenti usati da Sontag per de - psicologizzare la malattia - nella convinzione che questa possa essere guardata in modo puramente " oggettivo", possano rivelarsi dei boomerang. Con l'acqua sporca della spiegazione psicologica, Sontag getta via il bambino dell' " implicazione psicologica" della malattia, la necessità di comprenderla nel confronto con la mortalità e il limite, sciagurata occasione di conoscenza di sé e possibile paesaggio, - passaggio - trasformativo. All'appuntamento con la malattia, non tutti arriviamo tenuti per mano dalla razionalità dell'evidenza scientifica e dalla laicità di un pensiero non metaforico. Non si tratta- come direbbe Sontag - di separare materia e spirito, ma di capire che, oltre alla malattia ,c'è il malato con la sua storia personale e sociale, le sue metafore e rappresentazioni. E se non è dal malato che dipende l'esito della malattia( la famosa " volontà di guarire " ), da lui possono dipendere il percorso,la narrazione e l'esperienza E' l'inevitabile confronto soggettivo tra l'umano e le sue malattie Ammalarsi è un fatto che mette in azione il nostro sistema di difese psichiche, non solo immunitarie. Chiama in causa la nostra personalità e le nostre conoscenze, il nostro sviluppo psichico e il nostro sistema cognitivo. Non si tratta di sposare il paradosso che fa scrivere a Kafka :"Nella malattia rivelo tutto il mio essere. Nella malattia mi sviluppo, cresco come un fiore, trovo la mia vera vita ". Né significa metaforizzare la malattia idealizzandola fino ad affermare con T.Mann che "nella malattia consiste la dignità dell'uomo " o addirittura " la sua nobiltà " e che, in poche parole " l'uomo è tanto più uomo quanto più è malato ". (…) Vittorio Lingiardi da Diagnosi e destino