Allegretto dalla 7a Sinfonia
(...) Non si può certo dire che nel secondo movimento non ci sia un
tema dominante: questo famoso Allegretto , con il suo
passo scandito sottovoce, il suo tono sommesso ma risentito, fa
parte dell'immaginario del pubblico sin dall'8 Dicembre 1813
ed è un volto ed ha una voce che ha il suo posto nel cuore di
ciascuno di noi. Ma anche quando esplora fino in fondo i temi
di una macerata elegia, non consente lacerazioni troppo
patetiche, perché è tutto definito da un ritmo che lo sospinge
con mano ferma, persistente anche nei due idilliaci intermezzi
in tonalità maggiore. L' Allegretto non è mai una marcia
funebre, la sinfonia non ha movimento lento, anche se queste
affermazioni non sono da dare e da prendere in modo
perentorio, essendo una punta di ambiguità espressiva una
delle ragioni della grandezza di questa pagina.
Tutto il brano è incorniciato da uno stesso accordo di La
minore che lo apre e lo chiude, una soluzione unica nell'opera
beethoveniana: accordo dei legni in coppie più due corni,
armonie di quarta e sesta, cioè stabile ma non perfetta, da cui
deriva un senso di sospensione, un'inclinazione luminosa di
neoclassica malinconia. Quando si spegne il suono dei fiati, il
tema principale si fa avanti con il suo ritmo caratteristico di
dattili e spondei, scandito la prima volta nell'oscura sonorità
di viole, violoncelli e contrabbassi; periodo regolare di sedici
battute esposto quattro volte in variazioni di organico
strumentale: alla seconda formulazione ( b 27 ), mentre si
aggiungono i secondi violini, nel registro centrale viole e
violoncelli sovrappongono al tema principale un nuovo tema
che lo completa - con tono più partecipe e dolente - e un
profilo cromatico che nei suoi giri e rigiri riempie tutti gli
spazi come un liquido negli stampi. Così - ripetendosi - il tema
si allarga a tutta l'orchestra spargendo il suo mare d'eloquenza
sempre sulla scansione del ritmo fondamentale che è quello
dell'andare, prediletto dai viandanti di Shubert : si va a piedi,
non si vola nel primo movimento, ma si avanza fino ad un punto
di riposo.
Le varie esposizioni del tema, di fonicità crescente fino al
Fortissimo per poi rientrare al Piano , fanno pensare ad una
fonte sonora che si avvicina fino ad invadere la scena per poi
allontanarsi. Deposto il bordone, si tira il fiato nell'intermezzo,
come un trio in La maggiore: sotto sotto, violoncelli e
contrabbassi in pizzicato continuano a snocciolare dattili e
spondei del ritmo fondamentale, ma di nuovo c'è il disegno a
terzine dei violini primi, un ritmo che porta sempre con sé un
che di fiducioso e rasserenante. La piana melodia di violini,
clarinetti e fagotti ricorda molto da vicino quella che circola
nel terzetto N.13 del Fidelius : sgorga con la stessa purezza
e virtù di balsamo con cui si effonde nella nera prigione di
Florestan, e anche qui, dopo la mesta elegia della prima
parte, riscalda il cuore con la sua dolcezza, resa più trepida
dall'insistere ai bassi dell'inflessibile ritmo. (...)
Giorgio Pestelli da Il Genio di Beethoven
E' uno dei brani più affascinanti in assoluto di tutta la musica classica. Incantevole il tema che s'inanella sulla base ritmica sempre uguale e va crescendo.
RispondiEliminaSe qualche anno fa hai visto "Il discorso del re", la sequenza finale ha proprio l'Allegretto della Settima come colonna sonora, una scelta magistrale!!!
Grazie!!!
L'ho visto ( che bel film! ) e sono d'accordo con te che questo sia uno dei brani più accattivanti nell'intero panorama della Musica Classica.
RispondiEliminaPer me però , in questo momento , rappresenta - piuttosto che una scelta ragionata, o a tavolino - un " movimento" che sale dal cuore e un'adesione al " bello " come motivo di elevazione dell'anima.
Un grazie di cuore per la presenza assidua e partecipe.
Beethoven regala sempre emozioni a chi lo ascolta. Peccato che le nuove generazioni non siamo appassionati di questo genere musicale. "Adesione al bello come motivo di elevazione dell'anima: non ho parole.
RispondiEliminaA volte e - come un questo caso - le parole sono superflue.
RispondiEliminaAscoltiamo e condividiamo il " divino" che c'è nella musica: e' già motivo di conforto e di speranza.