giovedì 4 maggio 2017
BEETHOVEN - SONATA N. 32, OP. 111 (2)
(...) Kretzschmar si sedette al piano e suonò tutta la composizione,
il primo e il formidabile secondo tempo, inserendovi
continuamente i commenti e accompagnando qua e là col canto
dimostrativo. Si fermò per qualche minuto e cominciò il
secondo tempo, l' " Adagio molto semplice e cantabile".
Il tema dell' Arietta si annuncia subito e si esprime in sedici
battute richiamandosi ad un motivo che si presenta con tre sole
note : una croma, una semicroma e una semiminima. La
caratteristica di questo tempo è il grande distacco tra il basso e
il canto, tra la mano destra e la sinistra e c'è un momento, una
situazione strana in cui sembra che quel povero motivo
rimanga abbandonato e solitario sopra un abisso vertiginoso
cui segue un trepido sgomento per il fatto che una cosa simile
sia potuta accadere. Ma molte cose accadono prima che si
arrivi in fondo e quando ci si arriva avviene alcunché di
inaspettato e commovente nella sua dolcezza e bontà.
Il ben noto motivo che prende commiato e diventa una voce e
un cenno di addio, questo re-sol sol subisce una lieve
modificazione, prende un piccolo ampliamento melodico.
Dopo un do iniziale accoglie, prima del re, un do diesis e
questo do diesis aggiunto ( o è un re bemolle, dico io ) è l'atto
più commovente, più consolatore, più melanconico e
conciliante che si possa dare. E' come una carezza
dolorosamente amorosa sui capelli, su una guancia, un ultimo
sguardo negli occhi, quieto e profondo. E' la benedizione dell'
oggetto, è la frase terribilmente inseguita e umanizzata in modo
che travolge e scende nel cuore di chi ascolta come un addio,
un addio per sempre, così dolce che gli occhi si riempiono di
lacrime. (...)
Eugenio Scalfari da Scuote l'anima mia Eros
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