sabato 6 maggio 2017

DE BREVITATE VITAE ( Seneca )

 I

      La maggior parte dei mortali - o Paolino, si lagna per la
      cattiveria della natura, perché siamo messi al mondo per un
      esiguo periodo di tempo, perché questi periodi di tempo a noi
      concessi trascorrono così velocemente, così in fretta che ,
      tranne pochissimi, la vita abbandoni gli altri nello stesso
      sorgere della vita. Né di tale calamità, comune a tutti - come
      credono - si lamentò solo la folla e il dissennato popolino;
      questo stato d'animo suscitò le lamentele anche di personaggi
      famosi. Da qui deriva la famosa esclamazione del più illustre
      dei medici - che la vita è breve , l'arte lunga -; di qui la contesa
      poco decorosa per un saggio, dell'esigente Aristotele con la
      natura delle cose, perché essa è stata tanto benevola nei
      confronti degli animali, che possono vivere cinque o sei
      generazioni, ed invece ha concesso un tempo tanto più breve
      all'uomo, nato a tante e così grandi cose. Noi non disponiamo
      di poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. La vita è lunga
      abbastanza e ci è stata data con larghezza per la realizzazione
      delle più grandi imprese - se fosse impiegata tutta con
      diligenza  -; ma quando essa trascorre nello speco e nell'
      indifferenza, quando non viene spesa per nulla di buono, spinti
      alla fine dall'estrema necessità, ci accorgiamo che essa è
      passata e non ci siamo accorti del suo trascorrere. E' così:
      non riceviamo una vita breve, ma l'abbiamo resa noi, e non
      siamo poveri di essa, ma prodighi. Come sontuose e regali
      ricchezze, quando siano giunte ad un cattivo padrone, vengono
      dissipate in un attimo, se invece - modeste - vengono affidate
      ad un buon custode, si incrementano con l'investimento, così
      la nostra vita molto si estende se si sa ben gestirla.

II

     Perché ci lamentiamo della natura delle cose? Essa si è
     comportata in maniera benevola : la vita è lunga se sai farne
     uso. C'è chi è preso da insaziabile avidità, chi dalle vuote
     preoccupazioni di una frenetica attività; uno è fradicio di vino,
     un altro languisce nell'inezia; uno è stressato da un'ambizione
     sempre dipendente dai giudizi altrui, un altro è sballottato per
     tutte le terre da un'avventata bramosia del commercio, per tutti
     i mari dal miraggio del guadagno; alcuni tortura la smania
     della guerra, vogliosi di creare pericoli agli altri o preoccupati
     dei propri; vi sono altri che logora l'ingrato servilismo dei
     potenti in una volontaria schiavitù; molti sono prigionieri della
     brama dell'altrui bellezza o della cura della propria ; la
     maggior parte- che non ha riferimenti stabili- viene sospinta a
     mutar parere da una leggerezza volubile e instabile e scontenta
     di sé; a certuni non piace nulla a cui drizzar la rotta, ma
     vengono sorpresi dal destino intorpiditi e neghittosi, sicchè non
     ho dubbi che sia vero ciò che vien detto - sotto forma di
     oracolo - nel più grande dei poeti : " Piccola è la porzione di
     vita che viviamo ". Infatti tutto lo spazio rimanente non è vita,
     ma tempo.


          Lucio Anneo Seneca    da     De Brevitate Vitae
     

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