mercoledì 17 maggio 2017
A TANTO CARO SANGUE
DOLORE
Tu e le tue fissazioni! Mi vien voglia
di rinfacciarti le mie piaghe,
quelle sì cancrenose, immedicabili...
Ma no, sbaglio. Tu sei l'erede
d'una sacra penuria;
te e i tuoi da sempre ha saccheggiato il cielo.
C'è più tristezza nel tuo lutto
per un gioco perduto, per una bambola squartata
che nel mio, per il novero dei morti
che colleziono da una vita.
E' più giusta, ha più stoffa la tua pena.
E intanto non riesco a consolarti,
mio affannato, tremante, altero amore!
Non rispondi, mi guardi
come - ma sì - come un nemico di classe
se cerco di distrarti, se ti ricatto con la tenerezza...
Ma credimi - tesoro - che non voglio rubarti
l'osso del tuo dolore.
CODICILLI
Pensavo
polvere, non cenere; non
arso, pensavo, né centrifugato;
polvere: e diventarlo
a poco a poco, a poco a poco sperdere
il duro delle ossa. E che la terra
non fosse poca né tanta,
né pesante né lieve a cancellare
lo scempio della fossa.
E che la terra fosse consacrata.
E che la terra fosse consacrata
e condivisa, lotto
numerato e introvabile
d'uno dei fiochi immensi cimiteri
che da nord, da nord- ovest
assediano Milano, che ci salvano,
- barricate di croci -
d'angeli mutilati, dall'orrore
di marcire in privato, in un giardino.
Giovanni Raboni da A tanto caro sangue
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