martedì 30 maggio 2017
SAPER BADARE A SE STESSI 1
(...) Per dedicarci all'amore e viverlo appieno, è necessario non
avere troppa paura del dolore. Dovremmo cioè imparare a
conoscere la solitudine e l'abbandono, ma anche a provare
sulla nostra pelle il senso di vuoto e la noia.
Saper bastare a se stessi significa non avere paura di stare soli
e non aver sempre bisogno dell'approvazione altrui. Vuol dire
non chiedere sempre conferme, non entrare in una lotta di
potere; significa fare il primo passo e cedere, scusarsi,
chiedere e fare presenti al partner i propri bisogni.
Saper bastare a se stessi è fondamentale in una relazione, tanto
che non l'ho elencato tra i rimedi da adottare per risollevare
un rapporto. E' infatti una variabile che ciascuna persona deve
necessariamente imparare nel corso della propria esistenza.
Saper bastare a se stessi significa la capacità di stare soli senza
venir presi dal panico, senza affidarsi alla prima persona che
passa pur di stare in compagnia; vuol dire saper organizzare
una giornata, una settimana o un viaggio anche quando non si
è in coppia. Sembra la cosa più ovvia del mondo, ma molte
persone si scelgono più sulla base della paura che su quella
del piacere e della curiosità.
" Il vostro cattivo amore per voi stessi fa della vostra solitudine
una prigione", scriveva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.
Saper bastare a se stessi significa- in conclusione - saper
gestire la paura della solitudine.
Potremmo sintonizzarci e sentirci parte del tutto, essere
congiunti col resto del mondo ( il collegamento cosmico di cui
parla la spiritualità, per cui niente esiste indipendentemente
dalla totalità ). Poi ci siamo noi e potremmo essere una buona
compagnia se avessimo la capacità di ritrovarci, senza
annoiarci o darci per scontati. Imparare a non sentirsi soli
significa superare l'estraneità per rintracciare una dimensione
propria e riconciliarci con se stessi. La solitudine poi non è
solo isolamento e desertificazione, è anche ascolto, possibilità
di comprendere ciò che accade dentro di noi e attorno a noi.
Ma per conoscersi, per essere se stessi, è necessario fermarsi
e iniziare ad usare non solo la testa, ma anche il cuore, per
raggiungere una coscienza più profonda, un nuovo modo di
considerare il proprio stare al mondo, i rapporti con gli altri
e con la realtà.
Mi vengono in mente i monaci, che identificano la pace
interiore con la solitudine, l'armonia con la possibilità di
vivere in un eremo, la lontananza dal mondo come possibilità
di equilibrio. (...)
Umberta Telfener da Le forme dell'addio
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Testo chiarissimo, interessante e da meditare...
RispondiEliminaGrazie di cuore, Frida!!!
In effetti- come dici - è un testo chiaro, in alcuni passaggi quasi un po' ovvio ( non sembra neppure scritto da un'addetta ai lavori ). Ma questo che ci pare così ovvio a dirsi, non è poi altrettanto semplicissimo a realizzarsi ( non sempre, almeno ) e faremmo bene, sì, a rifletterci un po'.
RispondiEliminaGrazie della visita.
Testo profondissimo quanto veritiero. La solitudine non è un elemento negativo della nostra vita, ma, al contrario, è di fondamentale importanza. Non dovrebbe far paura. Bisogna, invece, ricercarla. Soprattutto in questa vita frenetica che conduciamo. I monaci eremiti dei primi albori del cristianesimo e di altre religioni hanno molto da insegnarci. Concordo pienamente: da riflettere, assolutamente. Grazie di questa possibilità.
RispondiEliminaHo già avuto modo di dire più volte su questo sito ( supportata da autori competenti in materia ) che la solitudine è creativa e come tale ci mette in comunicazione col mondo. L'isolamento invece separa. In quanto al fatto di bastare a se stessi, tutti crediamo di esserne capaci : in realtà dobbiamo spesso operare dei compromessi fra i nostri bisogni e la libertà altrui ed è inoltre molto difficile essere sempre padroni delle proprie reazioni, specie di quelle che riguardano la sfera emotiva. Per cui, pensiamoci su...
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