Custodisco il tuo ricordo come il miglior segreto...
L' età dell'uva è un libro sui morti: sui morti che ci parlano e su quelli a cui parliamo, il tentativo di decifrare la lingua che parlano. E' una lunghissima preghiera perché ci mostrino il solco che divide il loro mondo dal nostro e lo cancellino, oppure lo tatuino appena sulle labbra. Come un breviario laico, "L' età dell'uva "conserva e indaga i nomi, i volti e i gesti di chi - con gli occhi chiusi ormai per sempre - cammina ancora in mezzo a noi. E' un libro di memorie, uno strumento : ogni verso andrebbe recitato prima di dormire, per vegliare e costudire - forse un po' tremando - i morti nella voce e, per imparare, poco a poco, a congedarli.
Dammi una parola
onesta, che risolva
la brevità del mondo e delle cose;
che sia oppure indeclinabile,
sospesa nella voce a stabilire
cos'è che dura e cosa non ha tempo.
***
Non è difficile la formula del mondo.
E' questo cielo, un po' di vino,
il tuo nome che si apre quando dico
le tue vene la mia eredità :
poi più niente.
***
Vorrei conoscere il mondo dei morti,
reclamarlo in una lingua senza storia
che non abbia una grammatica, ma possa
avverare tutto ciò che si pronuncia.
Mi usano per parlare a chi è rimasto,
vogliono che dica - rovesciandola -
la parola che non hanno mai trovato.
***
Vedi, non restano che i nostri
frutti sulla tavola:
mia madre che li sbuccia; i loro
che pendono dall'orlo
e cadono tra il pavimento e l'invisibile.
Ora all'uva basta un soffio per marcire
in fretta e diventare una preghiera.
***
La tua lingua è un palindromo interrotto
a metà dell'alfabeto e mai risolto.
***
I morti odiano sempre
il destino di noi tutti:
è per questo che confondono
i segni che ci capitano.
***
Cancella l'alfabeto. A noi
non servono né segni né vocali
perché il cielo, il pane, i fiori
esistono più forti senza nome.
***
Io ho inizio dove la tua parola si interrompe.
Dove cade l'ultimo accento dell'ultima
parola ho la mia casa.
***
I poeti non sanno morire:
se hanno un fiore lo conficcano
in un rosario di organi marci: lo schiudono
giocando col gambo come si gioca
da bambini in inverno da soli.
***
Bruciasse l'alfabeto rimarrebbero
intatti i segni del tuo nome.
Mattia Tarantino da L' età dell'uva
Chi non ha davanti agli occhi la vivida immagine di una persona cara che ci ha lasciato, pronunciando a fior di labbra "Bruciasse l'alfabeto rimarrebbero intatti i segni del tuo nome."
RispondiEliminaBelle, malinconiche, piene di speranza!
Il tema della morte è uno tra i più frequentati dai poeti di tutte le epoche, ma trovo che questo libro di Tarantino ( uscito nel 2021 ) sia di forte impatto emotivo per la delicata intensità della scrittura.
RispondiEliminaGrazie per la visita.