C'è una pace in ogni desiderio...
( ai miei figli )
Capita a volte, in autostrada
guidando fuori dal buio delle gallerie
o sui vagoni, quando il treno esce dai trafori,
che mi chieda cosa abbiano sentito i vostri volti
uscendo dalle labbra del cesareo
nel freddo delle garze, asciutti
nell'affanno del primo respiro.
Quale luce sorda,
nel blu di quella stanza d'ospedale,
o quale improvviso sole d'inverno
vi abbia sciolto il petto in pianto
e inciso la linea tratteggiata delle palpebre.
Mi chiedo - adesso che i vostri occhi aperti
scrutano il futuro
dentro i fuochi più azzurri del desiderio -
quale somiglianza, quale incommensurabile
bramosia di pelle
abbiano avvampato allora, nella prima luce.
Fu per voi la vita
un'improvvisa lama bianca,
fu calore e coraggio, già nome di figli.
***
ARRIVANDO
Mi chiami sempre a Senigallia
con i tre fischi delle porte
a ricordarmi di tornare.
" Dove vai? " mi chiedi
come se questo orizzonte alla mia destra
fosse un vuoto spietato da colmare.
" Da qualche parte" rispondo
e la risposta ti basta,
come le costellazioni sul terrazzo
il bacio, la mano forte che ti stringe
il passero che ruba
la nostra casa di molliche
dal mio palmo al ristorante.
***
GRADARA
C'è una pace in ogni desiderio
un sentirsi muti negli orizzonti del vento,
un trattenere le mani
nella quiete dei borghi
nelle mura di pelle, nelle torri
liquide del sonno.
Da quella panchina puoi ascoltare
un bisbigliare di candele
allo spiegarsi lontano delle vele
dove ogni partenza è un farsi più vicino
ogni grido una preghiera
ogni stretta una promessa di bianco.
***
NEREO
(Nereo era un clochard della provincia di Verona, un uomo colto che amava i libri e aveva lavorato all'estero. Da oltre 20 anni viveva in strada, a Roma, con la cagnetta Lilla, spostandosi a ridosso delle mura aureliane a seconda del vento. E' morto alle prime ore del 7 Gennaio 2018, travolto da un'auto che ha proseguito la sua corsa senza fermarsi.
Più del fiuto di Lilla era il vento
a dirmi dove mettere i cartoni
fra via Po e Corso Italia,
a sistemare gli stracci, i libri
e il telo verde, con la sua ciotola di carità.
Il vento giurava fedeltà,
come nei romanzi d'amore
come un fiato caldo in Ottobre,
oppure una lama che sapeva di frutta
con la tramontana di Gennaio.
Che amassi la parola più del denaro
lo sapevano tutti.
Bastava il tempo a darmi dignità,
il caffè offerto all'alba, le luci lucide
dopo il temporale, un uragano di pollini
di malva e menta, aggrappate alle mura.
Me ne sono andato con clamore
questo sì, senza neanche dare l'ultima
carezza a Lilla, senza girare l'ultima pagina
del libro, che non ho finito e non finirò.
Ora lo sfoglia il vento
sotto un cielo
che pare un mare rovesciato
limpido come questo addio.
***
PAUL TIBBETS
Paul Tibbets comandò il bombardiere B- 29 Superfortress che il 6 Agosto 1945 sganciò la bomba atomica sulla città di Hiroshima. Non si pentì mai del suo gesto, affermando di aver portato a termine con successo la missione affidatagli.
Da quassù tutto appare un gioco di segni
una pace orizzontale
fra i legni e la carta di quelle case
delle quali conosco il destino di luce.
Ho fatto pulizia nel cavo cuore
nello sguardo posato come una colomba sulla terra
e dato ragione all'altimetro
al chiaro sgombro del cielo.
La mia missione è questo pulsante nero
il suo click preciso a segnare la traiettoria
a questo ragazzo piccolo,
nella vertigine verticale dell'addio,
nell'atomo dissolto del suo grembo.
Se mi chiedete un giudizio
risponderò con il foglio dell'ordine
e la logica che non conosce l'occhio del male
nel dolore di questa nostra luce occidentale.
Certamente lo rifarei, battezzerei l'aereo,
segnerei di croce l'ordigno,
terrei ferma la barra, darei luce
e tenebra su questa terra.
Luca Benassi da Istruzioni per la luce
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