Marc Chagall - Passeggiata
(...) In America ebbe inizio per me una sorta di nuova stagione. Bella e io avevamo deciso di allontanarci quanto più possibile, trasferendoci in campagna, addirittura quasi sul confine canadese. Volevo che lei potesse dedicarsi tranquillamente a scrivere il suo libro, per il quale avevo preparato i disegni. Con lo scrivere, Bella trovò di nuovo se stessa. In effetti, il suo sogno sarebbe stato quello di diventare un'artista, ma era dovuta partire insieme a me lasciando Mosca e la Russia. Andammo ad abitare poco lontano dal confine canadese, in riva a un lago, il Cranberry. Come sempre, in campagna, io lavoravo. Mi piaceva portare a termine le gouaches, cominciarne di nuovi, stare a guardare le nuvole e gli alberi verdi alla ricerca di nuove tinte, alla ricerca di qualcosa. Guardavo Bella mentre passeggiava accanto a me, mentre scriveva,, guardavo su che cosa erano rivolti i suoi grandi occhi neri. I suoi occhi! In Europa si avvicinava il tempo delle vittorie. La Francia cominciava a liberarsi. Una sera, nella camera del nostro piccolo albergo, d'un tratto Bella cominciò a tirar fuori dalla valigia la biancheria e altre cose, sistemando con cura al loro posto i suoi manoscritti. Lo faceva stando in camicia da notte, in piedi. Io mi spaventai. Forse si preparava a lasciarmi, a partire? Dove, come, perché? Lei in silenzio, abbassando gli occhi, guardava i suoi scritti disposti in ordine nella valigia. Mi prese una sorta di presentimento, ma ero troppo spensierato per vedere subito la tragedia nascosta nei suoi occhi. Ho sempre creduto nei suoi grandi occhi neri. Quando dipingo il suo ritratto, ricordo sempre quel momento. Dal letto, le domandai : " Che cosa stai facendo? ". E lei mi rispose . " Così saprai dove si trovano tutte le cose". Per me quelle parole furono come un tuono. Non volevo crederci, rimasi zitto. Quella non era la mia Bella, la mia amata Bella. Che cosa diceva? A che cosa pensava? (...)
Marc Chagall da Memorie
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