Libertà :
non è una volta, camminare fuori
sotto la Via Lattea, sentendo i fiumi
di luce, i campi di buio -
la libertà è un continuo, prosastico
ricordare quotidiano. Mettere
insieme, pezzo dopo pezzo
i mondi stellati. Da tutte le costellazioni
perdute.
Adrienne Rich
Noi siamo meno di un soffio di vento,
di un moscerino preso tra le dita,
rintocco di campana, ed è già spento.
Noi siamo un'unica, infinita partita.
Noi siamo un popolo che non ha voce,
siamo la voce del niente eterno,
siamo l'eterno fuori dal tempo.
Noi siamo il tempo senza spazio e tempo.
***
Nella stanzetta dopo il colloquio
un giocattolo è rimasto per terra;
nell'aria sfuma un profumo caldo
di insoliti focolari.
***
Nelle orecchie, negli occhi,
risuonano le età passate
insieme a quelle attuali
e trascinano il senso del dolore
fin dentro la mia pelle.
Volti, carni, fegati corrosi
scivolano nel fiume indifferente,
disegnano sulle acque
i velieri delle lente, vischiose,
eterne stagioni.
***
Quando attraverso il grigio corridoio
io provo l'imbarazzo di violare
l'intimità, la privatezza,
il tacito dolore delle ombre
abbandonate dentro i letti.
E' lontano il chiasso del mondo.
Mistico è lo spazio
con in fondo la statua
di una Madonnina.
Le figure che mi vengono incontro
creano intorno qualche respiro.
***
Gli alberi sono ingialliti,
cedono all'affievolirsi della vita.
Vi ritrovo tutti con le stesse attese,
solo gli animi vanno un po' più arresi
verso la luce che si spegne prima.
***
Le risa glaciali dei gabbiani
attraverso le grate arrugginite
in un mattino grigio di novembre.
Che vuoi? Che aspetti? Fuori è solitudine.
Nel chiasso, nella fretta.
Solitudine aggrappata al primo sguardo
che sembra non oltrepassarti.
Si tratta di illusioni, di vanità,
di acqua fangosa che trattiene sterpi,
Il fiume va, silente e inesorabile,
cammina piano dentro il viaggio
del momento eterno che lo accende.
***
Eri così fragile, spaurito,
bonaccia carica di intima tempesta.
Con voce gentile
narravi di visioni pure.
Io sentivo la ricchezza e il dolore
di un pensiero oltre spazio e tempo,
vetro soffiato in bilico
tra senso e non senso.
Volevi e non volevi uscire.
Il fuori era la bocca dell' inferno:
nessuno ad aspettarti, a offrirti protezione.
Ti sei rinchiuso in cella,
in un ventre freddo, per te materno.
Io lo conservo ancora il tuo quaderno.
Daniela Basti da Il sole forse ( Poesie del carcere )
Molto belle, mi piacciono davvero tanto.
RispondiEliminaBrava che le hai scovate
E - come puoi notare - sono poesie " del carcere " e non " dal carcere ".
RispondiEliminaOvvero, non da un luogo fisico, ma da uno che va più in profondità.
E grazie a te, che in un momento di estrema penuria - mentre secondo me ci sarebbe bisogno di condivisione - scrivi e commenti.
La tua presenza è preziosa.
Per me.