sabato 6 aprile 2019

TIEMPO Y SILENCIO

 
 
" Nascere nella tua risata, crescere nel tuo pianto, vivere nella tua schiena, morire nelle tue braccia…"


Tu non mi sai, tu non mi hai mai saputa -
mi volevi sonetto ed ero madrigale;
io sono suono di campane e tu mi credi fischio;
sono cascata scrosciante e tu celebri le mie
calme acque, in una poesia mediocre -
della rosa e del piccolo carro
è la mia numerazione
e mi interpreta solo un alfabeto di fiori,
un riflesso di metalli archeologici e carte opache
e opali materni e spilli amari mi va conservando -
potrei piangere per giorni
la morte del narciso in settembre
ed assistere asciutta alla più terribile catastrofe
come roccia ( e i fili d'erba attorno a me,
impassibili e muti anch'essi ) - non mi hai mai saputa.
Quando qualcuno
s'illuse d'essere alla fine,
ecco che viene il vento e lo distrae,
e da capo deve ripetere la conta:
dei nei e dei miei capelli,
dei capelli e dei miei nei.


                                     ***

Se del miele una macchia
sull'anello del
mazzo di chiavi, se sul tuo
maglione rosso un capello
dei miei è rimasto; è normale
che i treni partano, ogni minuto,
come nascono i bambini o affondano
le bare; è uno smuoversi perenne
il nostro, che la vita vibra appena
il prato e già
brulichiamo per disperderci
e la terra è macchia nera tremolante
di formiche e non ritorni.
Non sarò per te il chiodo
che ti fissa
alla croce: mai per te questo corpo
è stato fatto
di legno, materiale anche di quei
modellini a vapore
che partivano soltanto
per restare.


                                           ***

Come ho avuto ciò che mi dai tu.

Avrò amato a sufficienza?
Avrò dato acqua ai gerani,
cambiato sempre quella nella ciotola del gatto?
Avrò imparato a memoria i cipressi,
i soldati e i loro fratelli, non una copertina
con l'orlo offeso? Neanche una stagione che si senta
con me risentita? Nessun grazie
è mai stato omesso? Mi ha perdonata il corpo
per il trattamento e gli uccelli sul davanzale
per l'assenza di briciole, così grande si è estesa
la misericordia? Di quante mie cure
è stato il mondo difettoso? Strappavo
insieme ai giorni i fiori, mal imparavo
a carezzare, ho ignorato nomi, date e tempo
e il volto unanime dell'uomo,
la forma sua unica degna d'amore,
lasciarla fluire negli scoli per la pioggia:
dunque tutto ad ogni modo mi è rimesso?
Dentro il tuo abbraccio sconfina la grazia.



                Valeria  Cagnazzo    da     Contro la  marea

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