lunedì 29 aprile 2019
NON ORA, NON QUI 3
(…) Una volta mi accusasti a torto e io non riuscii a replicare.Non
fu solo la sorpresa, non solo l'inciampo della balbuzie che
raddoppiava consonanti sotto il palato.
Passato l'istante di sgomento, continuai a tacere, a non
discolparmi. Mi feci schermo del difetto fisico per conservare
quella strana emozione d'amor proprio che consisteva nell'
innocenza segreta.
Non mi incitò il tuo errore, ma la circostanza sconosciuta di
essere in un rimprovero ingiusto. Non mi augurai che venisse
fuori la verità - come accadde poi - ma che durasse l'estraneità
interiore che si rafforza col tacere.
Si cresce tacendo, chiudendo gli occhi ogni tanto; si cresce
sentendo d'improvviso molta distanza da tutte le persone.
Quella volta andai mettermi al vetro della cucina. Dovevo
avere un'età che mi permetteva di vedere il muro di fronte.
La sorellina aveva rotto la bottiglia di vino tirando la tovaglia,
non io con la palla. Dopo un poco, candida e schietta, disse
che era stata lei. Allora tu venisti alla finestra e mi toccasti la
testa, restando un poco ferma pure tu a guardare fuori il buio
del vicolo, che non smetteva mai il suo rumore. Avevi spazzato
i cocci, lavato per terra. Restava in aria un odore di bottega
del vino e sulla tua mano quello dello straccio per pavimenti.
Era più forte il tuo, più rosse le tue mani sforzate dall'acqua
fredda. Eri dispiaciuta di avermi sgridato, ma ancora di più
ti addolorava il mio silenzio, attribuito al difetto che impediva
la difesa. Male mi intendeva il tuo rammarico. Piansi sotto
il tuo braccio per averti procurato una colpa, per quello che
pensavi di buono su di me, perché tu eri giusta e io avevo
approfondito l'orma di un tuo errore per un'emozione di
estraneità.
L' innocenza poteva essere una specie di insolenza. (…)
Erri De Luca da Non ora, non qui
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