lunedì 29 aprile 2019

NON ORA, NON QUI 2



(…)Un giorno papà si ammalò, diventò giallo, chiuso in una stanza
      Noi dovevamo stare ancora più in silenzio, per farlo guarire.
      Non importava che fuori il vicolo rintronasse del solito chiasso:
      il nostro silenzio di figli lo curava. Stare zitti, fare piano, era un
      lavoro difficile da ricordare sempre, ma si imparavano molte
      cose applicandosi a farlo. Pensavo: adesso sono un passero su
      un ramo e sta per piovere; poi ero una barca tirata in secco la
      sera; poi parlavamo tra noi bambini imitando la voce del vento
      tra i vicoli.
      Papà restò a casa molto tempo. Un giorno della sua
      convalescenza aprii la porta ad un signore. Riconobbi subito il
      nonno. Era come nella fotografia del comodino. Stavo per dare
      la notizia, ma confuse la mia emozione dicendomi che era il
     barbiere chiamato per fare toeletta all'ammalato.Venni a sapere
      che da anni serviva papà andando al suo ufficio una volta al
      mese. Erano pochi i barbieri che avevano un loro salone, molti
      erano ambulanti e andavano a domicilio.
      Avevo ragione: non era morto come lo intendevate voi, era
     morto come credevo io. Era andato ad abitare lontano ed era
     diventato un barbiere che nessuno riconosceva. Io solo l'avevo
     scoperto perché conoscevo a memoria tutte le sue fotografie, ma
     non l'avrei rivelato, non l'avrei tradito.
     Amai quel nonno che non poteva abbracciare suo figlio e si
     contentava una volta al mese di carezzargli la nuca sotto il
     pretesto di un servizio.
     Continuai a chiedere a papà - quando tornava con i capelli
     tagliati - se era curato sempre dallo stesso barbiere a domicilio.
     Ora porto la sua testa, ma gli occhi sono tuoi. (…)




                       Erri  De  Luca    da          Non ora, non qui 


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