Il male non andava perduto se qualcuno lo teneva a mente…
(…) Mi raccontavi le cose brutte del mondo. Mi facevi conoscere i
tuoi sdegni verso il male che la gente faceva e subiva.
Quando ti veniva di fare quei racconti,non volevi che si lenisse
il tuo rammarico e ti seccavi con papà dei suoi tentativi di
smorzare i toni. Ero perciò l'interlocutore preferito, il muto,
l'imbuto.Questo accadeva nella prima casa,quand'ero bambino.
Poi finirono le testimonianze.
Ti ascoltavo e succedeva questo: la tua voce si tendeva e dentro
di me cominciava la rappresentazione materiale di quello che
dicevi. I tuoi racconti mi procuravano immedesimazione fisica.
Un bambino preso a schiaffi, tirato per i capelli che avevi visto
in strada, diventava carne dentro di me e io ripetevo il suo
dolore. Provavo male proprio dove era stato colpito. I miei
nervi reagivano alle sue parole con rappresentazioni localizzate,
la tua voce li toccava con precisione.
Il cuore invece si rattrappiva a trattenere il sangue in una
stretta fino a che poteva. Poi la tua voce smetteva. Non ti
guardavo mentre raccontavi. Mi hai passato in questo modo
un cielo di dolori, di vecchi, di malati, di miserie, di bestie.
Sono finito sotto le macchine, preso a sassate,bruciato, ho avuto
freddo senza riparo in molte giornate di tramontana secca che
strappava di dosso il caldo a morsi. Ti avrei ascoltato sempre.
Mi addestravi al mondo come facevano i sogni.
Tu mi mandavi e io viaggiavo a raccogliere addosso quello che
i tuoi occhi avevano visto. Il male non andava perduto se
qualcuno lo teneva a mente, se qualcuno lo teneva a pelle. Non
mi commuovevo: restavo fermo, chiuso nel sogno fisico dove
seguivo le tue parole e le eseguivo.Dovevo sembrarti indifferente,
forse riuscivo ad esserlo ai tuoi occhi. Ma tu non badavi a me in
quei racconti, ti bastava che io fossi in ascolto.Quando il sangue
faceva un ultimo tuffo nel petto e scappava dal cuore, avevi
finito. (…)
Erri De Luca da Non ora, non qui