sabato 26 maggio 2018

OBBEDIENZA E LIBERTA'

 
 

                   " Pro veritate adversa diligere " ( gioire della contraddizione )


(…) In questo mondo che passa, e passando consuma ogni cosa; in
       questo mondo che ora fa gioire per il semplice fatto di esserci,
       ora gemere di rabbia e di dolore come schiavi alla catena; in
       questo mondo teatro dell'essere e del nulla,libera scelta e cieco
       destino, allegria della mente e disperazione dell'anima; in
       questo mondo di fantasmi e di poesia, io non conosco nulla più
       grande del bene. Se c'è una dimensione nella quale è possibile
       non dico superare, dico per lo meno sopportare, il flusso
       inesorabile di esseri viventi che nascono e muoiono, tutti
       necessariamente incatenati alla brama di cibo e di orgasmo e
       di un posto sul palcoscenico per poter Essere qualcuno e
       ricevere così la propria dose di applausi e di denaro, questa
       dimensione, sola possibile liberazione dai morsi della triplice
       catena, è il bene. Chi fa il bene si libera - almeno per un po' -
       dalla catena alimentare, sessuale e sociale; chi no, no.
       Rimane servo.
       Volendo sintetizzare in una formula l'unica possibile
       liberazione, parlo di  Bontà dell'intelligenza.
       Raramente le due cose si ritrovano insieme: spesso si hanno
       uomini buoni ma poco intelligenti, per cui non sai mai se la
       loro bontà non sia altro che debolezza, come pensava
        Nietzsche; oppure uomini dotati di intelligenza, ma senza
        il minimo scrupolo di farne uso per asservire e talora umiliare
        e che rabbrividiscono alla sola idea di passare per Buoni.
        Di contro, io ritengo che la bontà che desidera la luce dell'
        intelligenza e l'intelligenza che desidera il calore del bene,
        l'unione di queste due dimensioni in ciò che chiamo Bontà
        dell'intelligenza , sia il vertice sommo a cui la vita  
        di un essere umano possa arrivare.    
        Ho incontrato uomini e donne così, ne parlo per esperienza
       personale, ho potuto toccare con mano la grazia che li
       pervadeva, mentre sentivo risuonare dentro di me il versetto
       del salmo : " Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è
       tutto il mio amore" ( Salmo 16, 3 ).
       Anime grandi, larghe, vaste come questo cielo che non mi
       stancherò mai di guardare e che manda la sua luce e la sua
       pioggia su tutti, buoni e cattivi, su coloro che lo ringraziano e
       e su coloro che lo maledicono e anche su coloro che
       semplicemente non se ne curano.
       Uomini dotati di un'anima grande, mahatma, anima capiente,
       nel duplice senso che contiene, e che quindi capisce, in grado
       di accogliere tutte le contraddizioni che la ragione -
       osservando il mondo - non può fare a meno di riscontare.
       Ecco gli uomini spirituali. (…)

      
Vito Mancuso  da    Obbedienza e libertà ( Critica e rinnovamento della coscienza cristiana )    

5 commenti:

  1. Vito Mancuso è una persona straordinaria e uno dei più validi teologi di oggi con le sue idee un po' "avanti": è stato mio professore all'università un po' di anni fa. L'ho rincontrato al Salone del Libro di Torino due anni fa.

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  2. Sorrido.
    So che sei formalmente ( e nella sostanza ) un teologo. Ho letto pressoché tutti i libri di Mancuso che tu definisci" un po' avanti". Per questo molte delle sue opinioni in materia non sono condivise dalla Chiesa ufficiale.
    Vogliamo parlare del suo concetto di Inferno e Paradiso?
    Comunque ( e non so se suonerà come una "promessa " gradevole o una minaccia, a tempo debito posterò altri brani ( da altre letture, ovviamente ).
    Grazie per la visita.

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  3. Penso e mi auguro che avremo occasione di riparlarne. Le tematiche che si possono affrontare in questo ambito sono tante e complesse.
    Buona serata

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  4. Ad ogni modo, per rimanere nel tema del post, mi è piaciuto molto il suo concetto di una " Bontà intelligente", che operi cioè una connessione fra cuore e cervello perché - per la verità - oggi mi sembra che il concetto di bontà ( con la relativa pratica della stessa ) costituisca una concezione desueta dell'agire , in quanto la nostra società ( purtroppo ! ) ci spinge ( più che noi, i giovani ancora in formazione ) ad essere furbi e affaristi più che buoni.
    La bontà ( o manifestazione concreta del bene ) sembrerebbe connessa e relegata all'esercizio di pratiche religiose o addirittura rappresentare un tratto caratteristico di persone allocche.
    Il che - a tutti gli effetti - non sarebbe auspicabile.
    Tuttavia non credo che il problema sia risolvibile riportando in auge un termine o un concetto ( specie se svuotato di significato );
    quello che mi sembra utile ( o utopico ) sarebbe un cambio ( quanto stravolgente ? ) di mentalità.
    Del resto non siamo forse in epoca di vistosi cambiamenti ( o di tentativi per…?).
    Che male ci sarebbe allora a revisionare anche qualche concetto ( e pratica ) che non riguarda solo l'economia o la finanza, ma l'etica? . Il che sarebbe implicito e normale in una società che avesse come proprio presupposto l'esercizio della giustizia e come obiettivo il bene comune.
    Ma allora mi chiedo : può esercitarsi un mutamento di costume a livello sociale che non contempli e preveda l'intervento su posizioni che abbiano a che fare con l'etica ?
    ( Come si dice : ai posteri l'ardua sentenza…)

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