mercoledì 9 maggio 2018

SINFONIE DI MADRIGALI 1

 
 

                                                          Anche il tempo che ci separa ti somiglia...



L'OVUNQUE CHE SEI

Ti scrivo da qui, da quell'ovunque di te che ogni cosa diventa quando le manchi, mi guardo intorno e vedo la gente trasformata in un popolo che ti somiglia : c'è chi cammina come te, chi ride come te, chi guarda a lungo il cielo come fai tu, e io vorrei essere lì, con la faccia dappertutto su di te, e invece sono qui, con intorno i tuoi occhi a farmi da mare; ieri è persino affiorato uno scoglio sommerso da anni a ricordarmi la tua smania da gabbiano di appollaiarti come un flutto in mezzo ai flutti. Oggi ha piovuto un po' una pioggia sminuzzata che batteva sulla tettoia un tempo di biscrome con dentro la tua voce, e anche il tempo che ci separa ti somiglia : è una lunga processione di istanti tutti con te sopra, ma dovresti sbrigarti a tornare invece di leggere queste cose, perciò la faccio breve e ti saluto qui, dall'ovunque che sei ogni volta che mi manchi.




UNA PAROLA PER DIRTI

Vorrei sognare una parola per dirti, per chiamare tutte le cose che sei, per spiegare ai quattro venti come mi stanno le tue mani, come mi sorridi da dentro a un bacio, che sei fatta di sole da freddo, di acqua da sete, di cuscino da sonno e labbra soffiate; sei il fruscio che sento dormendo, la realtà che di notte si traveste da sogno - come il mare quando fa rumore di uomo , passi d'acqua in cerca di riva - sei le cose che succedono al cielo: ti ho vista piovere a catinelle, fare con gli occhi gesti di vento, albeggiare senza mai un tramonto; sei una luce diurna che ha modi da nuvola, sei la strada che so, il gradino che il passo riconosce al buio, la bomba al cuore appena ti vedo, cose strabilianti che andrebbero dette con una sola parola in tutte le lingue dell'uomo, che andrebbero cantate con la voce di tutte le foglie.




DOVE AVEVO LA TESTA

Ora prendo un foglio e ti disegno, prendo un libro e ti romanzo, affitto un orizzonte e ti paesaggio: non è giusto lasciarti non detta, non ha senso tenerti sottintesa, è uno spreco assistere al tuo viso e non farne un dipinto da portare appeso al cuore, precipitare nei tuoi occhi e non raccontarlo a tutti, conoscere la tua pelle e non dire a nessuno i brividi che sparge sulla mia, o il tuo odore e non dire a nessuno le fiabe che mi ricorda. Non capisco come ho fatto a lasciarti così a lungo disamata, a girare per la vita lasciandoti imbaciata; mi chiedo dove avevo la testa, cos'avevo nella testa, come mai ci ho messo così tanto a perderla, e a non volerla trovare mai più.





TRAIETTORIA DI TE

In fondo alle strade sbagliate che ho imboccato, ai passi falsi che ho fatto, alle occasioni che non ho colto, ai disastri cui sono andato incontro credendoli trionfi e agli altri mille errori che ho fatto nella vita; in fondo ai treni persi, agli appuntamenti mancati, alle scadenze non rispettate, alle cose lasciate a metà e agli altri mille errori che ho fatto nella vita; in fondo alle brutte pieghe che ho preso, alle cattive compagnie che ho frequentato, ai brutti vizi che ho coltivato e alle pietre sopra che non ho messo; in fondo a questi e agli altri mille errori di cui è costellata la mia vita c'eri ad aspettarmi tu, e senza questa sterminata mappa di fallimenti non ti avrei mai trovata, mai conosciuta, mai amata - prova evidente di come le brutte strade portino spesso in paradiso.


            Sergio  Claudio  Perroni   da  Entro a volte nel tuo sonno

2 commenti:

  1. Ho apprezzato davvero ogni singola parola scritta e cantata, che non conoscevo... gli spezzoni del libro trasmettono nostalgia, mancanza, amore e speranza...

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  2. In realtà questi brani di prosa- poetica sono storie a sé, ognuna con un proprio vissuto del sentimento e con una propria completezza. Mi sembra che possano essere definite - come dice Pessoa - " confessioni del sentire" e mi sono piaciute molto sia per la delicatezza dei sentimenti che evocano, sia per l'uso del lessico. Romantico ma non sdolcinato, impalpabilmente elegante.

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