venerdì 25 maggio 2018

L'OSPITE PIU' ATTESO 1

 
 

" I ' ho tanti vocavoli nella mia lingua materna, ch'io m'ho più tosto da dolere del bene intendere delle cose, che del mancamento delle parole, colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia "  . ( Leonardo  Da Vinci )



(…) Questo libro racconta una storia di maternità per il piacere di
       narrare e la speranza di aiutare le giovani donne a decidere se
       e quando diventare madri, considerando la gravidanza non un
       pegno da pagare, ma una tappa fondamentale della vita.
       Poiché condividere i propri ricordi induce gli altri a fare
       altrettanto, confido che il filo della memoria, che prima di
       interrompersi ha collegato per secoli generazioni di donne,
       possa riprendere a fluire.
       Dagli anni Settanta abbiamo spronato figlie e nipoti a rendersi
       autonome e a realizzarsi studiando, lavorando, facendo
       carriera. Ma , giunte ai trent'anni, si trovano di fronte a
       conflitti che - da sole - non riescono a risolvere. Desiderano
       armonizzare lavoro e maternità, ma non sanno prevedere un
       percorso di cui hanno ben poche immagini e testimonianze.
       Benché sorretta da disposizioni mentali e affettiva plasmate
       attraverso secoli di cultura e di storia, la maternità è un'
       opportunità, non un destino. E come tale costituisce il risultato
       di un processo di autoaffermazione che si avvale tanto della
       riflessione solitaria quanto della comunicazione, secondo l'
       affermazione di  Christa Wolf : " Io comprendo solo ciò che
       condivido ".
       Poiché la gestazione segue percorsi individuali mentre i
       sentimenti che l'accompagnano sono in gran parte universali,
       ho utilizzato la formula della testimonianza per esprimere
      - ancora una volta - la differenza che ci separa e la somiglianza
       che ci unisce. Alla protagonista - Lena - che vive alla fine degli
       anni Settanta, spetta il compito di raccontare, intercalata da
       una sorta di controcanto riflessivo, un'attesa che, non senza
       difficoltà, sembra realizzare segrete potenzialità, rimarginare
       antiche ferite, schiudere nuove prospettive, delineare " un
       futuro interiore ".  (…)

 Silvia Vegetti Finzi   da  L'ospite più atteso ( Vivere e rivivere le emozioni della maternità )

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