lunedì 14 novembre 2022

INEDITI DI BRESCIANI



                                         Setacciare il passato pregando a marcia indietro...




Ti ho nascosto dentro la terra

come fanno i cani con le ossa

e adesso fiuto il dovere

di venirti a liberare.


Non so dire con precisione

come si inizia a perdonare.


Forse basta scavare forte

ignorando gli urli delle unghie.



                                       ***


Gennaio bacia con i denti

lasciando le labbra piene di tagli

e non so dirti se soffiare sulle candele

fa più male di esprimere un'ambizione.


Non mi serve voltarmi indietro

per giudicare il nostro passato

perché il mio vivere pende sui passi

e ora ho tutto davanti agli occhi.


Finalmente vedo

che nessuno si salva da solo

e se oggi decido di guarire

so che anche tu starai bene.



                                     ***


Una liquida canzone

che sutura le crepe

e sale verso il soffitto

sfiorando il lampadario.


A volte si danza

solo per restare in vita

mulinando le braccia

per risalire la sofferenza.


Il primo respiro

sarà un atto osceno

in un luogo salvo

tra noi e il mondo.



                                        ***


Voglio spendere i domani

per risolvere le mie espressioni

ma non cerco una cifra sfinita

a cui promettere la mia memoria.


Se compirò degli sforzi

sarà per piegare le mie parentesi

diventando una fortezza che sogna

abbracciata a una soffice conquista.


La presa della bellezza

di chi vive con una sola risorsa:

disegnare nel proprio labirinto

una crepa che invita il mondo.



                                         ***


Forse è soltanto

un perfezionarsi al perdono

quello che alle sette di sera

fanno i  bagnini della Versilia.


Setacciare il passato

pregando a marcia indietro

per cancellare le tracce

di chi si nutre di onde.




               Luca  Bresciani      Inediti



2 commenti:

  1. Il tema del perdono non è semplice! Quanto soffocati devono essere gli urli delle unghie? O, forse, è preferibile uno spontaneo sorgere dalla terra. Obbligarsi al perdono mi sembra contro natura, non perdonare mai è uno spreco di vita.
    Esiste un pesce che ruba il nido altrui e il derubato lotta fintantoché lo sforzo speso nella lotta per la riconquista non supera la fatica della costruzione di un nuovo nido. È dunque questo il perdono?

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  2. Il tema del perdono è complesso e controverso.
    Cominciamo col dire che chi è nella condizione di dover perdonare ha subito un torto ( più o meno grave ) e può avere una ferita che è ancora aperta. Perciò diventa difficile, e questo gesto ( se mai ci si arriva ) è certamente frutto di un lungo percorso interiore.
    Poi c'è chi non perdona , per orgoglio, per stupidità o perché ne ha passate troppe. C'è chi non perdona perché non crede alla bontà del gesto e non vuol mettersi in discussione. : in fondo è più comodo e più facile chiudere tutto e dimenticare. C'è chi invece perdona ( o tenta di farlo ) seguendo i dettami della propria religione, e tanto altro, che sta ad indicare come il perdono non sia da tutti e sia sempre una scelta personale.
    Mi ha molto colpita la frase in cui dici che " non perdonare mai è uno spreco di vita". Trovo che sia una motivazione saggia.
    Per quanto riguarda l'esempio del pesce ( certamente molto interessante ) non credo però che abbia nulla a che vedere con l'atto del perdono, perché quest' ultimo è un gesto etico e consapevole ( cosa che esula dalle " competenze " del pesce stesso )..

    Ti ringrazio per l'interessante intervento.

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