Setacciare il passato pregando a marcia indietro...
Ti ho nascosto dentro la terra
come fanno i cani con le ossa
e adesso fiuto il dovere
di venirti a liberare.
Non so dire con precisione
come si inizia a perdonare.
Forse basta scavare forte
ignorando gli urli delle unghie.
***
Gennaio bacia con i denti
lasciando le labbra piene di tagli
e non so dirti se soffiare sulle candele
fa più male di esprimere un'ambizione.
Non mi serve voltarmi indietro
per giudicare il nostro passato
perché il mio vivere pende sui passi
e ora ho tutto davanti agli occhi.
Finalmente vedo
che nessuno si salva da solo
e se oggi decido di guarire
so che anche tu starai bene.
***
Una liquida canzone
che sutura le crepe
e sale verso il soffitto
sfiorando il lampadario.
A volte si danza
solo per restare in vita
mulinando le braccia
per risalire la sofferenza.
Il primo respiro
sarà un atto osceno
in un luogo salvo
tra noi e il mondo.
***
Voglio spendere i domani
per risolvere le mie espressioni
ma non cerco una cifra sfinita
a cui promettere la mia memoria.
Se compirò degli sforzi
sarà per piegare le mie parentesi
diventando una fortezza che sogna
abbracciata a una soffice conquista.
La presa della bellezza
di chi vive con una sola risorsa:
disegnare nel proprio labirinto
una crepa che invita il mondo.
***
Forse è soltanto
un perfezionarsi al perdono
quello che alle sette di sera
fanno i bagnini della Versilia.
Setacciare il passato
pregando a marcia indietro
per cancellare le tracce
di chi si nutre di onde.
Luca Bresciani Inediti
Il tema del perdono non è semplice! Quanto soffocati devono essere gli urli delle unghie? O, forse, è preferibile uno spontaneo sorgere dalla terra. Obbligarsi al perdono mi sembra contro natura, non perdonare mai è uno spreco di vita.
RispondiEliminaEsiste un pesce che ruba il nido altrui e il derubato lotta fintantoché lo sforzo speso nella lotta per la riconquista non supera la fatica della costruzione di un nuovo nido. È dunque questo il perdono?
Il tema del perdono è complesso e controverso.
RispondiEliminaCominciamo col dire che chi è nella condizione di dover perdonare ha subito un torto ( più o meno grave ) e può avere una ferita che è ancora aperta. Perciò diventa difficile, e questo gesto ( se mai ci si arriva ) è certamente frutto di un lungo percorso interiore.
Poi c'è chi non perdona , per orgoglio, per stupidità o perché ne ha passate troppe. C'è chi non perdona perché non crede alla bontà del gesto e non vuol mettersi in discussione. : in fondo è più comodo e più facile chiudere tutto e dimenticare. C'è chi invece perdona ( o tenta di farlo ) seguendo i dettami della propria religione, e tanto altro, che sta ad indicare come il perdono non sia da tutti e sia sempre una scelta personale.
Mi ha molto colpita la frase in cui dici che " non perdonare mai è uno spreco di vita". Trovo che sia una motivazione saggia.
Per quanto riguarda l'esempio del pesce ( certamente molto interessante ) non credo però che abbia nulla a che vedere con l'atto del perdono, perché quest' ultimo è un gesto etico e consapevole ( cosa che esula dalle " competenze " del pesce stesso )..
Ti ringrazio per l'interessante intervento.