Oh le stormenti stagioni attorno ai volti...
I versi di Lucio Piccolo - densissimi - sembrano essere il frutto di una costante tensione metafisica e di una sofferta interiorizzazione dei miti del paesaggio siciliano, scritto come parte decisiva dell'anima e reso come prossimo a una rovina più cosmica che storica. Il canto, modulato in una lingua preziosa, è una continua fluttuazione fra il protagonista lirico e la realtà circostante.
Le sognanti, lontane ombre che sono
dietro le tue parole questa notte,
fantastiche o dolenti le portava
la corrente dei giorni, il vento che apre
i colori, ed ognuna il suo segreto
di dolore o di gioia che il destino
segnò e il buio chiude;
e ancora altre ne chiami
che dileguando diedero un'impronta
di lume : la promessa di un ritorno;
mani che schiusero i riposi,
occhi che riflettevano i meriggi
sotto i rami, le foglie della vite
che il raggio fa vivaci, oh le stormenti
stagioni attorno ai volti, le ore
che scendevano a noi come in dolcezza
umana fatte miti da uno sguardo;
viva siepe, riparo che fa
sicure in cerchio notti, albe, tramonti,
e come pienamente
rispondevano a ogni sole
che mai le avrebbe, mai sfiorate il rombo
del mistero; ma in fondo a ogni svolta
è il dolore, la cenere che tocchi
si riga: brace e sangue.
E sul quadrante gira un segno
indietro lascia la vacua spirale
dove l'anima è presa, e fuori attorno
ferma è la notte come una memoria
di sempre; sul piano
pietroso che sovrasta al mare basse
macchie di luna e cespi,
tarde stuoie dii nuvole e un'ansia
sale d'ignoto, ricade; respiro
dell'aria scorre tra le gole, tocca
la paglia sotto il ponte, alle pareti
della cava risale e sopra i margini
si cela tra le foglie degli ulivi.
***
MOBILE UNIVERSO DI FOLATE
Mobile universo di folate
di raggi, d'ore senza colore, di perenni
transiti, di sfarzo
di nubi : un attimo ed ecco mutate
splendon le forme, ondeggian millenni.
E l'arco della porta bussa e il gradino liso
di troppi inverni, favola sono nell'improvviso
raggiare del sole di marzo.
***
I GIORNI
I giorni della luce fragile, i giorni
che restarono presi ad uno scrollo
fresco di rami, a un incontro d'acque,
e la corrente li portò lontano,
di là dagli orizzonti, oltre il ricordo,
la speranza era suono d'ogni voce,
e la cercammo
in dolci cavità di valli, in fonti -
oh non li richiamare, non li muovere,
anche il soffio più timido è violenza
che li frastorna, lascia
che posino nei limbi, è molto
se qualche falda d'oro ne traluce
o scende a un raggio su la trasparente
essenza che li tiene -
ma d'improvviso nell'oblio, sul buio
fondo ove le nostre ore discendono,
leggero e immenso un subito risveglio
trascorrerà di palpiti di sole
sui muschi, su zampilli
che il vento frange, e sono
oltre le strade, oltre i ritorni ancora
della luce fragile, i giorni...
Lucio Piccolo da Gioco a nascondere, canti barocchi e altre liriche
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