domenica 6 novembre 2022

I DISPOSITIVI DI GUGLIELMIN

 


                                                                     Parole come amore...




   

DA USARE CON PARSIMONIA


Parole come amore, se non

disturbato, acido, salso.


Parole fiore o firmamento

e un tu, se fa da recettore.


E frasi prese per vere come

io sento, io vedo, io penso.


E' una questione di tatto, piuttosto:

mettere la mano nel verminaio,

aprire i pori, dimenticare.



                                        ***


SCRIVERE POESIA OGGI


Infine la parola, questo bianco

d'uovo, che principia. Duemila

anni di cenere sulla testa, e tempesta.


Scrivere è questa neve sporca sui rami


il loro scuro deviare che gemma

quando vorrà. C'è attesa e disgelo

intanto, il crescere di bocca in bocca.



                                          ***


RIFONDARE


Se scrivo una poesia al mese e muoiono

un milione di esseri al minuto, l'argine che la parola

mette, mente, non serve a niente.


Se scrivo un milione di poesie al minuto, meglio

smettere : è solo un moto compulsivo, una mia

malattia morale.


Se taccio, la terra incolta troverà

comunque contadino o cemento, braccio buono

o disastro su cui di nuovo investire / inveire.


Non si esce dal cerchio : si cresce nel suo seno

tra neri ratti e sangue nei forconi. La sfida

è amare quel buio infetto, rifondare.



                                            ***


DOPAMINA


Come l'animale, chiedi il premio: non è egoismo o maleducazione

ma dopamina che bacia il recettore; è naturale più del ragionare,

e comunque, vuoi per l'ingegno dell'organo alto, vuoi per il moto

a scasso dell'organo basso, siamo fra gli esseri che esigono compensi

per funzionare : la morale è un aminoacido sociale, un dispositivo

che mette in gabbia l'animale, come la poesia quando è fatta male.



                                           ***


PROTEGGERSI DALL'OSCENO


Quando parliamo dei morti, dei nostri cari

morti, ricordiamo un vestito elegante

una posa composta, la liscia superficie della

quiete, ma se parlassimo dei corpi,

se parlassimo davvero dei corpi

in putrefazione come fa  Houellebecq

nelle Particelle Elementari, quando nomina

mosche, larve, batteri, con i loro nomi

da " attricette italiane", Calliphora, Lucilla,

Phiophila durante il loro pasto funereo,

capiremo allora l'ingegno taciuto della cura

( i tubi gastrici, la formalina, l'ago e il filo

cucito sulle labbra ) per ridarci l'amore nostro

intatto, senza odori, prima di chiudere la casa

e di nuovo, scucire per noi - ignari - dell'angelo

l'osceno.




                        Stefano Guglielmin  da    Dispositivi



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