TI POTREI PARLARE DELLA VITA
Ti potrei parlare della vita, di quella volta
che sono stata Dio nella mia pancia, ti potrei dire
di come sia facile confondere
ragnatele con amore e come fa paura
solo ciò che non si conosce. Sulla morte
ho scritto un libro, forse lo leggerai,
ma non è un testo importante. Potrei anche
valutare qualcosa di artistico
o di formale. Che tempo fa da te oggi? Poi
potrei mandarti una canzone
di Cohen, con dentro tutto quello
che una donna desidera sentire.
Se conoscessi la risposta, potrei spiegarti
perché corro, della fretta che ho
di arrivare in fondo. O potrei anche
smettere di parlare e rimanere a lungo
in ascolto della tua voce, senza respirare.
***
LA GOCCIA
Cercando il contatto sul proprio terreno, si smarrì nell'ego di lui,
la battaglia era persa, forse la guerra. Era finita?
Volarono alte le gru sulle torri portando sudari.
Il vuoto
colmo della luce bianca di Dicembre era
invitante
punto di separazione degli sguardi. E dei corpi.
Soprattutto dei corpi,
ché quello era il dilemma : recidere
i lacci delle pelli accarezzate, dei ventri sfiorati, delle cosce battute,
delle lingue abbattute, degli orgasmi irrisolti, degli occhi ridenti e dei denti
raschianti.
La goccia.
La pioggia simulò una lacrima.
Si insinuò dove la lingua si era insinuata molte volte,
troppo poche
ancora.
Si sciolse in sapore di ammoniaca dolce, la stordì.
La accecò. E in cecità, e in sapore seppe.
***
INCHIOSTRO E CARNE
Ci avvinghiamo
a un'illusione di eternità, ci appendiamo
a un trasporto, a una sponda d'alba,
a una passione di tramonto, cerchiamo
l'ispirazione per danzare,
la tensione per tenere
inchiostro e carne insieme
in questa farsa
d'esistenza. Con finta noncuranza
mentre ci disfaciamo, discutiamo
di cremazione,
di disperdere ceneri di carta
al vento. Con finta attenzione
ci dedichiamo
ad opere di riproduzione,
impotenti seguiamo
la corrente. Ci rintaniamo
sotto i primi scogli.
Ci ha partorito il mare : siamo
seppie, e delle seppie gli ossi.
***
TI SENTO
Ti sento. Posso sentirli chiari i tuoi pensieri,
certezze, cavilli, paure folli, tentazioni. Sento
l'intoppo della pastiglia in gola, il fluire
denso della bile nelle viscere, il pulsare
del tuo pollice schiacciato. Sotto il tuo peso
lo scricchiolìo del divano, lo schiocco
delle nocche e il lampo di dolore nella schiena,
i turbinii degli emisferi, il sibilo anomalo
del respiro nel sonno. E ancora
nei miei palpiti ti sento, chiaro.
***
SOMIGLIANZE
Ti assomiglia,
ti ha detto piangendo.
Guardando
sei centimetri
di ecografia.
Claudia Zironi da Eros e polis
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