Impenetrabile eri il cardine di ogni altrove...
Dalle carcasse dei gatti lasciate
nella cenere di questi disastri
sale un fumo di arancia rossa
amarissima, riconosciuto veleno:
forse la ricorderemo questa strage
nella malattia, come non sai se di gioia
o rabbia o noia piangono abbracciati
quei due seduti avvinghiati
sopra la panchina, dietro il campanile,
mentre ci avvolge tutti la stessa nube
rubina, l'uguale sorte tremenda.
***
L' arancio violento mescolato nel fuoco
fuma profuma di morte la stanza
e io caduto fuori dalla vita non ho
ancora imparato a rialzarmi, sempre
in posizione orizzontale mi sforzo
di ricordare il primo giorno - quanto
avrò gridato, pianto, protestato?
***
Ho saputo della mareggiata al di là
delle colline, ho sentito il sale nella gola
che ora infiamma e mi tiene muta
dietro questi schermi. Mi manca sedere
sulle barche rovesciate, sentirmi giovane
insieme a te, seguire la danza dei pescatori...
***
Se solo non ci avessero inchiodati
a questa croce di primizie dolcissime
nemmeno ci saremmo accorti di essere morti :
tu adempiuto ormai al compito della vita,
io negligente schiava della norma, per sempre
adolescente.
***
Il grigio incenso della sagrestia e noi,
fiamme bambine contro la preghiera
informi dentro sacchi, spesso mute:
in quegli anni era tutto un rimanere
e il tuo sesso non cresceva
- non cresceva - sotto i miei baci
pesanti come sassi.
Impenetrabile eri
il cardine di ogni altrove,
la sola metafisica possibile,
il digiuno forzato del penitente.
Eleonora Rimolo da La terra originale
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