sabato 12 novembre 2022

CARBONERO, TRA MUSICA E POESIA

 



                                                  I gesti che parlano quando mentiamo...




Partendo da categoria proprie della letteratura italiana, si potrebbe definire quella di Carbonero una poesia crepuscolare, ma di un " crepuscolare dopo", che già sa che le illusioni sono illusioni e che non c'è nulla ( neanche il guizzo dell'ironia ) che può essere consolatorio e che può permettere di guardare le cose dall'alto. Un crepuscolare più caricato, più sanguigno, più disperato e poesie che nei momenti migliori raggiungono una straordinaria intensità. E' una poesia sempre molto narrativa in cui si mischiano spesso ricordo e introspezione e che si avvale di un linguaggio sorvegliato e senza sbavature, quasi fosse quello di un diario.







LINEAMENTI


Nella tua voce ci sono 

screpolature, baratri segreti,

altezze che svaniscono

e oscure foglie


e nel tuo viso

nell' equilibrio precario

si cela l'inspiegabile allegria

delle cose vive.



                                          ***


SUL COMODINO VICINO ALLA SVEGLIA


Fa' che io oggi stia zitto, che non sappia che dire

o che nel momento preciso

non trovi le parole

o che prima di parlare ci ripensi

e non dica niente.

O se inavvertitamente mi scappa

di aprire bocca, fa' che la mia voce

sembri estranea, o dimessa

tra i rumori dell'esistere

o delle consuetudini.

Poi alla fine della giornata, fa' che

mi rimanga un'intima consapevolezza :

oggi non ho molto di cui pentirmi,

oggi non ho perso molto. Se oggi c'era

qualcos'altro nell'aria, per un momento

mi è rimasto tra le mani.

Oggi è uno di quei giorni

in cui sono stato attento.



                                              ***


INASPETTATAMENTE


Tienile a bada, non lasciarle alla deriva

le spine, quelle del malessere

che ci cresce tra le dita

e dopo decanta tessendoci giardini,

o sotterfugi sugli occhi.

Inaspettatamente si curvano sulla voce

e ci troviamo a parlare di cose intime

senza volerlo.

Sono le parole più familiari quelle che ci scivolano dalle mani.


Raggirale, mettile di traverso, fa' che stiano strette tra loro.

Sono anche la blandizia, il conforto

che ci riporta all'infanzia, tra diserzioni  e quel respirare

rotto che in certi momenti zittisce tutto intorno a noi.


A volte si cancellano, intimamente,

si svuotano, sono mani piene di parole rotte :

sono la lealtà del salto, l'animale che si acquatta

che aspetta e sa aspettare.


Ma sono anche i silenzi pieni

in quei giorni non posseduti,

in cui la vita si affretta, stringe il passo.


Ci calano fino alle ossa

relitti, o rimasugli o acute certezze. Insisti! Dicono.

Sono la forma paziente dell'acqua, che si ripete

monotona sullo scoglio

e il lento parsimonioso cedere

del minerale eroso e incrollabile.


Trattale con cautela, non sono malleabili,

angolose si sbrecciano con facilità,

fiutano le cose che meglio conosciamo

che ci sono più intime, le feriscono

e rimangono accanto alla ferita

quasi con dolcezza.


Sono quelle del disagio, dell'inadeguatezza

perseverante, tenace, i gesti contenuti 

a stento come se all'improvviso temessimo

svelarci, esporci ad altri sguardi.

I gesti che mentono quando parliamo

e che parlano quando mentiamo.




                      José Carbonero *  da   Nervature   ( Trad. di M. Lecomte )



* L' autore, nato in Venezuela da genitori italiani, è conosciuto, oltre che come poeta, come apprezzato musicista oboista e professore d'orchestra a livello internazionale.




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