mercoledì 2 novembre 2022

IL PARADISO PORTATILE DI ROGER



                                                  E se la vita ti mette sotto pressione...


" Il Paradiso cantato da Robinson non è un luogo o una qualsivoglia rappresentazione spaziale, volta a decostruire il discorso coloniale e post - coloniale sul concetto di paradiso. Tuttavia, è in un profondo e viscerale senso del luogo - dei Caraibi da una parte, e dell' Inghilterra dall' altra - che nasce e trova nutrimento essenziale per nutrire, a sua volta, i sogni e le speranze di coloro i quali sembrano aver interrotto ogni legame con lo spazio circostante, smarrito e sepolto sotto le macerie della miseria e dell'ingiustizia sociale.
Privo del senso di beatitudine e incanto tipico dello spazio paradisiaco, quello raccontato da Robinson è piuttosto lo spazio infernale, spaventoso e terrificante della periferia londinese, dove povertà, squallore e sofferenza sono lo sfondo della vita quotidiana di chi - immigrato o figlio di immigrati caraibici o provenienti da altre aree povere del mondo - lotta per la sopravvivenza, cercando di resistere e non soccombere alle ingiustizie e all'emarginazione. In questo scenario di dilagante sofferenza - dove l'individuo è sopraffatto dal senso di impotenza  che sembra condannarlo alla dannazione e all'alienazione perpetue - il poeta implora il paradiso e con le sue invocazioni - così intense da sembrare preghiere - ne ottiene conforto perché " è compito del Paradiso consolare coloro che sono rimasti indietro" .
( Dalla Prefazione di  C. Benicchi )


                                       


UN PARADISO PORTATILE


E se parlo del Paradiso,

allora parlo di mia nonna

che mi diceva di portarlo sempre

indosso, nascosto, così

nessuno l'avrebbe saputo tranne me.

Così non ve lo possono rubare, mi diceva.

E se la vita ti mette sotto pressione,

segui i suoi crinali nella tasca,

annusa il suo odore di pino sul fazzoletto,

canticchiane l'inno sottovoce.

E se le tue tensioni sono continue e quotidiane,

infilati in una stanza vuota - hotel, ostello

o tugurio che sia - trova una lampada

e svuota sul tavolo il tuo paradiso :

le sabbie bianche, le verdi colline, il pesce fresco.

Puntagli sopra la lampada come la fresca speranza

del mattino, e continua a guardarlo finché non ti addormenti.



                                             ***


IL COMPITO DEL PARADISO


E' compito del Paradiso

consolare coloro che sono stati lasciati indietro,

a pensare che tutti quelli amati e perduti

vivranno lì come piccole divinità.

E' compito delle preghiere sussurrate

aiutarti a calmare le ferite e le paure.

E' il lavoro del lungo carro funebre nero

mostrare che ci dirigiamo alla morte dalla nascita.

E' il lavoro di una tomba pulita e ordinata

ricordarci come vivere i nostri giorni.

Se solo potessi vivere i miei giorni fino a che la morte basti

e far sentire la Terra come un Paradiso.



                                           ***


SVEGLIATO


Mi risvegliai in catene nella pancia della nave negriera. L' immergersi della prua e il gemito del fasciame mi avevano fatto addormentare. Quando mi svegliai di nuovo, mi stavano frustando per farmi alzare. Svenni e quando mi svegliai ero su un banco d'asta mentre uomini con le dita cineree mi controllavano i denti. Con un collare di ferro che mi affondava nella pelle, camminai fino a crollare e quando mi svegliai, il collare era diventato un cappio che strinsero fino a farmi soffocare. Vidi che mi guardavano : c'erano anche bambini bianchi che mi indicavano, poi tutto divenne nero. Mi svegliai sbattuto a terra dagli idranti della polizia, mentre i cani mi azzannavano gli stinchi. Un cane mi affondò i denti nel polpaccio e un poliziotto mi picchiò col manganello finché svenni. Mi sono svegliato al 16 piano di un casermone altissimo affacciato su una terra che chiaramente non è la mia.



                                               ***


NON C'E' NIENTE COSI' : FATTI SU OMAR


Basquiat piazzò il quadro di una corona sulla sua testa. Era membro di una soul band vecchia di cinquecento anni chiamata Genealy. I cerchi alle orecchie sono spiriti predatori di melodia. Quando era giovane beveva solo latte di cocco. Suo padre registrò le canzoni che aveva composto all'asilo. Non aveva mai preso lezioni di musica fuorché nei suoi sogni. Gli accordi li vedeva come colori : così da ragazzo poteva musicare un giorno estivo. Per vent'anni ha cercato gli accordi di una canzone. In sogno, a lezione di musica, ha imparato a cantare nella tonalità  dei Serafini. Suona tutti gli strumenti nei suoi album e qualcuno altrove. Fa le armonie su se stesso. Ama le cose semplici. Tu hai i soldi, lui ha la musica.  I suoi tatuaggi sono fatti con la punta di un grammofono. E' nato coi denti tutti d'oro : uno a uno li ha cambiati , lentamente, con altri di smalto.




                Roger Robinson  da   Un Paradiso portatile



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