giovedì 31 maggio 2018

VACANZA

 
 




                                                Torno subito ( Quasi…)



                                             frida




mercoledì 30 maggio 2018

RESTERANNO I CANTI

 
 
 
                      La gioia è una fioritura della carne, il maggio delle ossa...                                      



Si sta vicini per fare miracoli
non per ripetere il mondo
che già c'è,
che già siamo.

     ( F. A. )



Passo le mie mani
sul tuo corpo
come un archeologo.
L'amore è leggere il sacro
seppellito nei corpi,
è quella cosa che si sgretola,
fa cadere le vernici,
rivela il fondo d'oro,
l'archivio di luce
da cui veniamo.


                                          ***

Mai vista una primavera così bella:
la luce sembra impazzita,
è un diamante la testa del serpente,
il silenzio concima le ginestre,
sono quieti i paesi da lontano.
Non insistere a dolerti.
Ogni albero è tranquillo e felice di vederti.


                                              ***

Non pensare la gioia, séntila:
è una fioritura nella carne,
è il maggio delle ossa,
l'aprile degli occhi.
La gioia non è un fatto,
una cosa, un luogo.
La gioia crea spazio,
scioglie, fa il vuoto.


                                             ***


La serena democrazia delle foglie,
la gentilezza, la clemenza,
la cura di uscire
e guardare il paesaggio.
Questo è il nuovo umanesimo:
qualcosa che assomiglia
a un ciliegio
nel cielo di maggio.


                                                    ***

Datti alla vita intensa,
cercala,
non fare altri errori,
resta sulla tua strada,
cammina senza muoverti,
resta fermo nei tuoi passi:
il mondo sarà buono
se resti fedele
a ciò che stai cercando.


                                                       ***

Che sia un amore
dolce e lieve,
un amore che può stare
su una ragnatela
senza paura di cadere.


                                                    ***

Il piacere è simile al naufragio.
Tu sei l'isola corallina
e io l'anfora inclinata
sul fondale.



             Franco  Arminio   da     Resteranno i canti




domenica 27 maggio 2018

DOMENICA

 
 


                                                           Buona  Domenica!


                                                        frida
        

L'AMORE CHE CONOSCO

 
 

                                                 Dannazione i tuoi occhi...            


L'amore che conosco è un volo
che si dona al suo sole senza armatura;
non sceglie l'incolumità della fuga
né il rifugio nascosto della rinuncia,
ma sfiora l'estremo limite della sua  stessa utopia.
Servono ferite per riconoscersi
nel colore denso del proprio sangue;
serve consumarsi le mani
per capire se le parole possono farsi carne.

Se esiste il coraggio d'essere,
che si mostri nell'unica tangibilità possibile.


                               frida

sabato 26 maggio 2018

Già risi...

 
 



                                           Se muto è fatto Amore,
                               senza sperar come n'avvampi un core…

                        
                                 (Johannes Hieronymus Kapsberger )

OBBEDIENZA E LIBERTA'

 
 

                   " Pro veritate adversa diligere " ( gioire della contraddizione )


(…) In questo mondo che passa, e passando consuma ogni cosa; in
       questo mondo che ora fa gioire per il semplice fatto di esserci,
       ora gemere di rabbia e di dolore come schiavi alla catena; in
       questo mondo teatro dell'essere e del nulla,libera scelta e cieco
       destino, allegria della mente e disperazione dell'anima; in
       questo mondo di fantasmi e di poesia, io non conosco nulla più
       grande del bene. Se c'è una dimensione nella quale è possibile
       non dico superare, dico per lo meno sopportare, il flusso
       inesorabile di esseri viventi che nascono e muoiono, tutti
       necessariamente incatenati alla brama di cibo e di orgasmo e
       di un posto sul palcoscenico per poter Essere qualcuno e
       ricevere così la propria dose di applausi e di denaro, questa
       dimensione, sola possibile liberazione dai morsi della triplice
       catena, è il bene. Chi fa il bene si libera - almeno per un po' -
       dalla catena alimentare, sessuale e sociale; chi no, no.
       Rimane servo.
       Volendo sintetizzare in una formula l'unica possibile
       liberazione, parlo di  Bontà dell'intelligenza.
       Raramente le due cose si ritrovano insieme: spesso si hanno
       uomini buoni ma poco intelligenti, per cui non sai mai se la
       loro bontà non sia altro che debolezza, come pensava
        Nietzsche; oppure uomini dotati di intelligenza, ma senza
        il minimo scrupolo di farne uso per asservire e talora umiliare
        e che rabbrividiscono alla sola idea di passare per Buoni.
        Di contro, io ritengo che la bontà che desidera la luce dell'
        intelligenza e l'intelligenza che desidera il calore del bene,
        l'unione di queste due dimensioni in ciò che chiamo Bontà
        dell'intelligenza , sia il vertice sommo a cui la vita  
        di un essere umano possa arrivare.    
        Ho incontrato uomini e donne così, ne parlo per esperienza
       personale, ho potuto toccare con mano la grazia che li
       pervadeva, mentre sentivo risuonare dentro di me il versetto
       del salmo : " Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è
       tutto il mio amore" ( Salmo 16, 3 ).
       Anime grandi, larghe, vaste come questo cielo che non mi
       stancherò mai di guardare e che manda la sua luce e la sua
       pioggia su tutti, buoni e cattivi, su coloro che lo ringraziano e
       e su coloro che lo maledicono e anche su coloro che
       semplicemente non se ne curano.
       Uomini dotati di un'anima grande, mahatma, anima capiente,
       nel duplice senso che contiene, e che quindi capisce, in grado
       di accogliere tutte le contraddizioni che la ragione -
       osservando il mondo - non può fare a meno di riscontare.
       Ecco gli uomini spirituali. (…)

      
Vito Mancuso  da    Obbedienza e libertà ( Critica e rinnovamento della coscienza cristiana )    

POETI CON NOME DI DONNA

 
 


                       Un volto bello ha l'ombra accanto; sol si dia vanto d'aver pietà...                




A PIEDI ATTRAVERSAI IL SISTEMA SOLARE

A piedi
attraversai il sistema solare,
prima che trovassi il filo iniziale del mio vestito rosso.
Intuisco già me stessa.
Da qualche parte nello spazio pende il mio cuore,
da cui grondano faville, scuotendo l'aria,
ad altri cuori smisurati.




L'ANIMA IN ATTESA

Sono sola tra gli alberi al lago,
vivo in amicizia con i vecchi abeti a riva
e in segreta intesa con tutti i giovani sorbi.
Sola, sto distesa ad aspettare:
non ho visto passare nessuno.
Grandi fiori mi guardano dall'alto di
lunghi steli,
pungenti rampicanti mi strisciano sul grembo.
Ho un solo nome per tutto, ed è amore.




LE FIACCOLE

Voglio accendere le mie fiaccole sulla terra.
La mia fiaccola starà
in ogni cortile notturno
sulle Alpi, dove il cielo è malinconia.
O mia fiaccola, illumina il volto di chi è impaurito,
di chi ha pianto, di chi è turbato, di chi si è
lordato!
Un dio dolce vi porge la mano:
senza bellezza l'uomo non vive un attimo.





LE  STELLE

Quando viene la notte,
io sto sulla scala e ascolto:
le stelle sciamano in giardino
e io sto nel buio.
Senti, una stella è caduta risuonando!
Non andare a piedi nudi sull'erba:
il mio giardino è pieno di schegge.




NOI DONNE

Noi donne non siamo così vicine
alla terra bruna.
Chiediamo al cùculo che cosa
aspetta dalla primavera,
gettiamo le braccia intorno
al pino spoglio,
cerchiamo nel tramonto segno e consiglio.
Amai un uomo una volta:
non credeva a niente…
Venne un giorno freddo
con sguardo vuoto,
se ne andò un giorno triste
con oblio sulla fronte.
Se il mio bambino non vive è suo.


           Edith  Sodergran    da       Poeti con voce di donna


venerdì 25 maggio 2018

IL JET LAG

 
 
 
 

(…) Jet lag è il termine comunemente usato per indicare il
       malessere fisico e psicologico conseguente ai viaggi trans-
       oceanici o transcontinentali, con attraversamento veloce di
       molti meridiani. Giunti a destinazione, se si sono attraversati
       più di 3 o 4 fusi orari in maniera più o meno intensa, tutti
       soffrono di jet lag. Ci si risveglia nel cuore della notte e si ha
       difficoltà a mantenere alti i livelli di attenzione e vigilanza
       durante il giorno. Il jet lag persiste due o tre giorni se si
       viaggia verso Ovest ( dall' Europa agli Stati Uniti ) e può
       durare anche più di una settimana se si viaggia verso Est
      ( dall' Europa al Giappone ). Il disturbo è legato al fatto che,
       allungando o accorciando la giornata biologica, si crea un
       dissincronismo tra il ritmo sonno- veglia e l'oscillazione
       circadiana della temperatura corporea, la quale continua ad
       oscillare ogni 24 ore esatte. Come conseguenza di questo
       dissincronismo, la temperatura corporea può aumentare,
       anziché diminuire, nel cuore della notte, favorendo l'
       interruzione precoce del sonno,o diminuire, anziché aumentare
       nel corso del mattino, favorendo stanchezza e sonnolenza
       mattutina. Il malessere fisico e psicologico provocato dal jet
       lag persiste fino a quando ritmo sonno- veglia non tornano ad
       allinearsi in modo fisiologico.
      I viaggi intercontinentali sono sopportati meglio dai nottambuli
      e dalle persone giovani; creano maggiori difficoltà alle persone
      anziane e mattiniere.   ( A proposito …)
      Henry Kissinger - nelle sue memorie - racconta una storia
      divertente:dovendo incontrare Breznev e Gromyko al Cremlino,
      si spostò in aereo da Washington a Mosca la notte precedente
      l'incontro. Il colloquio con i suoi astuti interlocutori avvenne
      il mattino seguente, nel momento peggiore della sua giornata
      biologica. La sua performance diplomatica fu catastrofica, la
      peggiore della sua brillante carriera. Capiva in ritardo il
      significato delle proposte dei suoi interlocutori e rispondeva in
      modo confuso e impreciso. Frustrato dalla sua pessima
      prestazione, giurò a se stesso che non avrebbe più commesso
      l'errore di trasferirsi in un luogo distante molti meridiani dalla
      sua capitale alla vigilia di un incontro diplomatico importante.
      (…)


            Elio  Lugaresi     da     Il sonno e i suoi disturbi



L'OSPITE PIU' ATTESO 1

 
 

" I ' ho tanti vocavoli nella mia lingua materna, ch'io m'ho più tosto da dolere del bene intendere delle cose, che del mancamento delle parole, colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia "  . ( Leonardo  Da Vinci )



(…) Questo libro racconta una storia di maternità per il piacere di
       narrare e la speranza di aiutare le giovani donne a decidere se
       e quando diventare madri, considerando la gravidanza non un
       pegno da pagare, ma una tappa fondamentale della vita.
       Poiché condividere i propri ricordi induce gli altri a fare
       altrettanto, confido che il filo della memoria, che prima di
       interrompersi ha collegato per secoli generazioni di donne,
       possa riprendere a fluire.
       Dagli anni Settanta abbiamo spronato figlie e nipoti a rendersi
       autonome e a realizzarsi studiando, lavorando, facendo
       carriera. Ma , giunte ai trent'anni, si trovano di fronte a
       conflitti che - da sole - non riescono a risolvere. Desiderano
       armonizzare lavoro e maternità, ma non sanno prevedere un
       percorso di cui hanno ben poche immagini e testimonianze.
       Benché sorretta da disposizioni mentali e affettiva plasmate
       attraverso secoli di cultura e di storia, la maternità è un'
       opportunità, non un destino. E come tale costituisce il risultato
       di un processo di autoaffermazione che si avvale tanto della
       riflessione solitaria quanto della comunicazione, secondo l'
       affermazione di  Christa Wolf : " Io comprendo solo ciò che
       condivido ".
       Poiché la gestazione segue percorsi individuali mentre i
       sentimenti che l'accompagnano sono in gran parte universali,
       ho utilizzato la formula della testimonianza per esprimere
      - ancora una volta - la differenza che ci separa e la somiglianza
       che ci unisce. Alla protagonista - Lena - che vive alla fine degli
       anni Settanta, spetta il compito di raccontare, intercalata da
       una sorta di controcanto riflessivo, un'attesa che, non senza
       difficoltà, sembra realizzare segrete potenzialità, rimarginare
       antiche ferite, schiudere nuove prospettive, delineare " un
       futuro interiore ".  (…)

 Silvia Vegetti Finzi   da  L'ospite più atteso ( Vivere e rivivere le emozioni della maternità )

L'OSPITE PIU' ATTESO 2



(…) In quel decennio non avevano ancora fatto irruzione le
       tecnologie che si interpongono fin dall'inizio nel rapporto
       madre - figlio.Il dialogo tra la gestante e il feto scorreva lungo
       un cordone ombelicale - fisico e psichico, che non subiva
       interferenze. Ora, senza rimpiangere " il buon tempo antico", è
       giunto il momento di recuperare il sapere che possediamo,
       almeno potenzialmente, in quanto esseri femminili che
       perseguono finalità vitali. Smarrire quel patrimonio
       impoverisce la nostra esperienza e ci rende - senza che ce ne
       avvediamo - soggetti passivi della nostra vita. Il contrario di
       quanto si proponeva un progetto storico di libertà e auto -
       determinazione troppo presto interrotto.Vivere l'attesa in modo
       partecipe, trascriverla nella memoria, evocarla, rievocarla e
       condividerla, configura la possibilità di una parola femminile
       non basata sulle mimesi o la contrapposizione con l'altro sesso
       ma sulla specificità del nostro essere nel mondo.
       Su questo sfondo si colloca il segmento di autobiografia che,
       seppure in terza persona, porgo a chi legge, senza alcuna
       pretesa di proporre un modello di riferimento o un manuale di
       comportamento. E' piuttosto un tentativo di sensibilizzare
       madri e figli sulla nostra originaria, costitutiva relazione e di
       valorizzarla sottraendola all'indifferenza e alla dimenticanza.
       Certo ogni storia è unica, diversa dalle altre e non duplicabile,
       tuttavia, come suggerisce Winnicott:

      " Non dobbiamo pensare che la natura umana sia cambiata.
         Dobbiamo piuttosto cercare l'eterno nell'effimero ".
         ( D.W. Winnicott  -  Dal luogo delle origini )

       Esiste infatti una persistenza di valori, affetti ed emozioni che,
       se evocata e condivisa, può motivare e sostenere la giusta
       esigenza di una vita piena, completa, realizzata e felice.
       Purchè le donne riprendano a parlare tra loro, come
       saggiamente suggerisce José Saramago :

     "  E' la lunga, interminabile conversazione delle donne, sembra
        una cosa da niente, questo pensano gli uomini; neanche loro
        immaginano che è questa conversazione che trattiene il
        mondo nella sua orbita.Se non ci fossero le donne che parlano
        tra loro, gli uomini avrebbero già perso il senso della casa e
        del pianeta . "
       ( J. Saramago - Memoriale del convento )

      
Silvia Vegetti Finzi   da   L'ospite più atteso ( Vivere e rivivere le emozioni della maternità )
     

giovedì 24 maggio 2018

L'INFANZIA DI MARIA

 
 

                     Per i sacerdoti fu colpa la tua verginità che si tingeva di rosso...



NEL SEGNO DELL'ANTICA MADRE MEDITERRANEA

(...)L'immagine della Vergine si incontrò con le madri della fertilità
     sostituendosi e compenetrandosi con il complesso patrimonio
     rituale del popolo. Antiche divinità protettrici furono assorbite
     da Maria che - dunque - diventò custode del mistero della
     procreazione, depositaria delle chiavi di lettura per
     comprendere la vita stessa e, per questo, vicina alle donne- fonti
     della vita -. Su di lei si riversarono le funzioni e i titoli riservati
     alle dee presenti nel pantheon mediterraneo : Ishtar,
    ( dispensatrice di vita ), Iside ( madre del dio Horus ), Cibele
    ( la grande madre )la Regina del cielo alla quale le stesse donne
     ebree avevano tributato onori idolatrici.  L'incontro tra la
     religiosità pagana e il Cristianesimo portò all'affermarsi del
     culto della Vergine nel mondo mediterraneo attraverso un lungo
     processo fatto di continuità e discontinuità che,ben collegandosi
     alle istanze dei tempi, mantenne la sua immagine però sempre
     attuale. Maria non era solo Madre di Dio, ma anche madre dell'
     intera comunità, e la percezione della sua maternità si
     collegava bene con i residui culturali relativi alla fertilità.
     Sostanzialmente, le problematiche di carattere dogmatico non
     furono determinanti nella vita dei fedeli, che crearono un vero
     e proprio codice non scritto di tradizioni e devozioni ,
     recuperando gli aspetti più teneri e compassionevoli della
     Vergine. La figura caritatevole, umana, serena e accogliente di
     Maria poteva rassicurare il popolo piegato da dolori, fatiche,
     tribolazioni, epidemie, e dal terrore della stessa morte.
     Nella religiosità popolare, la Madre di Gesù, che incarnava il
     dolore umano, rappresentò il luogo che accoglie tutte le
     sofferenze, mediatrice per una umanità bisognosa di protezione.
     (...)


Adriana  Valerio      da     Maria di Nazaret  ( Storia, tradizioni, dogmi )
 

IL SOGNO DI MARIA

 
 

-  Lo chiameranno Figlio di Dio - parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre ...

                                              

ANTICHI E NUOVI SIMBOLI

(...) La maternità è una delle immagini più profonde e radicate nell'
      esperienza umana, simbolo archetipo della fecondità e del
      grembo che genera vita. Maria è l'archetipo della Grande
      Madre,la matrice ricettiva che, nel profondo della coscienza
      umana,completa l'immagine divina del Padre.Questa maternità
      ha spesso innalzato Maria al limite estremo dell'umanità e l'ha
      avvicinata alla sfera divina. Molti degli appellativi che la
      devozione mariana ha creato, richiamano antichi culti di
      divinità della terra e del cielo: Maria viene chiamata " Regina
      del cielo" o " Stella del mare " come Iside; " Salute degli
      infermi" come Giunone; " Patrona" di una città come Atena.
      Non è un caso che tante chiese a lei dedicate sono o
      trasformazioni di antichi templi o fondazioni sorte in prossimità
      di luoghi di culto di divinità femminili pre - cristiane.
      La sua maternità va intesa a differenti livelli che richiamano
      valori e significati diversi.Se la madre di Gesù - infatti - ha una
      sua identità storica e possiamo indicarne le caratteristiche, l'
      espressione " Madre di Dio " rimanda ad un significato traslato
      che può risultare ambiguo e paradossale. Dio ( il Verbo ) ha
      una madre e questa madre gli è subordinata come Figlio ( che
      si è incarnato in un maschio ).
      Pensiamo al Canto di Dante : " Vergine madre, figlia del tuo
      figlio, umile ed alta più che creatura " ( Paradiso, 33, 1-2 ).
      Maria manifesta - comunque - l'esigenza insopprimibile di un
      volto materno.In lei l'archetipo materno, esiliato dall'immagine
      di Dio presentato con i caratteri maschili austeri e giudicanti, è
      recuperato ed espresso nella maniera più alta, costituendo un
      orizzonte di significati che entra nel profondo della coscienza
      umana. E' lei la madre che protegge al di là del merito, vicina
      all'umanità bisognosa di accoglienza, di conforto, di cura e di
      misericordia; è lei che risponde alle necessità affettive di chi è
      fragile e oppresso dal dolore della vita che lei assume e
      trasforma. E' lei la madre compassionevole che suscita vita
      nuova, generando figli chiamati ad essere come lei, fecondi; è
      lei - come ogni madre - a svolgere la funzione di mediatrice tra
      i credenti e Dio : a dispensare grazie .  (...)


 Adriana  Valerio   da     Maria di Nazaret  ( Storia, tradizioni, dogmi)

mercoledì 23 maggio 2018

LA VOCE A TE DOVUTA

 
 


                                                   Il sonno è un lungo commiato da te...



Che allegria, vivere
 e sentirsi vissuto.
Arrendersi alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere -fuori di me
molto lontano - mi sta vivendo.
E quando mi parlerà
di un cielo scuro, di un paesaggio bianco,
ricorderò stelle che non ho visto, che lei guardava
e neve che nevicava nel suo cielo.

Il sonno è un lungo commiato da te.
Ma ormai ti ho salutato: sto per lasciarti.
Ti abbraccio per l'ultima volta:
che è come aprire gli occhi.
Ecco. Il mondo funzionerà bene oggi:
ha già ucciso il mio sogno.
Ti sento fuggire, veloce,
dall'aurora, esattissima,
verso l'alto, cercando la stella che non si vede.
Il disordine celeste, tua sola dimora.

Non ti ritrovo più laggiù nella distanza:
invano potrei cercarti
là dove il mio pensiero tante volte
andò a sorprendere il tuo sonno,
o il tuo riso, o il tuo gioco.
Non sono più lì, ché con te li hai portati.
Tieni la mia anima sospesa sopra il gran vuoto.
E io - smarrito, cieco  -
non so come raggiungerti là dove sei,
se aprendo semplicemente la porta
o gridando; o se solo mi potrai sentire,
ti giungerà la mia ansia nell'assoluta attesa immobile dell'amore.


                    Pedro  Salinas      da     La voce a te dovuta


I MESI DEL METALLO E DELLA PIETRA

 
 

                                          frida ( Del metallo e della pietra ).Parco Vigeland a Oslo



Non mi somiglia
il calpestìo sommesso
né la voce in sussurro
né il teatro
che rende il vuoto
assimilabile al resto.

Voglio vivermi
adesso
energia pura in libera gestione
meteorite indomita
e luce viva
in flagranza d'esplosione.


                  frida



LABIRINTI E MOSTRI

 
 
 
    Il labirinto del Fauno



Charles Simic  - Il mostro ama il suo labirinto -

Dici - Charles - che " il tempo è l'intervallo  tra la percezione
e il riconoscimento ( la coscienza di quella percezione )."
Basterebbe questo a renderti indispensabile alla Storia -
anzi, alla cronaca del mondo - come le perle infilate
una ad una in una collana che sembra avvolgere l'intero
dell'uomo , a farne rilucere la pelle quanto ad intrappolarne
le giunture impedendo il movimento, come se conoscere
fosse l'acqua nella quale affogare il Mistero e il suo riflesso.

Altro di te, nascosto - partendo dalla Vita delle immagini -
affiora oltre la membrana delle citazioni, quasi che il traslucido
che di norma lascia intravedere fosse invece un motivo per
celare, un alabastro di vetrata gotica a salvare il sacro della luce,
a separare l'opera dalla sua creazione, a ingigantire l'eco
come se la parola restituita cantasse in tante voci sovrapposte.
Perché è verità - Charles - quando intuisci che  " la fantasia
ha dei momenti in cui conosce il significato della parola infinito ."


            Augusto Pivanti   da     Ex Libris ( Le posizioni della lettura )


LA VOCE A TE DONATA

 
 
 
 

                                        Non resta tempo: me lo hai sempre sussurrato...                                   



LETTERA AL MIO CUORE

Voglio imparare con te a collezionare varchi,
squarci, catenacci spezzati.
Credo di esserne certa: non siamo qui per essere felici,
ma per lasciarci spalancare.
I lacci, i vincoli, i preziosi ricami,
le maglie salde e ben dorate
ci tengono, custodiscono, ritraggono
e sono le nostre catene,
la nostra staffetta da saltimbanchi:
quanto è inutile preservarci?
Il tempo ci ha consumato e ci consuma,
la miccia è accesa dal primo giorno.
Forse è una cometa,
forse solo oltre il salto
e tu lo sai bene.
Me lo hai sempre sussurrato.




AMICO MIO, SPOGLIATI

Amico mio spogliati
e nudo vieni da me
perché solo il tuo cuore nudo sarà capace di accogliere
ciò che non so dire.
Non è più tempo di tergiversare,
non resta tempo per ritrovare ciò che siamo.
Non resta - amico mio - altro
oltre questa attesa titubante,
oltre il miraggio temerario:
non resta qualcosa che non sia tempo
e sai, il tempo non esiste.
Spogliati - amico mio - ora e nudo corri.
Nessuna vergogna e nessuna paura sono radici:
ciò che sei è al fondo della tua nudità
ed è la superficie ardente,
la pianta dei piedi del tuo essere.
Amico mio, corri a perdifiato per la mia strada buia,
vienimi a scovare alla tana negletta, insidiosa;
ricordami i tuoi occhi su cui riflettere
quel dolore nostro
quel dolore antico
che noi ben sentiamo in un solo petto
e non sappiamo dire.
Ti prego, ridimi, di quel tuo riso strano
che a me pareva eletto;
fingi ancora la tua presenza solo per me.
Ti prego: portami in salvo.
Spogliati e corri - amico mio - verso di me.
Non resta tempo per ritrovare ciò che siamo.
Non resta - amico mio - altro.


           Paola  Tricomi  da     La voce a te donata


sabato 12 maggio 2018

LASCIAMI, NON TRATTENERMI

 
 

                                            Si ritrovavano perduti nell'infinito della perdita...



Lasciami, non trattenermi
nella tua memoria
era scritto nel testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla
                        o un paradiso
di luce e vita aperta
senza croce di esistenza
che sorgeva dalle carte
ammuffite nello scrigno.
E lei non ne fu offesa,
le nascevano - ne sentì prima rimorso
poi letizia - impensate latitudini
nelle profondità del desiderio;
ecco, la trascinava
una celestiale oltremisura
fuori di quella ministoria, oh grazia.
Si scioglievano
l'uno dall'altro i due
e ogni altro compresente,
si perdevano sì,
                   però si ritrovavano
perduti nell'infinito della perdita -
era quello il sogno umano
della pura assolutezza.


         Mario  Luzi     da     Lasciami, non trattenermi ( Poesie ultime)

ADIOS AMOR...

 
 

                                   ...ya es ora de partir, mas pronto volveré a donde fui feliz...



Improvvidi nell'avida stagione
dei primi inganni ci fingemmo eterno
il miraggio della condivisione
del paradiso. Ed ecco - ora - l'inferno.


                  Silvio Raffo       da      Corpo segreto


SI, VIAGGIARE

 
 



                                                           " La vita è un viaggio
                                 e chi viaggia vive due volte "


                                        Omar Khayyam

AMORE DI PAGLIA


                                                                Il futuro è appena passato...



Torno ogni tanto sui miei passi,
anniversario senza data precisa
perché niente è avvenuto prima
della nostra insolita partenza
quando - dal sereno - è travasata
all'improvviso la paura d'aver
chiesto troppo al futuro.
Sulla soglia di casa abbiamo lasciato
un amore di paglia, una volta leggero
e trasparente, dopo appesantito
dalle troppe parole e lacrime.

Torno ogni tanto sui miei passi
perché il senso di un ritorno tardivo
è freddo come il pallore mortale
del mio viso ostinato a ricordare.
Ma il futuro è appena passato
e il ricordo giace ingessato.
Tra i rami del gelsomino il tempo
lascerà una traccia che non sarà
solo ombra.
Potrei cercarti in strade polverose,
nei percorsi ordinari del quotidiano,
ma il futuro è appena passato
e il ricordo una lama nel fianco.              

                     frida

giovedì 10 maggio 2018

BREVE STORIA DEL SOGNO 1

 
 
 

                                                               L' albero dei sogni  (  Stefania Piras )



" Il sogno è una seconda vita. Non ho mai varcato senza tremare le
   porte d'avorio o di corno che ci separano dal mondo invisibile.
   i primi istanti del sonno sono l'immagine della morte: un
   nebuloso torpore si impossessa del nostro pensiero e non
   riusciamo a determinare l'istante preciso in cui l' Io, sotto altra
   forma, continua l'opera dell'esistenza " ( G . de Nerval )


 " Chi di notte - dormendo - sogna, conosce un genere di felicità
    ignota nel mondo della veglia:una placida estasi e un riposo del
    cuore che sono come il miele sulla lingua. Sa anche che la vera
    bellezza dei sogni è la loro atmosfera di libertà infinita... Il
    sognatore è un essere privilegiato, un uomo che non ha obblighi,
    l'uomo per la cui ricchezza e il cui piacere sono chiamate a
    raccolta tutte le cose "  ( K. Blixen )

  

(...) Tra l'angoscia estrema della morte e la gioia suprema della
      libertà, il maestoso grembo del sogno racchiude ogni emozione
      dell'uomo. Nel provvisorio oltremondo che ospita colui che
      sogna, prende corpo il paradosso di un'esperienza che si
      oppone alla realtà - e che è essa stessa una realtà.
      All'arco sincronico, " orizzontale " di questo immenso serbatoio
      interiore, corrisponde il tracciato diacronico, " verticale" della
      storia del sogno. Una lunga serie di secoli è trascorsa da
      quando il poeta dell' Iliade concentrò lo spasimo della corsa di
      Achille ed Ettore intorno alle mura di Troia nella figura onirica
      di un inseguimento senza fine - ma l'incubo di un traguardo
      tanto inevitabile quanto irraggiungibile segna il destino
       di morte che attende l'eroe troiano. D' altra parte, alla
      fine della civiltà greca, Sinesio sapeva che " nessun tiranno può
      evitare ai suoi sudditi di sognare ", poiché nella mente di chi
      sogna perdura la traccia di una libertà insopprimibile,
      primordiale come l'aspirazione di ogni uomo alla felicità.
      Lungo le vie del sogno, dove si intrecciano le infinite variazioni
      di un sistema di costanti che congiunge Omero e Nerval  e
      Sinesio alla Blixen, corre una delle storie possibili della mente
      umana. E' forse la storia più fedele e veritiera dell'individuo,
      che disvela la condizione umana fuori dalle barriere del vivere
      sociale: come afferma Eraclito :" Ai desti appartiene un mondo
      unico e comune; ma chiunque dorme si ritira in un mondo
      proprio".
      Alla natura del sogno appartiene un'impronta genetica e
      storica: ma esso è anche soprattutto la memoria dell'individuo,
      che permane oltre le cancellazioni imposte dalla necessità di
      selezionare le esperienze per sopravvivere agli ingorghi della
     realtà.L' energia della personalità scavalca nella drammaturgia
      onirica le funzioni della prassi, con una sorta di tracotanza
      benefica. Dagli antri più remoti dell'anima, dove si forma la
      percezione dell'esistere individuale, si dirama un apparato di
      segni che configurano questo suono archetipo ad immagine
      delle strutture dell'universo fisico e  della società umana - e
      mettono in scena il teatro del sogno, all'incrocio fra allegoria e
      realismo.  (...)


     Prefazione di Dario Del Corno  a  Breve storia del sogno