mercoledì 24 settembre 2025

I SEMPLICI ABBANDONI DI ALBERTO

 


                                                               Aspetta che la semina si compia...



" Ciò che Preziosi, in questo notevole lavoro, vuole indagare è la condizione umana, che non si manifesta in situazioni particolari di indigenza, malattia, sopraffazione e via dicendo, ma si fa rarefatta , " assente " appunto, esibendo una fragilità nella sua più diffusa e anodina quotidianità priva di eroismi di qualunque tipo. L' uomo è chiamato all' assenza di sé perché l' assenza è sempre più feconda e ricca di suggestioni : laddove qualcosa non c'è si può sempre immaginare. E laddove qualcosa c'è, dobbiamo sempre montalianamente " riperderla " per comprenderla. E' un po' una situazione limite, che però ben illustra lo status quo dell' umano fatto di tante contraddizioni che sono - nostro malgrado - la nostra verità... Questa raccolta ha come intento lirico di fare esperienza dell' uomo in tutte le sue varianti, nelle sue vittorie come nelle sue sconfitte, nei suoi abbandoni come nei suoi ritorni : l' uomo è sempre tale sia quando si appassiona sia quando si disamora; è sempre in quel dolore sordo che non si placa, quel dolore per un paradiso mancato, per quel destino di nulla nel quale siamo relegati e condannati. Con estremo coraggio. Preziosi perviene a una condizione umana senza sconti e fonti di redenzione ( da laico quale egli è ). Eppure c'è sempre una storia da interrogare in maniera incessante, come quando in versi, scrive : "C 'è qualcosa di morto nel respiro / che insiste alla ricerca della vita / questo incedere sempre a testa alta / nei ricorsi di questa storia effimera / Perché qualcosa sfugge, non ne dubito, / qualcosa resta ancora da ascoltare / qualcosa volubilmente inerme e senza strada... "

( Dalla  Prefazione di Giuseppe Cerbino  )




I SEMPLICI ABBANDONI


Quante cose scompaiono

giorno dopo giorno

se ne vanno per conto loro

senza preavviso prendono il volo

per tornare al tempo remoto

di un loro angoletto vuoto


Del nostro desiderio d' abbandono.



                                               ***


SONO LINGUA


Sono tornata a fumarti nel freddo,

a dissolvere i tuoi presentimenti.

Non sono pace ma nemmeno guerra,

non sono male di benevolenza.

Sono lingua nel pieno della propria

forma sconsiderata, sono taglio

senza linee, ma d' oppio nella mano.

Sono una interruzione tenue, inverto

apostrofi e trasformo accenti in fuoco

dove fitto ribatte ancora il suono.

Sono fiori essiccati d' abbandono

tutto il nulla da cui potrai riprendere

il verecondo e spurio immortalare

e poi cantare per non pronunciare.



                                                  ***


LE COSE INESATTE


Per le cose inesatte c'è un attrito

e l' uomo a cui ripenso le dispone

offrendosi all' autunno che si aggira.

La posizione presa lo avvicina,

quel non saper più stare dentro me

sostanzia la vanesia distopia

e poi c'è altro, una malinconia.



                                                      ***


L' UOMO QUI ASSENTE


Aspetta che qualcuno sappia cogliere

le nostre solitudini da farne

un fertile terreno per l' eterno;

aspetta che la semina si compia

ma del raccolto non avrai che gli occhi.

I germogli che sei, che non sarai,

avranno preso piede in una fossa

perché sanno dover essere morti

per vivere davvero nella vita.

Un' altra solitudine che avanza

se ne appropria e racconta di se stessa

con dedizione ma a parole tue.



                                           ***


QUI


Qualcosa da lontano ha preso piede

sotto l' egida muta del mistero

dove la foglia morta nutre l' albero

e ricomincia qui dove ha lasciato.



                                                 ***


ANCHE SE ONDA TU NON SEI


Nel contraddirti non c'è più esercizio

di contrapposizione, ma si accettano

consigli su sconfitte ancora calde, e

come il sangue tenuto dal bendaggio,

dammi un abbraccio necessario e franto

inutilmente invaso da minuscoli

ricordi ancora in grado di alterare

le circostanze morte abbandonate.

Ma il silenzio è pura rappresaglia,

dalle interiora s' alza un suono bianco

o forse più un rumore in sottofondo

a cui mi riprometto di badare.

Non ho imparato a farlo a modo tuo

su queste lastre marmoree che interpretano

l' eterno un divagare come il sale,

smarrendo il mare tra le nubi grigie

e quando piove sento come arrivi

anche se onda tu non sei oramai.




                     Federico  Preziosi   da    L' uomo qui assente



2 commenti:

  1. IL GIARDINO NASCOSTO (semplici ritorni)

    Quante cose riaffiorano
    giorno dopo giorno
    ritornano per conto loro
    senza preavviso bussano al cuore
    per arrivare al tempo presente
    dal loro rifugio nascosto

    ...quando riaffiorano i segni
    si accendono luci dimenticate,
    ritorna un profumo d’infanzia,
    lo sguardo e il sorriso non colto...

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  2. Mi piace molto questa poesia perché parla con semplicità al cuore , o meglio ci racconta quello che succede nel nostro intimo quando riaffiorano ricordi, suggestioni, semplici immagini, echi di parole , profumi che credevamo dimenticati. Si " accendono luci" e il corpo - come un albero sbattuto da violente tempeste - rialza il capo e sente il calore della vita che ritorna; una nuova linfa rifluisce nelle stanche membra e di nuovo- come fosse la prima volta - volge lo sguardo al sole.

    Grazie per la tua attenzione e contribuire a questo processo di rinascita.

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