All' amore sono giunta con un grido di seta...
Mia Gallogos Dominguez è nata a San José, in CostaRica : è poeta e giornalista. Di lei si hanno poche notizie biografiche ; si sa che ha vinto diversi premi di poesia in Argentina, Costa Rica, U.S.A e altri Paesi. In Italia non è facile trovare sue poesie tradotte : per questo motivo quelle che propongo provengono da raccolte diverse e faticosamente reperite attraverso un lavoro di ricerca perlopiù su riviste di Poesia.
LA CRUNA DELL' AGO
All' amore sono giunta con un grido di seta
e ci ho messo le guance,
il corpo e la coscienza.
Niente è rimasto di me,
neppure una lettera,
neppure uno specchio in cui riconoscermi.
Ma ho imparato a passare
per la cruna dell' ago,
cioè a perdonare sinceramente.
A lasciare la pelle nel filo di ferro,
a ferirmi dalla testa
ai piedi.
Ho perso tutto.
E quando ho capito che non sapevo difendermi dalla gente,
ho risposto con una sberla di dolcezza,
perché io so
che solo i dolci erediteranno la terra.
***
MIA DI NESSUNO
Mia Gallegos.
Mia di nessuno. Mia di me.
Senza una biografia.
Dolce quasi acida.
Con un destino tracciato
in una croce.
Mia Gallegos. Mia di nessuno
di nessuno, nessuno, nessuno, nessuno.
Avvinghiata alla dolcezza
come all' unico pane che non conforta.
Mia di nessuno. Mia di me.
Senza aria. In ombra.
Lascia che il tempo passi.
Lascia che la vita passi.
Lascia che l' amore passi.
Lascia che la morte pasi.
Mia senza biografia e senza antenati.
Senza radici.
Né santa
né puttana.
Mia di me.
***
TORNO ALLA NOTTE
D' improvviso torno
alla notte
con le mie scarpe d' acqua.
Mi spoglio
nel lento
esercizio delle mie mani
e cerco
solamente
un oggetto mio,
una piccola barca,
una cometa,
un circo di cose inventate,
figure quotidiane,
tue e mie,
che amo.
Ma so
che d' improvviso
mi trovo inaccessibile
e torno ad essere silenzio
e fiamma oscura,
dove la mia barca
fugge dalla tua riva.
***
MIMI
La mia vecchia zia mi ha protetto per tutta la vita
fintanto che ha vissuto.
Morì che aveva novantadue anni
longeva e nobile.
La sua vita passò un tutt' uno con la macchina da cucire.
Posso dire senz' alcuna menzogna
che ogni domenica ho indossato un nuovo abito.
Da qui il mio amore per le sarte,
per il ditale, gli aghi,
fili,
tessuti. Specie di cotone e lino.
***
COREOGRAFIE
Alla fin fine
non ho vissuto proprio nulla.
Non so che cosa sia una guerra
come prigione ho il corpo
l' anima come campo di battaglia.
Mi dimeno nel dubbio
tra riflettere o fluire:
questo è occupare il palco degli spettatori
o essere
in ogni minimo istante del prodigio.
Vivo di piccoli pezzi
ma aspiro alla totalità;
è dire a Mozart e alla poesia che mi redima
e mi riveli gli spazi assoluti
e il nulla.
Di me percepisco
gli anfratti più segreti :
la colpa,
una terza coscienza delle cose,
l' ambivalenza del pensiero,
la minuscola rabbia
per ciò che è già successo.
Ma ho vissuto poco. Solo trent' anni.
Due gli amori di pelle
e un voler lasciar perdere
quest' attesa che mi indica la vita.
Anelo all' anarchia,
il più dolce disordine d' amore,
la cabala,
le clessidre e una camera semplice.
Voglio avere un destino già scritto,
incontrarmi con Dio
e gli abissi
senza la consapevolezza della fiamma.
Essere fiamma stessa e avventura.
Ma vengo da ultime solitudini,
da conversazioni mai concluse,
da specchi fissi su di me dall' infanzia ad oggi,
da abbandonati armadi in mogano che erano
di zie e nonne lontane.
Quanto poco ho vissuto.
Non conosco la guerra. E nemmeno la pace.
Fa male essere orfani :
è lo sradicamento,
sentirmi estranea ovunque,
il non appartenere
né a famiglia né patria.
Non posso raccontare una battaglia,
per non parlare della fame e della peste,
né scrivere canzoni di un soldato ferito,
né parlare delle donne stuprate,
né come un cimitero dopo una pioggerella.
Però desidero dire nella poesia
che l' esistenza mi commuove,
che respiro meglio quando mi dono,
che ho bisogno di amare nel modo più semplice e primitivo.
Mi piace la pace e la difendo
e la guerra quando è giusta,
e il gusto dei mandarini quando è estate
che mi piace essere una e radicata nel cosmo,
e sentire la mia vita palpitare con la vita,
anche se non ho vissuto,
se la fame mia è infinita,
anche se non so esprimere
che per qualche ragione sono qui,
sul punto di vincere,
sul punto di morire,
di vivere.
Mia Gallegos
Questa mancanza della guerra stanno cercando di farcela colmare. Però a me mancano anche le Galapagos e, a pensarci bene, avrei voluto saldare prima quel debito.
RispondiEliminaMolto ironico ( e a ragione ) il tuo commento. Anche a me mancano un sacco di cose che - credo - non avrò mai.
RispondiEliminaA proposito della guerra, l' autrice dice di credere nella guerra " quando è giusta ". In linea di principio, può anche essere così, ma poi quando vedo " non principi " , ma persone sventrate dalle bombe e bambini che muoiono di fame e di sete, penso che non esistano guerre " giuste ".
Io credo che nessun principio giustifichi la guerra. Forse in epoche remote al limite, ora puoi mettere in ginocchio un paese senza sparare un colpo, senza uccidere nessuno.
EliminaE' vero. Ci sono molti altri modi per dirimere le questioni . Quello che bisogna cambiare però, prima di tutto, è l' intimo dell' uomo che è sempre stato - ed è rimasto - aggressivo e si lascia sopraffare dagli istinti primordiali, come se non fossero passati nel frattempo millenni di civiltà.
Elimina"Coreografie" è toccante con le sue dolcezze e le sue contraddizioni, il ritratto di sè a tratti impietoso e a volte amorevole, e soprattutto la sua sete e la sua fame di vita.
RispondiEliminamassimolegnani
Che il nostro modo di essere contempli delle contraddizioni è cosa così evidente, che non necessita neppure di spiegazioni. Il bello di questo testo è che la struttura psichica di questa autrice appare così variegata, da assomigliare alle facce di un diamante e spazia ( come ben osservi ) da ritratti di sé amorevoli, ma anche di una sincerità che diventa persino impietosa.
RispondiEliminaRiportando il testo a me, sento anch'io - come lei - fame e sete di vita, magari diversa e più clemente.