IL DISPIACERE CHE CI COMPONE UN' ANIMA
(..)Al centro di un universo distruttivo,l'analista fa una scommessa:
l'evoluzione dell' Io, nel corso normale dello sviluppo - e la cura
analitica, quando ha successo - consente la perlaborazione
delle angosce distruttive e delle fantasie sadiche. L' Io si
approfondisce tramite la perlaborazione depressiva. La capacità
di vivere fino in fondo il lutto per l'oggetto perduto, sostituisce il
sadismo iniziale con il dolore psichico.La nostalgia e il senso
di colpa sembrano costituire il volto rasserenante di Thanatos.
L'angoscia non è scomparsa - rimane sempre nella Klein - ma
cambia regime: invece di scindere o di spezzettare, invece di
distruggere e di fare a pezzi,l'angoscia è tollerata come dispiacere
per l'altro e come senso di colpa affettuoso per avergli fatto del
male. Al sadismo e all'angoscia di persecuzione del primo
trimestre, segue la propensione dell' Io rafforzato - quello della
posizione depressiva - del sesto mese - a introiettare l'oggetto
buono. Ci riesce tanto più facilmente se dispone di un'innata
capacità di amore.
" Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti
della capacità di amare. Essa ha le sue radici nelle emozioni e
negli atteggiamenti dei primissimi stadi dell'infanzia, quando la
madre è il primo e l'unico oggetto per il neonato, ma i fattori
interni che ne stanno alla base - soprattutto la capacità di amare
- sembrano essere innati ". ( M. Klein da Invidia e gratitudine ).
Naturalmente, il vantaggio psichico dovuto alla posizione
depressiva è considerevole : il sadismo diventa dispiacere, la
nostalgia attenua la distruttività e il sole nero della malinconia
rende più profondo l'Io, che invece di scindere e di negare perla-
bora - rimuove - ripara - crea.
Se nella Klein si seguono le metamorfosi della pulsione di morte in
" psichizzazione", non si può che trovare shakesperiana la madre
della psicoanalisi. Il sonetto 146 del drammaturgo non ci
suggeriva già che la " morte morta ", in altri termini la " messa a
morte della morte ", il suo superamento sublimatorio, si compie
solamente nella vita interiore dell' " anima", se essa è capace di
consumare in sé la morte che le viene da fuori?.
L'idea shakespearana che la Klein fa del funzionamento psichico
di un'anima che si alimenta - cresce grazie alla morte che mangia
gli uomini - è pienamente riflessa nella sua tecnica analitica. (…)
Julia Kristeva da Melanie Klein ( La madre, la follìa )
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