martedì 8 ottobre 2019

ALLA SCOPERTA DELLA GIALLA ( di Pordenonelegge ) 1

 
 
 
 
        Ci rifugiamo nei nostri abbracci…
 
 

IL MACHINE LEARDING E LA NOTTE STELLATA


IL TRAUMA VICARIO DI UNA POETESSA INCONSAPEVOLE
 
Fatti andar bene
i dibattiti pigri,
i luoghi comuni,
gli encefalogrammi piatti.

Sorridi svampita,
accetta gli inviti,
la corte impacciata
di uomini con la camicia
che gli ha comprato la mamma.

Frena il dimenare delle mani,
blocca la mimica facciale,
placa il ribollir dei tini,
soffoca i parossismi,
cela la tua ipersensibilità da enneatipo 4,
e per favore, non commentare la scelta
dei vini.

Pendi dalle loro labbra,
limita l'eruzione verbale
o stringili forte
prima che li travolga.
Bevi il tuo tè, con la consapevolezza
che anche un minuscolo sorso
è un maremoto per la tazza.

Sei la poesia,
la tua vita è poesia,
la tua coscienza è poesia,
i tuoi sbagli, i tuoi sbadigli sono poesia.

Fuori c'è un vento che stira le nuvole,
oscillano le luci gialle dei Navigli,
continua a cercare un tavolo per due
che non sia vuoto a metà.


                                             ***
CHE COSA TROVO IN TE


Che cosa ci trovo poi io in te,
sei solo una donna stupenda
con due occhi come ami per la pesca d'altura,
due sonar che scandagliano senza sosta il fondale del lago di Lochness,
che mi capisce come se mi avesse partorito
e con cui posso parlare di tutto ciò che amo
fono a morire di complicità.

E' proprio vero ciò che ci piace dell'amore
è il suo assoluto- non sense.

Dai versi e le strofe
nati dalle conversazioni su Telegram
e dai contratti editoriali
che mi chiedono la carità
ho capito che devo lasciare che la vita mi devasti.

Solo così mi assegneranno
un compagno di viaggio adeguato,
il loculo della Merini è accanto
a quello di Gaber non a caso.
Quando anche i fogli di carta
mi mostreranno le loro spalle nere,
tu scherzerai ancora al nostro modo
coi nostri amici ignari,
con me non lo farai già più.

Ora vado a una festa a trattar male qualcuno,
a farmi mandare a fare in culo.

Al diavolo i comportamenti Karma- compatibili.


                                                ***

TUTTI I MIEI PARALIPOMRNI


Sul mio filo logico
ci hai steso la biancheria;
sai far volare anche
un tappeto dell' Ikea,
sei la colomba
nel cilindro del mago,
sei la cosa che più
assomiglia ad un essere alato.

Sogni di sbirciare
in quella stanza sullo sfondo
come la ballerina nel dipinto di Degas;
respiri vita a stento
nonostante una maschera antigas…
Mi hai detto,
con fare convinto :
" Ti amo, ma ho perso le chiavi",
sai trasformare
il dispari in pari,
sei la regina
degli insetti pronubi,
l'incanto inaspettato
in fila alle Poste,
l'aria  passivo- aggressiva
dei cumulonembi,
il tenero sotto la crosta;
sei il salto alla corda
senza un momento di sosta
e per di più senza corda.

Sei tutti i miei paralipomeni.


                                         ***

AMORE TRA PARENTESI ( alle mie nuvole)

Ognuno ha le sue nuvole,
ognuno le sue costellazioni,
ognuno il suo spazzolino,
il suo asciugamani, le sue convinzioni.

Io - invece - vado a caccia di scorpioni,
stano l'amore dai suoi nascondigli di parole,
gli strappo gli artigli e lo lascio a dimenarsi
- impotente -
come si fa con le nuvole
e con le loro contraddizioni.

Altre volte lo bracco,
calcolo la balistica del dardo,
i danni laterali del coinvolgimento
e attendo
attendo
il momento giusto per sparargli a tradimento,
come un amante spavaldo,
come un cupido codardo.

Mi stendo al suo fianco
a guardare il cielo
e penso che se gli apostrofi tagliassero le gole
come fanno con le parole,
la mia bocca traboccherebbe di sangue;
che se le nuvole dicessero la verità
riguardo la loro vera forma,
non ci sarebbe azzurro sufficiente
a segnare l'orizzonte
a meno che
traboccasse dai tuoi occhi.


                                                ***

QUEL PUNTO MOLLE TRA LE TUE COSTOLE

Sfili la maglietta un pomeriggio d'agosto
scoprendo quell'incavo perfetto nel costato
e io ti trafiggo il cuore con un dito.

Cadi come d'autunno
si stacca la foglia da un ramo,
planando.


Non c'è alcun senso di tragedia nella caduta,
nessun accenno di fatalità.

Cadi in un vuoto pneumatico e atemporale
che fagocita il suono,
come al lampo non segue mai il tuono,
in un mare idrofobo,
in uno stadio fetale
in cui giaci non tanto per giacere,
ma perché qualcuno estragga
la tua condizione di valore
nascosta - come le cose preziose -
nei dotti lacrimali
in algoritmi primordiali,
nei cunicoli dei giacimenti d'argentite.

Hai bisogno di rivelare la tua essenza,
" di vivere al di sopra
delle tue possibilità sentimentali",
per permettere al diavolo
di suonare l'organo nella tua chiesa,
affinché tutto intorno bruci
ed evaporino finanche i mari occidentali.

Non c'è alcun senso di tragedia nella caduta,
nessun accenno di fatalità
nel continuare a precipitare
danzando tra gli aliti e le creste delle fiamme.


                                          ***

L'ORTOGENESI RIASSUME LA FILOGENESI

Siamo due alberi secolari che si amano
nel luccichio della polvere d'avorio
di un cimitero di pachidermi
su cui non si estende mai l'ombra.

Siamo vita e linfa
in un regime in cui non nascono poeti
che raccontino di noi,
dei collant sul pavimento
morti da eroi,
una scoperta che non conoscerà profeti,
celata tra aridità e tane di scorpioni,
l'anidride mischiata all'ossigeno
nelle spirali degli avvoltoi
che planano su di noi
che non abbiamo bare
che non possiamo arrugginire
nella cornice di una polaroid.

Siamo venuti su
farabutti e insolenti
come l'erba infestante,
come radici nodose
in impervi versanti,
aggrappati alla terra,
sedotti con trucchi da 4 soldi
e un deserto che disperde i passi;
ci rifugiamo
- tra corazze di corteccia -
nei nostri abbracci,
migliori di mille posti,
di mille viaggi.



    Francesco Tripaldi   da  Il machine learning e la notte stellata



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