Essere la lingua madre
nel luogo dove attendo
la misura della mia felicità:
fragile fede che cerca
nella rovina il suo senso.
***
Il corpo lo sentivi
come il ricordo di una stanza vuota,
fresca di gesso, bianca
quella cosa silenziosa
che non riguarda nessuno
come si dona al terrore
un nome di luce.
***
Insieme abitavamo un luogo
sul calendario era disegnato
un porto sereno
un vuoto che pulsa
l'argine che teneva i pezzi
e come in un grembo
custodiva la tua voce
e la mia vita
nel buio delle vene .
***
Per un contratto
di dolore e sangue
entri nel mio corpo e lo calmi
e il corpo è un cane randagio
lungo il calendario delle ossa
sono schierati gli anni,
scanditi dal nero degli istanti
il sesso abitato senza impeto
la tundra del mio sonno.
***
Siamo qui per la grazia
per la misericordia appesa
su un io di cartapesta
per l'alberatura della febbre
per la crepa nel vetro delle vene
siamo qui per il senso
che nasconde la cosa nascosta
la cosa che secca e si accartoccia,
e rimane senza fare male
come quando il corpo ti gode
come quando lentamente ti ammala.
***
E giunti al luogo mediano
della vicenda
non rimane per noi
che vincolarci alla vita
e chiamare per nome ogni filo d'erba
ed essere finalmente l'erba, l'orma
il canto.
Fabio Prestifilippo da Abitare la traccia
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