giovedì 31 ottobre 2019

CHI E' FASCISTA 1

 
 


(…) Se ripercorriamo la storia italiana negli ultimi sette decenni,
       incontriamo periodicamente momenti nei quali politici e
       intellettuali della sinistra, specialmente comunisti e socialisti,
       hanno denunciato il pericolo del fascismo, dove per fascismo
       essi non intendevano più soltanto il fascismo di Mussolini e
       neppure il neo fascismo dei suoi nostalgici seguaci ed eredi.
       Il fascismo di cui parlavano i comunisti e i socialisti era un
       nuovo fascismo, mascherato addirittura da antifascismo.
      Nel 1951 un autorevole esponente socialista, Lelio Basso,
      pubblicò un libro intitolato Due totalitarismi : Fascismo e
      Democrazia cristiana , per sostenere che " il vero pericolo  di
      totalitarismo in Italia non è rappresentato dai nostalgici del
      neo fascismo, ma dalla  Democrazia cristiana che allora
      presiedeva il governo del Paese con Alcide De Gasperi, un
      antifascista cattolico che si era opposto al regime fascista fino
      alla sua caduta.  ( rammento che l'analisi risale al 1951 ed è
      ovviamente di parte, n.d.r. ).
      Certamente il giudizio di Basso fu condizionato dall'esclusione
      dei comunisti e dei socialisti dal governo dei democristiani
      dopo il 1947.Ma già all'indomani della liberazione, il 29
      Aprile 1945, l'esponente socialista aveva denunciato l'esistenza
      di un nemico " più insidioso " del fascismo appena sconfitto,
     " cioè il fascismo camuffato e mimetizzato sotto spoglie anti
      fasciste e magari democratiche".
      Come si può vedere, furono soprattutto i comunisti a mettere in
     guardia contro la persistenza del fascismo nell' Italia governata
       dalla Democrazia cristiana. Palmiro Togliatti, segretario
     generale del partito comunista, sosteneva nel 1952 che " il
     fascismo, nel periodo attuale della nostra vita nazionale, è
     qualcosa di sempre presente, come pericolo e minaccia che
     incombe sopra di noi" perché " il proposito di tornare a una
     egemonia reazionaria del vecchio tipo, liquidando anche le
  forme della democrazia, è presente nel ceto dirigente capitalistico
   in misura più larga di quanto non si creda, nell'interesse della
   conservazione sociale in generale e dell'imperialismo americano
   in particolare. Per tutto questo il fascismo è tuttora presente
   come pericolo e minaccia seria, e bisognerà avere occhi aperti e
   animo vigilante per non essere travolti".  (…)


                         Emilio  Gentile   da    Chi è fascista


 Nota  :desidero precisare ai lettori che l'analisi di Gentile, pur
          essendo recente il testo ( pubblicazione dell ' Aprile 2019),  
          non è  applicabile alla politica dei giorni nostri, essendo
          troppo consistenti i mutamenti avvenuti in questi decenni e 
          soprattutto nei tempi recenti.
          E che viene qui riportata solo come analisi  storica, senza
          alcun riferimento ai Partiti politici sulla scena nazionale e 
          internazionale   ( alcuni dei quali sono scomparsi e molti
          altri sono di nuova costituzione, tali tuttavia da
           stravolgere  il panorama socio- politico contemporaneo
          dove già diventa arduo definire i concetti classici di
           Destra e di Sinistra , le loro peculiarità e le relative
          appartenenze.


                                          ( f )

 

CHI E' FASCISTA 2


(... ) Se non vogliamo fare dell'astoriologia, non possiamo
       prescindere dal fascismo storico per definire chi è fascista, o
       usare il termine" fascista" per movimenti politici che non
       presentano affatto le caratteristiche peculiari,o hanno del tutto
       caratteristiche opposte  del fascismo storico,cioè del fenomeno
       politico che ha impresso il suo marchio nella storia del
       Novecento, imponendosi in Italia negli anni fra le due guerre
       mondiali come partito- milizia, regime totalitario, religione
      politica, irregimentazione della popolazione, militarismo
      integrale, preparazione bellicosa all'espansione imperiale, e
    diventando un modello per altri partiti e regimi sorti nello stesso
     periodo in Europa, per finire poi travolto e distrutto dalla
     disfatta militare del 1945.
     Non possiamo accettare la formula astoriologica della " storia -
     che- mai- si ripete - ma sempre - ritorna- in altre forme. E
     neppure possiamo inventarci periodicamente una nuova
     definizione di fascismo, per denunciare chi è il fascista di turno.
     Se così facessimo, imiteremmo  Karl Lueger,il popolare sindaco
     razzista e antisemita di Vienna  dal 1897 al 1910,il quale
     affermava : " decido io chi è ebreo"; riformulando questa
     dichiarazione in modo diverso, allora si potrebbe dire : " decido
     io chi è fascista ".  (...)



                       Emilio  Gentile   da     Chi è fascista

mercoledì 30 ottobre 2019

CHI E' FASCISTA 3



(…) L' onnipresenza della parola " fascista " e il suo costante
       ritorno, può apparire come la conferma dell'esistenza di un
       fascismo perenne, se non proprio eterno. Ma non si tratta di un
       effettivo ritorno del fascismo nella realtà storica, semmai
       principalmente e soprattutto di un uso sempre più elastico di
       questa parola.
       Lo notava già Benedetto Croce in un articolo pubblicato il 29
       Ottobre 1944, intitolato " Chi è fascista? ", osservando che
      " nelle quotidiane polemiche, la qualificazione di " fascista " è
       lanciata e rilanciata assai spesso dall'un avversario all'altro.."
       Ma quella parola, nei modi in cui ora è adoperata, rischia di
       diventare un semplice e generico detto di contumelia, buono
       per ogni occorrenza, se non si determina e non si tien fermo il
       suo significato storico e logico".
       Croce citava ad esempio, come " da parte dei comunisti e
       socialisti italiani, il rifermento logico e storico della parola
       va - assai spesso - a liberali, cattolici- democratici o altrettali
       partiti non comunisti né socialisti rivoluzionari, ma professanti
       il metodo delle libere elezioni e delle legali votazioni e che
       perciò - come tali - vengono accusati, secondo che meglio
      piace, ora di " conservatori"  ora di " fascisti "; e da parte di
      questi partiti la parola - per l'opposto - è rigettata in volto ai
      comunisti e socialisti rivoluzionari in quanto predicano il
      ricorso alla violenza e alla dittatura, sia pure sotto il nome del
      Proletariato invece che dello Stato e della Nazione. " (…)



                     Emilio  Gentile   da     Chi è fascista



CHI E' FASCISTA 4


(…) Dal tempo in cui Croce scriveva, l'uso della qualificazione di
      " fascista", nel linguaggio sia politico che accademico, è stato
       continuamente dilatato per abbracciare persone, movimenti e
       regimi a volte simili e affini tra di loro, altre volte differenti e
       persino opposti. Nel linguaggio politico corrente, il termine
      " fascismo" è universalmente adoperato sempre in senso 
       spregiativo ( ad eccezione di chi fascista si dichiara ) come
    sinonimo di destra,controrivoluzione,reazione, conservatorismo,
    autoritarismo, corporativismo, nazionalismo, razzismo,
    imperialismo.Quanto alla parola " fascista", essa è onnipresente
    nel mondo in tutte le lingue come sinonimo di autoritario, 
    violento, repressivo, razzista, maschilista: fascista è il padre che
    punisce, il professore che boccia, lo studente che bulleggia, il
    vigile che multa, l'arbitro che non è imparziale.
    Ma per restare nella dimensione politica, è da un secolo che il
    termine viene riferito a chiunque usi la violenza contro gli
    avversari politici, trattandoli come nemici irriducibili, con i
    quali nessun compromesso, tregua o pace è mai possibile, ma
    solo una lotta spietata fino al loro annientamento.In altre parole,
   è fascista chi concepisce la politica non come un confronto
   pacifico fra avversari, ma come un conflitto fondato sull'antitesi
   irriducibile amico - nemico. Ma allora dobbiamo chiamare
   fascisti tutti i rivoluzionari che tali sono perché concepivano la
   lotta politica come una guerra civile all'interno di uno Stato, per
   spodestare una classe dirigente, abbattere un regime e costruirne
   un altro con una nuova classe dirigente formata dagli stessi
   rivoluzionari.  (…)


                          Emilio  Gentile   da     Chi è fascista


CHI E' FASCISTA 5


(...) Nel caso del fascismo è proprio la parola che rende complicato
       indagare la cosa, perché con la stessa parola sono state
       denominate cose diverse, come molto diverso è un movimento
       politico che propugna una democrazia libertaria antistatalista,
       da un partito armato che  effettivamente conquista il potere e
       istituisce il totalitarismo di un regime a partito unico.
       Il fatto che il fascismo in Italia sia stato prima una cosa, e poi
       l'altra,rende necessario indagare l'origine storica della parola.
       Infatti, fu subito dopo l'ascesa del fascismo al potere che il
       sostantivo e l'aggettivo con cui si designa il partito e il regime
       che avevano a capo Mussolini ebbero una rapida diffusione
       fuori d' Italia e furono adottati in tutte le lingue, non
       traducendoli, ma adattandoli ai loro lessici.
       Ma perché questa parola è stata adottata in tutte le lingue?
       Le risposte possono essere tante quanti i paesi, le lingue, le
       storie, le circostanze e i contesti in cui la parola fascista è
       stata adoperata, al di là dell'insulto occasionale.
       Possiamo partire dalla singolarità di questo vocabolo politico
      " fascismo ", entrato per la prima volta in circolazione nel
       corso del 1919, rispetto agli altri principali termini usati per
       definire i militanti, gli aderenti, i simpatizzanti dei movimenti
       politici contemporanei. Se dico: sono democratico, liberale,
       nazionalista, socialista, comunista, anarchico, basta questo
       aggettivo per far capire quale sia la mia ideologia politica,
      perché questa è comprensibile fin  dall'etimologia della parola:
      il democratico vuole il governo del popolo, il liberale la libertà
      individuale, il  nazionalista la supremazia della nazione, il
      socialista l'eguaglianza sociale, il comunista la comunione dei
      beni, l'anarchico l'abolizione del potere. l vocabolo " fascismo"
         se non lo riferiamo esplicitamente e direttamente al fascismo
      italiano con a capo Benito Mussolini, non esprime di per sé
      alcuno scopo politico, salvo quello di unire in un fascio.  (...)



                  Emilio  Gentile   da    Chi è fascista


CHI E' FASCISTA 6



(...) Secondo il significato etimologico, può essere chiamato
  " fascista "qualsiasi gruppo di persone che si associano formando
     un fascio ( fascio di verghe legato da corregge con una scure
    inserita sopra o di lato, che veniva portata dai littori che
    accompagnavano i magistrati della repubblica romana, n.d.r. )
    per perseguire un qualsiasi scopo che sia sociale, politico e
    persino pedagogico. Fascista potrebbe allora essere chiamata
    anche la repubblica degli Stati Uniti, perché il simbolo del fascio
    littorio campeggia nell'aula del Congresso, affiancata da statue
    di George Washington come a sorreggerlo; si staglia su molti
   edifici federali ed è impresso sulla moneta di un quarto di dollaro
   dove il fascio è sormontato da un'aquila imperiale con le ali
   spiegate. E lo stesso si potrebbe dire di altri paesi occidentali,che
   hanno il fascio littorio fra i loro simboli. Se, al di là dell'uso del
   simbolo, la parola " fascista " evoca il richiamo alla romanità,
   potremmo egualmente attribuirla ai padri fondatori degli Stati
   Uniti come ai protagonisti della Rivoluzione Francese,che furono
   i primi - agli albori della storia  contemporanea - ad ispirarsi
   politicamente alla romanità.
   Ma pare che nessuno di coloro che oggi parlano di fascisti,
  oppure vanno alla ricerca di chi è fascista,abbia indicato il fascio
  littorio e la romanità come caratteristiche peculiari,se escludiamo
  quelli che tali si definiscono richiamandosi direttamente al
  fascismo di Mussolini e al mito fascista della romanità.  (...)



                     Emilio  Gentile   da    Chi è fascista


martedì 29 ottobre 2019

CHISSA' SE MI SENTI

 
 

                                                               E io dirò di un buco nel petto…


da francesca a frida  )

E lei mi disse : parlane.

E io dirò di un buco nel petto
e di un soffio basso a soffocare
mentre fingo di dormire.

Di un'ombra che vado cercando
senza più quiete e di un suono
che sento muto

ora che non sei più
e che mai vedrò ritorno.



                                        frida


L'INVENTARIO DI NICOLA

 
 
 

                                            Canzone che dice torna a chi è troppo lontano..


IL bosco dei capelli,
il tuo capo posato
sulla mia spalla -
addormentata
tra un paese e l'altro
del Belice:
attrice delle notti di vino
e risate - le prove
filate, la luce scura
di Gibellina Nuova,
correvi come un fiume
nuovo nel secco
quando l'estate
cede il passo all'autunno.


                                            ***

Non riesco a liberarmi
del fantasma del tempo
troppo lungo e del lampo
di quel sorriso che quella sera
mi chiamava da una casa
a Letino :
dopo - solo notti stoppose,
veglie d'armi inutili,
giornate di vento.


                                          ***

Nella casa che fu nostra
la tua tristezza pure
danza: costa sempre tanto
lasciarsi qualcosa alle spalle
e non voltarsi-
fare il verso alla morte
che vola nell'aria a prima sera,
chiudere la porta
con la mano tenendo lo stipo,
attendendo un minuto ancora.


                                          ***

Era forse l'amore
quel dio recato dal vento
caldo dei campi,
ci sfiorò nella notte, all'oblio
d'entrambi ci condannava per anni,
contrappasso crudele alla nostra
cecità quel vedersi ogni sera
e non sapersi amare
se non a parole vaghe,
gesti lontani -
soffi di quella notte sul divano
a Letino,
che - ora so - fu d'amore.


                                                ***

La rondine di ogni anno
pizzica il cordino e fa vibrare
una musica antica - una canzone
che dice torna a chi è troppo lontano,
a chi con la mano ha detto addio al paese,
a chi ogni mese segna
sul calendario
un giorno d'oro.


                                           ***

Abbi pietà del cuore,
soccorso di cielo e terra,
vento che ti desta alle
sei del mattino,
campanello della sveglia:
misericordia è anche
pugnale lungo che
mette fine alla vita sofferente -
abbi pietà del cuore
della terra e del cielo
che sono negli occhi
del cane davanti alla chiesa.



             Nicola  Grato   da    Inventario per il macellaio

DONNA E' ...

 
 


                                               Ma sono soltanto parole....


lunedì 28 ottobre 2019

LA COLETTE DI JULIA KRISTEVA 1

 
 

 
" Una donna che si crede intelligente reclama gli stessi diritti dell'uomo. Una donna intelligente ci rinuncia " ( Colette )


(…) Mi piace come scrive questa donna: è un piacere immediato,
       senza " perché ", ma voglio comunque scommettere su una
       spiegazione. Colette ha trovato un linguaggio per esprimere
       una singolare osmosi tra le sue sensazioni, i suoi desideri, le
       sue angosce e l'infinito del mondo: sbocciare di fiori, palpiti di
       bestie, apparizioni sublimi, mostri contagiosi. Un linguaggio
     che trascende la sua esperienza di donna nel mondo, vagabonda
     o condizionata, libera, crudele o sensibile. Lo stile coniuga le
     sue radici rurali e il suo accento borgognone, alleggerendoli in
     un'alchimia che continua ad essere per noi misteriosa.
     Come accade spesso,Colette ci fornisce un racconto condensato
     al centro del quale - non sempre citata - c'è Sido, la madre e
     una sorta di amore come orizzonte. L'ultima lettera di Sido,
     ellittica e raggiante di gioia, si rivolge a Colette chiamandola
    " amore mio ". Ma la figlia, che si è appena liberata dalla
     pesantezza dell'amore per celebrarne solo la " leggerezza ", non
     è sciocca : " questa volta mi faccio scrupolo di rivendicare per
     me sola una parola così ardente. E' circondata da lineette,
     svolazzi di rondine, volute vegetali, dai messaggi di una mano
     che tentava di trasmettermi un alfabeto nuovo, o lo schizzo di un
     paesaggio intravisto all'aurora, sotto raggi che non avrebbero
     mai raggiunto lo squallido zenit " ( " La naissance du jour ", n.
     d. r. ).   (…)



                        Julia    Kristeva   da    Colette ( Vita di una donna )


LA COLETTE DI JULIA KRISTEVA 2



(..)Di fronte a questo alfabeto solare, un altro alfabeto - mostruoso
       questa volta - : una Colette notturna  esplora gli abissi delle
       nostre identità, che definisce un " nauseabondo caos senza
       inizio né fine, ma di cui certi arabeschi si leggono come lettere
       dell'alfabeto ( "Prisons et paradis" , n.d.r. ). Parte integrante
       dell'impero dei sensi e di quella sensualità femminile da lei
       definita " più diffusa dello spasmo, e più di quello, calda, ( "Il
       puro e l'impuro," n.d.r. )la scrittura di Colette li formula con
       un'intensità e una misura che trasformano i suoi stessi testi in 
      un" possente arabesco di carne,una cifra di membra mescolate,
      un monogramma simbolico dell' Inesorabile "
     A più riprese, nel corso dei suoi libri, Colette ritorna su un'idea
     che mi sembra centrale nella sua opera : la scrittura è una
     compenetrazione tra la lingua e il mondo, tra lo stile e la carne,
     che le rivela l'universo e i corpi come un arabesco. Il linguaggio
     è sentito come una " selvaggia melopea " che imprime la sua
     seduzione ai frutti, agli utensili e alle stoffe…
     In quest'esperienza sensuale, le metafore sono aromatizzate con
     sonorità venute da altri luoghi : " Quando le parole non sono
     abbastanza belle, la lingua d'oc le insaporisce " ( " Provence ",
     n.d.r. ). Per dare consistenza alle sue pietanze, Colette le
     insaporisce con molto aglio, il condimento apprezzato al sud.
     Il gusto delle parole e quello degli alimenti realizzano la stessa
     segreta alchimia: "  Se lei non è in grado di fare qualche
     stregoneria, meglio che non si occupi di cucina".
     Strega, Colette ? O modesto giardiniere ( al maschile )dell'
     alfabeto del mondo ?
     Essere definita " scrittrice " le è sempre parso insufficiente.
     Falsa modestia? Orgoglio smisurato?. Né l'una cosa né l'altra:
    lei sa da subito che la sua lingua assapora l'universo per rifarlo.
     Lanciata in una lotta accanita per imporre la sua libertà di
     donna e la sua firma di scrittrice, e prima di essere premiata da
     un successo tra i più accademici che esistano, Colette impone
     nella letteratura francese una sensualità che sfida l'inibizione
     più o meno casta della gente per bene, senza rivendicare però
     un erotismo trionfale, nel quale si distingueranno le sue
     consorelle dette " liberate ", né - all'opposto - un pudore
     dolorista più convenzionale. Provocatoria, scandalosa per l'
     audacia dei suoi costumi e del suo itinerario, questa donna
     seducente rifiuta di rinchiudersi in qualsivoglia militantismo e
     non predica alcuna trasgressione. Arriva a dare alla sua
     esperienza di libertà senza complessi il linguaggio di una
     profusione governata da una retorica classica, che rimanda i
     lettori moderni alla serenità del miracolo greco.  (…)


                   Julia  Kristeva   da    Colette ( Vita di una donna )

domenica 27 ottobre 2019

PROSE ( E UNA POESIA ) DI RODENBACH

 
 
 
               Dentro al tuo cuore entro come in una chiesa…
 
 
                                               
ARTE IN ESILIO

- E' il dramma di un uomo diviso fra l'amore per la Poesia e per una beghina ( suora ) -


(..) Giovanni allora si alzò e andò a guardare dalla finestra aperta:
     pensava a quella sua vita tetra, accanto alla vecchia mamma, in
     una città fiamminga abbandonata e deserta dove si ritrovava
     solo, a pensare e a scrivere, simile a una fioca lucerna vivente
     che non faccia luce e si consumi da sé; e con la sua sensibilità
     di poeta, provava l'impressione di essere fra stranieri, in terra
     d'esilio.
     Del resto, quella era l'ora perfetta, l'ora più bella del giorno, l'
     ora dell'agonia delle luci, quando la sera cade lentamente, il
   sole muta il sanguigno dei suoi raggi in un rosso rosato e lontano
   e a uno a uno si accendono i fanali - soli soli - come anime.
   Una pace mortuaria, una volontà di silenzio, una rinuncia alla
   vita pareva emanasse da quei tetti letargici o dall'agonia sonora
   di una campanella che, dall'alto della sua torre, abbandonava al
   vento i suoni, come una scia di fumo.  (…)


                                             ***

(…) L'enorme silenzio che ricadde sulla chiesa lo distolse da quel
       sogno, e bruscamente egli uscì, e rimase in attesa, fuori dalla
      porta, con la speranza di vedere quella beghina che gli aveva
      così toccato l'anima; infatti poco dopo, una forma nera,
      scivolando a passo di danza nell'ampia tonaca, apparve : era
      una donna giovanissima, una figurina esile e senza petto, col
      viso pallido e sofferente, d'un pallore di fiori bianchi che si
      sfanno. La sua cuffia rigida, inamidata, le sporgeva a tettuccio
      sulla fronte. Ma gli occhi,soprattutto gli occhi di quella vergine
      triste, turbavano: occhi larghi, grandi, del colore di un vecchio
      pastello, d'una tinta molle e delicata, eppure fissi e suggestivi
      come gli occhi delle lune d'inverno.  (…)


                                           ***

(…) Che ebrezza capire i capolavori,e quella prima comunione con
       i poeti che tramandano in eterno le divine menzogne del genio!
       Li conosceva tutti, li studiava, e voleva loro bene. E anch'gli,
       a quei ricordi, si sentiva animato da emulazione, sentendo in
       sé il tormento del genio e la volontà di creare il capolavoro.
       La gloria, ha i suoi aspetti di vanità e di puerilità, ma che
       importa?La gloria! Pensate: penetrare anime estranee, essere
       amato da amici sconosciuti, sapersi letto dalle donne e
       rivelarle a se stesse; sentire il proprio nome sussurrato quando
       si passa per la via;essere seguito per le strade- come accadeva
       a De Musset, nel tempo della giovinezza e gloria!
       Eppure, come avrebbe voluto amare! Trovare la sposa bianco
       vestita che egli aveva invocato nella sua prima giovinezza!
       In quell'abbandono, sarebbe stata una salvezza incontrare un'
       anima fine, sensibile, che avesse l'intuito di indovinare i suoi
       pensieri e le sue predilezioni, un'anima che egli avrebbe
       formata e portata all'unisono con la sua !
       Ma presto si accorse che l' non avrebbe mai trovato quella che
       cercava, a cui tendeva le braccia nell'ignoto.  (…)


                                         ***

(…)Giovanni aveva voluto l'amore senza denaro,la fanciulla eletta,
      conquistata attraverso tanti ostacoli; e la piccola  suor Maria,
      l'ex beghina della Casa dei Fiori era là,davanti a lui, viaggiava
      con lui, era sua moglie, tutta per lui!
      Giovanni adorava il mare, il mare del Nord - soprattutto - che
      non civetta sulla spiaggia in veste d'acqua azzurra con ricami
      di spuma; il mare del Nord, tragico e scontento, senza isolotti
      o scogli a fior d'acqua, il mare nudo e vergine, color dei cieli
      di novembre e delle pietre sepolcrali, di un grigio inalterabile
      e implacabile.
      Ma Maria stava ad ascoltare senza gusto e guardava appena l'
      immenso paesaggio liquido che le si agitava davanti: non c'era
      da dubitare che quell'infinito le sfuggiva mentre -  curiosa - si
      chinava sulla sabbia a raccogliere le conchiglie e le foladi
      erbose di varech. Ogni volta che parlava, Giovanni provava la
      dolorosa impressione di dover spiegare le sue sensazioni,
      commentare il suo pensiero, abbassare di tono il suo sogno,
      attenuare i gorgheggi acuti dell'anima sua, perché Maria non
      lo seguiva nelle sue idee raffinate.
      Così, quando alla fine del mese lasciarono la cittadina marina,
      Giovanni avvertì un'inquietudine al pensare che nella vita di
      un artista la donna può non essere una voce che parli, ma dev'
      essere almeno un'eco che risponde.
      Trascorso qualche mese dal matrimonio, Giovanni cominciò a
      credere d'aver fatto male a sposare la piccola suor Maria :
      era come le altre.  (…)


                                            ***


(…) Ogni sera Giovanni, dopo cena, le leggeva qualcosa, a voce
       bassa: per lo più versi di Hugo, e più spesso, di Baudelaire,
       ma ogni volta doveva accorgersi che ella non sentiva o
       ascoltava appena. Egli aveva sognato di vivere con lei come
       con una compagna più giovane da iniziare alla poesia,e invece
       se la ritrovava estranea ai bei versi, alle grandi musiche, senza
       il dono di impressionarsi e vibrare - in comunione con anime
       fraterne - di uno stesso brivido.
       Un giorno Giovanni le parlò persino di quello che aveva
       scritto: le disse come avrebbe finito quel suo poema tutto
       facciate nere e chiaro di luna,e quali erano le sue speranze per
       quando sarebbe stato pubblicato.
       Maria lo ascoltava tutta contenta, con l'aria di partecipare alle
       sue chimere; poi, ad un tratto - e senza malizia - ingenuamente
       gli chiese : " E quanto guadagnerai col tuo libro ?".
       Il poeta non rispose nulla, diventato di botto triste e silenzioso,
       sentendosi quella parola cieca e fredda nel cuore, come una
       coltellata. Non c'era dubbio: ella era come le altre, non sapeva
       immaginare una sublime abnegazione: ella che - pure - aveva
       capito la generosa follia del Crocifisso non sapeva
       comprendere la follia dell'Arte. A  lei, come ad altri, quello
       sforzo disinteressato doveva sembrare una  pazzia!
       Era forse colpa sua se l'arte,la sua arte di scrittore,non le dava
       nulla, in un paese dove non si legge?  (…)


                              da       Arte in esilio


                                          ***


DENTRO AL TUO AMORE ENTRO COME IN UNA CHIESA

Dentro al tuo amore entro come in una chiesa :
vi aleggia un velo azzurro di silenzio e d'incenso.
Non so se gli occhi miei s'ingannano, ma sento
celesti visioni che il cuore mi angelizzano.

E' te che amo oppure amo l' Amore?
E' la cattedrale o piuttosto la Madonna?
Che importa! Se commosso il mio cuore s'abbandona
e vibra al rintocco sulla cima della torre !

Che importano gli altari, che importano le vergini,
se là dentro - scesa la pace della sera - sento
un po' di te che all'organo dello  jubé canta
qualcosa di me che dentro ai ceri brucia.



                                   Georges  Rodenbach



sabato 26 ottobre 2019

OTTOBRE DOLCEAMARO

 
 

                                        Malinconia d'ottobre per tutto quello che non ho...


SOLE D' OTTOBRE
Godi: non hai nella memoria un giorno
più bello, un giorno senza nube come
questo. E forse più mai ne sorgerà
un altro così bello, pe' tuoi occhi.
Se pur l'ultimo fosse di tua vita
- l'ultimo, donna - siine contenta: rendine
grazie al destino.

E' così pura questa
gioia fatta di luce e d'aria : questa
serenità ch'è d'ogni cosa intorno 
a te, d'ogni pensiero entro di te:
quest'armonia dell'anima col punto
del tempo e con l'amor che il tempo guida.
Non più grano né frutti ha ormai la terra
da offrire. Sta limpido l' Autunno
sul riposo dell'anno e sul riposo
della tua vita. Il fisso azzurro,immemore
di tuoni e lampi, stende il suo gran velo
di pace sulle rosseggianti chiome
delle foreste; e il sole il cuor t'accende
come fa con le foglie che non sanno
d'essere presso a morire. E tu -che sai -
tu non temi la morte. Ora che il grembo
non dà più figli, e quelli che ti nacquero
a' tuoi begli anni già son fatti esperti
del mondo e vanno per le loro audaci vie,
che t'importa morir? Quand'è falciata
la spiga, spoglia la pannocchia, rosso   
il vin nei tini, e le dorate noci
chiaman l'abbacchio, e fuor del riccio scoppia
la castagna, che importa la minaccia
dell'inverno alla terra?

O veramente  
tuo questo tempo, o donna : o tua compiuta
ricchezza ! O, fra due vite, la caduca
e l'eterna, per te libera sosta
di grazia! Godi, fin che t'è concessa.
Non sei più corpo, non sei più travaglio:
solo sei luce: trasparente luce
d' Ottobre, al cui tepor nulla matura
perché già tutto maturò: chiarezza
che della terra fa cosa di cielo.



                                 Ada  Negri    da         Il dono