(...) Il suicidio adolescenziale rappresenta uno degli enigmi più
dolorosi di cui la clinica si occupa quando deve prendersi in
carico dei sopravvissuti, cioè coloro - genitori, fratelli e amici-
che hanno dovuto assistere alla morte volontaria di un loro
caro.
Se il suicidio degli anziani- nella sua terribile risonanza -riesce
tuttavia a trovare delle ragioni nella presenza di malattie
invalidanti, nella solitudine e nel venir meno delle forze vitali,
la morte volontaria dei giovani ci interroga con più angoscia
perché in quel periodo della vita non ci si aspetta che un
soggetto desideri a tal punto la morte da rinunciare a ciò che
la vita può ancora consentire.
Eppure i giovani che muoiono per suicidio sono molti. Nel
mondo il suicidio è la seconda causa di morte sotto i vent'anni
e recenti pubblicazioni ci dicono che negli Stati Uniti i suicidi
hanno superato gli incidenti stradali come principale causa di
morte nella prima adolescenza.
E quando l'intento di morire non si realizza, rimane pur sempre
il problema di affrontare la questione dei tentativi di suicidio:
si calcola infatti che per ogni suicidio riuscito ce ne siano
almeno altri dieci messi in atto senza successo. Spesso i
tentativi di darsi la morte rimangono ignoti anche per le
statistiche perché i soggetti compiono questi atti nel segreto e
le loro conseguenze non li portano necessariamente ad un
ricovero nei reparti d'urgenza.
Ma le problematiche sottese ad un intenso desiderio di farla
finita sono enormi sia dal punto di vista della psicopatologia
che da quello della crisi esistenziale.
Infine, anche quando il tentativo di suicidio non è
concretamente messo in atto, rimane il grande problema delle
progettazioni suicidali, cioè quelle costruzioni con le quali
molti individui convivono per anni, immaginando il modo con
cui togliersi la vita senza effettivamente giungere al passo
estremo. Questi soggetti sono anch'essi a rischio perché sanno
che, se le cose andranno male, se si produrrà un evento
scatenante, se si troveranno in un vicolo cieco, sarà sempre
possibile per loro mettere in atto ciò che per anni hanno
meditato nel segreto, (...)
Antonio Piotti & Roberta Invernizzi da Riscrivere la speranza ( Storia di un'adolescente che voleva morire e ha imparato a volare)
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