" Guardate, guardate ancora, guardate sempre: solo così si arriva a vedere" ( J.M. Charcot )
(...) Come Jean-Philippe Postel,anch'io conosco gli Arnolfini.Meno
intimamente di lui - certo - ma li conosco. Li ho incontrati un
pomeriggio di giugno alla National Gallery. Da allora non mi
hanno più lasciato. Quando penso a loro, è questa assenza di
sguardo che si impone all'istante. Nel mio ricordo, tutta la tela
si organizza attorno a questi sguardi che non si incrociano.
E quindi, cosa vedono queste due solitudini? A cosa pensano?
E noi, in piedi da soli davanti ai coniugi Arnolfini, cosa
vediamo?
Forse non mi sarei posto queste domande se non mi fossi
sentito a mia volta osservato mentre guardavo gli Arnolfini.
Il loro vicino di parete - se così posso esprimermi - e'
l' Uomo con il turbante rosso , con ogni probabilità Jean van
Eyck in persona. Il volto impenetrabile, la bocca senza labbra,
gli occhi severi e scrutatori, quest'uomo posa su ogni visitatore
piazzato davanti ai Coniugi Arnolfini uno sguardo che pare
domandare: allora cosa vede?
Palesemente non nutre nessuna illusione sulla pertinenza delle
risposte. Ora, dal 1434 in poi, le risposte sono state
innumerevoli: non si contano più le conferenze, gli opuscoli, i
monologhi, le chiacchiere mondane e i sussurri a proposito di
questa coppia di sposi. Niente sembra scalfire l'uomo dal
turbante rosso. E' il solo a sapere cosa succede in questa
camera, fra quest'uomo e questa donna. Immortalatosi dentro
la propria cornice, Van Eyck si diverte - molto intimamente -
delle interpretazioni che devono subire i due personaggi.
La donna incinta, il marito distante, le mani che si sfiorano, lo
specchio ( se ne sarà parlato - eh - delle cose che si vedono in
questo specchio! )
Van Eyck ha sentito tutto... (...)
Daniel Pennac ( Prefazione da Il Mistero Arnolfini )
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