martedì 6 marzo 2018

TU CHE MI SEI SORELLA

 
 

              Ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarsi senza un addio...



TU CHE MI SEI SORELLA

Restituiscimi- fotografia - l'immagine
degli anni stretti, dei luoghi transitati,
ridammi gli occhi sconosciuti
all'affanno degli insulti, ricrea
un altrove lecito e domestico,
unisci le mani sotto il bordo
perché nessuno veda - e, non vedendo
nessuno interrompa il flusso.

Agiscimi come se fossi incanto
e superficie curva della sfera, applaudi
- asincrona - il mio restare immobile
agli inganni, al colore degli astri
e dei capelli. Tu che mi sei sorella
- immagine di me deflessa, origine -
sopporta il mio dimenticarti aperta,
il mio proteggerti per ciò che non sei stata.






IL PIU' DELLE MANI

E' il più delle mani dove contengo
il viso che dischiudi al giorno, agli anni avvoltolati
negli inverni che fanno folla ai tetti senza gronda,
allo scegliere secondo il sacco semivuoto
delle appartenenze, mai per volontà ma sempre
al limite degli abbandoni prossimi
al cuore della terra, al medicamento degli arrivederci.

Sei e sarai sempre bimba tra le mani, qui
sotto lo sterno che batte un tempo di liuti,
sotto il ramo che non si cura d'essere montagna,
sul crinale di confine tra l'essere sovrani
del corpo e preda delle solitudini; questo lasciare
negli occhi la traccia per il poi, le stimmate
di un sole tralasciato all'inizio del sempre.


         Augusto  Pivanti    da      Specchio del disinganno


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