Eravamo più vivi della vita stessa, vivi a tal punto da esserne afflitti...
(...) Come per ottenere il tuo consenso - però - ti afferrai
improvvisamente la mano.E di nuovo, mi lasciasti fare.Mano
nella mano, ci fermammo ad uno dei corsi d'acqua. Ai nostri
piedi, punti di luce illuminavano le felci del sottobosco, dopo
aver penetrato a fatica gli arbusti e gli innumerevoli rami che
ne ostacolavano il passaggio.Iniziò a soffiare una dolce brezza .
Il nostro animo era languido mentre in silenzio osservavamo
quel paesaggio. Due o tre giorni dopo, una sera ti notai voltata
di spalle mentre in mensa cenavi con tuo padre. Era venuto a
prenderti. Il portamento che, forse inconsciamente, assumevi al
suo fianco, ti rendeva ai miei occhi un'estranea.
" E se adesso la chiamassi? " pensai tra me e me. Ma ero sicuro
che avresti fatto finta di niente, come se a pronunciare il tuo
nome non fossi stato io.
Di ritorno da una passeggiata solitaria, quella sera stessa decisi
di attraversare il cortile dell'albergo. Non c'era nessuno, ma
dando un'occhiata alle finestre, notai che la luce era ancora
accesa in due o tre camere. Nell'aria si sentiva il profumo dei
gigli selvatici, e iniziava a calare la nebbia. Come spaventate
dal suo arrivo - poi - le luci si spensero una dopo l'altra, e
quando l'albergo fu completamente al buio, ecco il debole
rumore dell'aprirsi di una finestra. Guardai in quella direzione,
e vidi che una giovane ragazza con indosso una camicia da
notte color rosa pallido, si era affacciata.
Eri tu. (...)
Tatsuo Hori da Si alza il vento
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