martedì 27 marzo 2018

L'AVVERSARIO





                                                  Dio, non punirci ancora se siamo vivi...



E' avventizio il mio essere reale.
Sleale è insistere su chi sono io.
Il punto di partenza è scontato -
l'arrivo è certo nello stato
attuale: morte come sostanza
o strato finale di un cuore malato.

Oh, vorrei rinascere, ritornare indietro
ma non posso. Troppo ho peccato
di peccati non miei, attribuiti
a posteri, mancati inganni.
Cerco amori nuovi, violente sere.
Perdono chiedo a chi non amai.
Forse verrò domani a un prato
verde - e non sarò più solo.



                                                              ***


Il sonno è una piccola morte
richiede commossa pazienza -
attenderlo è sperare
in una resurrezione antica:

io aspetto la morte
per dormire poche ore
nel caldo di un letto
intrecciato ad un corpo
infelice e sterile, il mio:
non siamo eterni
e questo cadavere intrigante
presto supereremo.



                                                                     ***


La vedo tutta lì  la sorte mia:
unico interesse di giornate
smarrire ormai è dietro di me,
e tanta avanti ne avrei potuto
avere, con dedizione e calma
al quotidiano scorrere del tempo.
Ignoro perché Qualcuno abbia
deciso il contrario.
Poveri, pochi anni
sono rimasti, gelidi, limitati;
li dubito e li annuso sperando
di moltiplicarli e cedo deluso
al rimpianto calunnioso - non so
più poetare, lo so, l'idea lucente
del nulla stasera non aggiunge
allegra compagnia. Oh come è finita
la speranza! Dio non punirci
ancora se siamo vivi.


              Dario  Bellezza     da           L' Avversario


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