(...) Ricordo ancora con chiarezza quella felice atmosfera così
simile alla malinconia che, giorno dopo giorno dalla nostra
partenza, aveva stretto il mio cuore.
Iniziai a trascorrere le mie giornate chiuso in albergo,
sorprendendomi serenamente assorto in quel lavoro che per
lungo tempo avevo tralasciato per dedicarmi a te.
Col passare delle stagioni arrivò finalmente anche il giorno
prima della mia partenza. Dopo tanto tempo, uscii per una
passeggiata. L'autunno aveva reso irriconoscibile l'interno del
bosco, e tra gli alberi quasi spogli si scorgeva in lontananza
una villa disabitata. L'odore umido dei funghi si confondeva
con quello delle foglie secche. Che strano. Non mi ero accorto
che fosse passato così tanto tempo dal nostro addio...
Da qualche parte dentro di me ero convinto che la nostra
fosse una separazione momentanea:ecco perché quel cambiare
delle stagioni mi era così inaspettato. Per me iniziò ad
assumere un significato nuovo, del tutto diverso. Percepivo il
tutto vagamente, ma fui in grado di rendermene conto poco
dopo.
Una decina di minuti più tardi,degli alberi non c'era più traccia
e al loro posto si era aperta tutt' a un tratto una vasta distesa
che si estendeva in lontananza fino all'orizzonte. Mi ritrovai
nel prato coperto di susuki. Decisi di stendermi all'ombra della
betulla ormai ingiallita nello stesso posto di quest'estate e
cercai di immaginarti al mio fianco immersa nella pittura.
Quei giorni l'orizzonte era sempre coperto dai cumulonembi,
ma ora potevo distinguere chiaramente ad una ad una tutte le
bianche punte di quelle spighe che dolcemente danzavano al
vento per confondersi in lontananza, fino alle montagne.
Non riuscivo a staccare gli occhi da quei monti, e mentre
cercavo a tutti i costi di memorizzarne i contorni, poco a poco
iniziai a prendere coscienza di quello che per anni era rimasto
nascosto dentro di me, e dei doni che la natura mi aveva
riservato e che adesso vedevo con certezza. (...)
Tatsuo Hori da Si alza il vento
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