domenica 4 marzo 2018
RISCRIVERE LA SPERANZA 2
(...) D'altro canto, se è vero che il suicidio è un problema sociale
immenso, è vero anche che la discussione relativa all'intento di
darsi la morte,la scelta dei modelli preventivi da intraprendere,
la comprensione delle cause e il trattamento dei soggetti a
rischio, rimangono ancora in una fase molto aurorale. Pensare
al suicidio è difficile, affrontare la questione assumendosene il
carico ancora di più. Di solito è un problema che si preferisce
eludere: la gente comune pensa erroneamente che della voglia
di morire sia meglio non parlare e si culla in false mitologie
come quelle che affermano che chi veramente vuole morire non
lo dice mai, e che - pertanto - se qualcuno minaccia la morte,
allora vuol dire che non è veramente intenzionato a darsela,
quando invece risulta che chi è morto per suicidio abbia spesso
dichiarato di volerlo fare rimanendo inascoltato. Oppure si
pensa che i tentativi di suicidio dei giovani siano delle
" ragazzate ", degli episodi isolati sui quali è meglio evitare di
indagare così che i ragazzi restano soli con il loro dolore e
non trovano ascolto in nessun adulto competente. Nelle scuole
italiane non esistono modelli di intervento e di prevenzione
riguardo al rischio suicidale e negli ospedali i tentativi di
suicidio finiscono per essere sottostimati.
Inoltre,le procedure di controllo quali l'ospedalizzazione o la
sorveglianza più assidua non sono in grado di garantire nulla
e rappresentano un sollievo solo parziale. Nella tensione
generale rimangono inespresse tutte le domande per le quali
sarebbe invece importante cercare di dare una risposta: da
dove viene il desiderio di morire? Quali alternative sono
immaginabili? Cosa è meglio dire ad un soggetto abitato dalla
morte? Come deve essere impostato il trattamento? Quali
pensieri si agitano nella mente suicida e come possiamo
affrontarli? (...)
Antonio Piotti & Roberta Invernizzi da Riscrivere la speranza (Storia di un'adolescente che voleva morire e ha imparato a volare)
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