Ci si abitua... è normale...
Ci si abitua, è... normale. Si gode
di una sopravvivenza minuziosa,
di un farcela giorno per giorno, strappando
ogni giorno come un frutto, come
un regalo in più da far fruttare.
Prezioso, inestimabile, ed è solo un giorno
sottratto al proprio nulla.
In una città deserto per filosofi.
***
La pietà che ci insegue
è una lametta nel miele.
Noi ci specchiamo avviliti,
fratelli commossi, animali,
tenui bestie tenere e feroci.
Io lo so che si piange
per quel buco rosso finale,
per un taglio che passa la schiena
o per gli occhi annebbiati,
per le penne arruffate.
Siamo buoni per l'altro,
pallidi e scarmigliati,
e neppure sappiamo
se è per lui o per noi
che ci feriamo.
***
L' epilogo quale che sia non conta. Mai.
Così il meccanismo, la banale trama. Conta
l'insistere virtuale sulla scena,
la rapsodia sparsa e sempre minuziosa
delle circostanze. Poi
perdo l'orientamento, senza paura,
certo, ma deluso, e il dito,
d'improvviso impaziente, torna
curioso a muoversi, a grattare,
prima di depositarsi ormai stremato sull'atlante.
***
Perché non è economico il reale,
mentre cerchiamo in un estremo
patetico conato di ricrescere
verso l'abisso, ottusi, scossi
dalla sacra idiozia della moneta.
Mi basta, animale e individuo
come sono, la più modesta
resilienza del soggetto.
***
Sono tornato principiante
e lo considero il mio solo privilegio.
Godo, infatti, di un presente che sorride
aereo a una nuova idea di movimento,
di apertura a un possibile futuro.
Maurizio Cucchi da La sindrome del distacco e tregua
Nessun commento:
Posta un commento