venerdì 2 settembre 2022

LA SINDROME DEL DISTACCO DI CUCCHI

 


                                                                 Ci si abitua... è normale...




Ci si abitua, è... normale. Si gode

di una sopravvivenza minuziosa,

di un farcela giorno per giorno, strappando

ogni giorno come un frutto, come

un regalo in più da far fruttare.

Prezioso, inestimabile, ed è solo un giorno

sottratto al proprio nulla.

In una città deserto per filosofi.



                                         ***


La pietà che ci insegue

è una lametta nel miele.

Noi ci specchiamo avviliti,

fratelli commossi, animali,

tenui bestie tenere e feroci.


Io lo so che si piange

per quel buco rosso finale,

per un taglio che passa la schiena

o per gli occhi annebbiati,

per le penne  arruffate.


Siamo buoni per l'altro,

pallidi e scarmigliati,

e neppure sappiamo

se è per lui o per noi

che ci feriamo.



                                            ***


L' epilogo quale che sia non conta. Mai.

Così il meccanismo, la banale trama. Conta

l'insistere virtuale sulla scena,

la rapsodia sparsa e sempre minuziosa

delle circostanze. Poi


perdo l'orientamento, senza paura,

certo, ma deluso, e il dito,

d'improvviso impaziente, torna

curioso a muoversi, a grattare,

prima di depositarsi ormai stremato sull'atlante.



                                     ***


Perché non è economico il reale,

mentre cerchiamo in un estremo

patetico conato di ricrescere

verso l'abisso, ottusi, scossi

dalla sacra idiozia della moneta.

Mi basta, animale e individuo

come sono, la più modesta

resilienza del soggetto.



                                        ***


Sono tornato principiante

e lo considero il mio solo privilegio.

Godo, infatti, di un presente che sorride

aereo a una nuova idea di movimento,

di apertura a un possibile futuro.




                     Maurizio  Cucchi   da   La sindrome del distacco e tregua



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