giovedì 15 settembre 2022

LA SETE DI SERGIO



                                             L' amore si fa al buio conficcati nella terra...




Il libro di Bertolini è enigmatico e  misterioso e il suo significato profondo è celato dietro versi che al primo approccio sembrano voler depistare e scoraggiare il lettore affrettato. La pazienza, la dedizione e l'abbandono senza preconcetti al dettato lirico permettono invece di scoprire passaggi di grande suggestione e di dolorosa intimità.
La citazione a esergo della raccolta è tratta dal libro del profeta Amos, che predice per i disonesti e gli sfruttatori una serie di calamità naturali e una sete senza fine, ma non di acqua, bensì della parola di Dio : " Allora andranno errando da un mare all'altro" per trovare ciò che hanno perduto. E nel segno della ricerca di un significato profondo dell'esistenza si muove anche il poeta, in un continuo errare attraverso le cinque sezioni della raccolta.
" La sete" è innanzitutto un libro sull'acqua e sull'arsura che porta ferocemente all'acqua, anche se - come dice l'autore " nulla sarà risolto " e la pace non arriverà mai " perché la pace va meritata / e io non ho fatto abbastanza ". Tutta la silloge è costellata da versi che vedono il poeta in cerca di bere " le acque verdi" per tornare " alla verità della vite / al remoto, al diverso che dà luce " per togliersi dalla bocca " il sale dell'addio ".  ( E. Sancino )




Niente è più concreto dell'idea. L' amore

si fa al buio conficcati nella terra. Tu chiedilo

al bulbo, alla dolina; chiedi perché una forza

ci ha diffranti, mutati in arcipelago e radice.


E finalmente avrai del pane da spezzare

( il segreto è far l'amore con sé stessi ).

Per cui lascia che la balia sciolga i suoi voti

ne caffè, che sotto l'arco dimagrito dei tigli

l'uomo in nero lucidi il coltello a specchio;

e tolta la polvere dei lampioni

la sua triplice bocca saprà di che morire.

Senza parvenze, senza il volo mimato del merlo,

di là da ogni certezza o implorazione, vieni

e disperdimi.



                                        ***


Liberatemi. Mi dorerò

al sole che la bacia; staremo ore

a dialogare nella lingua degli uccelli.

Nata più volte, ha avuto tanti nomi

quanti amanti, e a uno ad uno, nella stanza,

li ha perduti. - Fino a ieri

era il mezzogiorno salutato dai balconi,

Ma all'alba sono crollati i palazzi, i ponti

e i colossi d'acciaio.


Resta lei a ricordarmi

con labbra azzurre di mistero

che a questo mondo non c'è vera solitudine.



                                          ***


Danzano in gola e non so

che dire, se l'intero si specchia nel nulla

e il cielo naviga al fondo...

E se il vero, infine, è morte e non c'è altro

che illumini un uomo. Cuciti addosso

i frutti della stella ( mai una mano

li ha colti, mai un morso ),

senza nome che tagli

sulla banchiglia mi siedo e ti ascolto.



                                  ***


Vorrei sperdermi

in qualche assurda guerra dello spirito,

rinfrescarmi al pensiero di un porto

verso cui dirigere il mio vascello

in rotta con le ragioni del mondo.



                                      ***


Verrà il tempo,


il cerchio esatto in cui ti attendo;

e con le voci delle cose incompiute

attorno, t'accorgerai

che l'invisibile è già nostro,

ch'è giusto un attimo più avanti.

" Salterai?"

Il corpo finalmente

ha dichiarato il suo ritiro. Un attimo.

Il tempo, il tempo di saltare.



                                         ***


Poi l'ho vista stesa sul letto

eludere il nero del vestito. D'oro la fronte

non aveva più solchi, le guance di velluto liscio :

elegante e irraggiungibile. Bella

come mai la morte.




                 Sergio Bertolini   da     La sete




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