sabato 24 settembre 2022

INELUTTABILE CONGEDO



             Wilhelm Botter -  Addio di Anchise al figlio Enea e alla Sibilla Deifobe alle porte dell' Averno




CONGEDO


Parti da te, figlio... da quello che sei.

Bisogna morire per imparare?

Mi chiedi.

Sì, figlio, per imparare qualcosa bisogna morire.

Tu non lo sai, e non devi saperlo,

ma il cuore, con l'età si restringe.

Non è più tanto capiente, immenso,

come all'inizio dei giorni.

Tra non molto gli abbandoni conteranno anch'essi.

Ma ora il tuo cuore è una piazza sconfinata

e ti fa credere che sopravviverai

senza dover rinunciare a niente.

Capirai, col tempo, quanto sia difficile trattenere

ogni cosa, ogni pensiero, ogni persona.

Sei nell'euforia di tutti gli inizi.

Qualcuno dovrà morire perché tu viva.


Domani, quando chiamerai, io non ci sarò,

ma solo perché tu possa esserci,

quando chiameranno te.



                        Marcello Fois   da     L'infinito non finire



Cari lettori, è inevitabile che anch'io mi assenti per un po' da questo sito che pur mi è tanto caro.

Tornerò - è questo che spero - quando sarà il tempo.




                                frida




venerdì 23 settembre 2022

IL PENSIERO DI AUDREY

 




                                                 " Io credo nell'essere forti

                              quando tutto sembra andare male.

                              Io credo che le ragazze felici

                              siano le più carine; io credo

                              che domani sarà un altro giorno, 

                              e io credo nei miracoli ".




                                             Audrey  Hepburn



LE STAGIONI DI BERTOLUCCI



                                                           Chiaro cielo di settembre..




SETTEMBRE


Chiaro cielo di settembre

illuminato e paziente 

sugli alberi frondosi

sulle tegole rosse


fresca erba

su cui volano farfalle

come i pensieri d'amore

nei tuoi occhi


giorno che scorri 

senza nostalgie

canoro giorno di settembre

che ti specchi nel mio calmo cuore.



                                           ***


MATTINO


Dalla finestra aperta

entran le voci calme

del fiume,

i canti lontani

delle lavandaie

laggiù fra i pioppi e gli ontani,

presso la pura corrente

che mormora sì dolcemente.

Il fiume dei vapori

si confonde con quello  delle case

sotto il riso trionfale

del cielo.

Sull'altra riva, nel viale

le affiches azzurre

delle compagnie di navigazione

riempiono di nostalgia e di illusione

il cuore degli uomini

seduti sulle panchine.

Penso a una fanciulla bionda.

Fra poco sarà mezzogiorno

e una gran tenerezza m'invade

e una voglia di piangere senza perché.



                  ****


LA NEVE


Come pesa la neve su questi rami

come pesano gli anni sulle spalle che ami.

L'inverno è la stagione più cara :

nelle sue luci mi sei venuta incontro

da un sonno pomeridiano, un'amara

ciocca di capelli sugli occhi.

Gli anni della giovinezza sono anni lontani.



                                          ***


AT  HOME


Il sole lentamente si sposta

sulla nostra vita, sulla paziente

storia dei giorni che un mite

calore accende, di affetti e di memorie.


A quest'ombra meridiana

lo spaniel invecchia sul mattone

tiepido, il tuo cappello di paglia

s' allontana nell'ombra della casa.



                                           ***


LA DIREZIONE DELL'ESTATE


Non mi lasciare solo se io

ti lascio sola

e intorno a te la luce

è quella che fa piangere

dei giorni ordinari,


non allontanarti con passo

fiducioso in direzione

dell'estate e non

considerare rassegnata

la fatalità delle averse e del sole,


non acquistare viole in prossimità della casa.




                   Attilio  Bertolucci   da  Sirio e Viaggio d'inverno



mercoledì 21 settembre 2022

L' AVVENTURA DI LOUISE GLUCK



                                                     Gli addii sono nel corso delle cose...




L' AVVENTURA


1

Una notte mentre mi addormentavo mi venne da pensare

che avevo chiuso con le avventure amorose

di cui ero a lungo succube. Chiuso con l'amore?

mormorò il mio cuore. Al che risposi che molte scoperte

                  profonde

ci aspettavano, sperando allo stesso tempo, che non mi fosse chiesto

di nominarle. Perché non le potevo nominare. Ma la convinzione

                  che esistessero -

certo voleva dire qualcosa ?



                                    ***


2

La notte dopo portò lo stesso pensiero,

questa volta a proposito della poesia, e nelle notti seguenti

diverse altre passioni e sensazioni furono, allo stesso modo,

messe da parte per sempre, e ogni notte il mio cuore

protestava per il suo futuro, come un bambino privato del

                       suo giocattolo preferito.

Ma questi addii, dissi, sono nel corso delle cose.

E ancora una volta allusi al vasto territorio

che ci si apriva con ogni congedo. E con questa frase divenni

il cavaliere glorioso che cavalcava nel tramonto, e il cuore

diventò il destriero che montavo.



                                      ***


3

Come capirete, stavo entrando nel regno della morte,

anche se non saprei dire perché il paesaggio

era così convenzionale. Anche qui i giorni erano molto lunghi

mentre gli anni erano molto brevi. Il sole scendeva sul monte

                             lontano.

Le stelle brillavano, la luna cresceva e calava. Presto

facce del passato mi apparvero:

mia madre e mio padre, mia sorella bambina; non avevano,

                            sembrava,

finito quel che avevano da dire, anche se ora

potevo sentirli poiché il mio cuore era calmo.



                                              ***


4

A questo punto, raggiunsi il precipizio

ma vidi che il sentiero non scendeva dall'altra parte;

piuttosto, divenuto piano, continuava a questa altezza

fin dove arrivava l'occhio, anche se gradualmente

la montagna che lo sosteneva si dissolveva completamente

così che mi trovai a cavalcare fermamente per l'aria -

Tutt'intorno, i morti mi incoraggiavano, mentre la gioia di trovarli

era annullata dalla necessità di rispondergli -



                                        ***


5

Come eravamo stati carne tutti insieme,

ora eravamo nebbia.

Come prima eravamo stati oggetto con ombre,

ora eravamo sostanza senza forma, quali sostanze chimiche

                     evaporate.

Niiii, niiii, disse il mio cuore,

o forse no - difficile capire.



                                           ***


6

Qui la visione finì. Ero nel mio letto, il sole del mattino

sorgeva serenamente, il piumino

ammucchiava onde bianche in basso sul mio corpo.

Tu eri stato con me -

c'era una piega nel secondo cuscino.

Eravamo sfuggiti alla morte -

o era questa la vista del precipizio ?




                       Louise  Gluck   da   Notte fedele e virtuosa ( trad. di M. Bacigalupo )



lunedì 19 settembre 2022

ANNE STEVENSON : I FIORI, LA POESIA E ALTRI CRUCCI

 


                                                La terra aspra nutre i fiori più delicati...




IL MIRACOLO DELLE API E LA DIGITALE


Poiché la villosità dei tuoi maculati canapè spaventa le piccole api,

la digitale espone minuscole insegne onde attrarre ricchi bombi babbei

che alticci e di buon grado si addentrano nei suoi antri di piacere

( vedi ciò che Darwin scrisse sulle sue estati con la digitale )

gettandosi su setole intrise di nettare sensuale

per suggere da ogni etera liquori inebrianti

e por fine al loro riprodursi in un angolo da sole.


E' così che la digitale mette ordine nella sua vita sessuale.

Due antere - adolescenti, smaniosi di giungere al dunque -

rilasciano anzitempo il polline che a mucchi cade sul fondo.

Strisciando arriva il bombo e se ne fa un panciotto,

si gira, se ne esce, e guarda caso va in consegna alla porta accanto.

Fiore per fiore, si ingravidano le campanule della digitale,

giammai sfiorate, da pensiero, disegno o desiderio.



                                          ***


SIERRA NEVADA


Paesaggio senza rimorsi dove deboli ginepri

strangolano e stritolano il granito,

e la luce tagliente e chiara non conosce moderazione;

dove le montagne purificano e abbagliano

e ogni attimo ci esalta, ma mai può offrire

commiserazione, mai può dire

qualcosa che ci riguarda se non che noi non siamo necessari.


Rocce e acqua, rocce luccicanti, centinaia

e centinaia di laghi azzurri

degni di un mito, e grandi alberi che non appena muoiono

subito diventano spettri,

ritti tra i viventi con contegno terribile.

Perfino queste ossa che la luce

ha invaso e contorto con conformazioni bizzarre

e ombre che sembrano

scolpite nella polvere, anch'esse

nulla hanno a che fare con ciò che abbiamo o non abbiamo fatto.


Ora, mentre ascendiamo gli alti e spogli pendii,

la terra più aspra

nutre i più delicati fiori, gilie e campanule,

kalmia e delfinio, ovunque 

i rigidi pinnacoli azzurri del lupino e le sue foglie

come mani dalle belle dita.

E la più graziosa, l'umile mariposa, il giglio dei monti,

la corolla macchiata di miele e le proporzioni perfette.


Se ci fermiamo nel vento teso ma di una totale trasparenza,

possiamo guardare giù la pietraia,

il ghiaione cedevole e la bordura lacera di manzanita,

sopra i boschi di abeti,

la punta di ognuno come un braccio

che si protrae in un dito pendulo

giù, giù, lungo l'intero arido e difficile

sentiero dell'ascesa, giù fino al lago

dalle strette rive formicolanti di minuscole barche bianche

che agitano i remi come insetti d'acqua.


Nessun rumore a parte il vento.

Il lago, trasparente fino al fondo verde- bruno,

è ovunque più azzurro del cielo.

Le barche non sembrano toccare la superficie. Proprio

come questo granito non può realmente toccarci,

benché siamo qui a enumerare i colori dei suoi fiori.


Il vento è forte ma non sa di essere vento.

L' albero contorto che non ammonisce

né supplica, mai si sofferma a riflettere di non essere vento.

Ci perdiamo nel pensiero

che se dovessimo restare qui a lungo, gettati

come legni su queste sponde aride,

dimenticheremmo i nostri nomi, ricordando solamente che

un tempo sì, volevamo qualcosa,

qualcosa che aveva a che fare con le pietre, con il sole,

con i mille colori dell'acqua, i suoi riflessi, gli azzurri.



                                       ***


L' OPINIONE DI UNA VECCHIA POETESSA AL BINARIO DI PARTENZA ( nel mio ottantesimo compleanno )


Non riesco ad apprezzare le poesie che vogliono l'acqua intorbidare,

che confondono per impressionare,

o che ancheggiano sulla pagina con null'altro addosso che calze e giarrettiere

per confessarsi e per mostrare.


Arretro di fronte alle poesie le cui prosodiche lasse morali

generano versi adulterini.

Casi di incesto, accoppiamenti fra singolari e plurali

non sono errori veniali, sono criminali.


Allontano le poesie in fermento dove ragione e sentimento

come olio e acqua non si vogliono mescolare.

Come se la prosa fosse deputata al senso, le poesie ai gemiti e al lamento,

fumanti effusioni che il tocco del pensiero potrebbe rovinare.


Le poesie professionali in gergo misterioso

mi mettono sempre più a disagio -

Parole su parole su parole per gratificare l'ego

di qualche teoretico barbogio.


Osservo costernata chilometri e chilometri di sbrindellata prosa,

vite tristi,  fastidioso dolore.

Soffocano nella sabbia il fuoco che è il cuore della rosa.

Il seme sopravvive, non il fiore.



                                          ***


UN SOGNO DI COLPA RICORDANDO MIA MADRE


Quando nel sogno mi rimproveri,

io vago in una casa di colpa.

Ha una porta - le scuse -

e le finestre - i sorrisi. I  miei l'han costruito

questo luogo vasto, semi - amato, trascurato,

usando i tratti del tuo viso.


E ancora ti ferisco. Ancora - io - noi

c'impigliamo in oscuri rammarichi.

Il tuo riserbo gentile mi opprime,

come denaro rubato. Non posso dimenticare. Non posso.

Memorie sopite come tele di ragno ricamano leggere

questa casa troppo fragile per cadere.



                                        ***


DUE QUARTINE


LEZIONE


Ragazzi e ragazze l'inverno persuade

che l'amore è come neve che cade;

e rende bello tutto quello che tocca

sebbene perisca il fiato della sua bocca.



                                   *


TELEVISIONE


Abbracciami, madre del rumore,

trovami un nascondiglio che ti piaccia.

La mia voce mi fa terrore.

Non sopporto la mia faccia.




                      Anne  Stevenson  da   Le vie delle parole ( trad. di C. Buranello )



domenica 18 settembre 2022

L' ESTRO DI AGLIECO



                                                    Forse tornerai dal vento, un giorno...




VERSO IL MONTE


Le stagioni hanno i loro segni, i lenti

aquiloni della terra.

Saliremo verso il monte : i pioppi, le

querce, due linee incomplete che

tracciano una mano.

Ci saranno i decori, dopo

le stanze, i giochi appesi alle

pareti per il nostro perdono.


Ero lì, appena ieri, o forse non sono

mai stato lì.

Dipende tutto da una madre

da come ci partorisce.



                                       ***


GIARDINO INCOLTO


Per misura perdo, per

troppo retrocedere dello sguardo.

Guarda, i pioppi sono stanchi

fermàti dietro ai miei capelli

- se questo è restare allora

resto qui, immobile

nel passaggio delle nuvole.


Righe controllate, contate.

Il quaderno è finito.



                                             ***


COMPITO


Invento formule, lascio girare

le parole - non sto barando.

Ascolto col tatto

col semplice fiato dei bambini.


Ma ecco, guarda

io non parlo più di te

e di me che parlo

dell'ora per tutti

che ci redime.



                                            ***


ERI DUE


Senti i piccoli passi?

Ora maturano i suoni

i visi sfatti della resa

e io, tra le coperte a ferro e fuoco

invocavo questa sentenza:

giustizia per gli umiliati.


Dietro un muro

compatto si fermano le lacrime - 

se tu vedessi appena un poco, ottuso!

Eri due, ricomposto in un

margine come un'immagine del ricordo.


Devi imparare velocemente

la tua parsimonia ti fa nemico.



                                     ***


GIARDINO CON NOCE


Una foglia si stacca ed è già un giudizio

eri a casa, e ora un dio ti ferma qui

tra le righe delle lenzuola.

Condannato dietro il muro

a sentire il mondo nei suoi passaggi

e invece vorrei finire questa

sentenza, rinforzare l'orlo

cospargere il pavimento con lo zolfo.


Da qui

dalla stessa umiliazione

il silenzio respira come un piccolo

figlio, una cosa precisa tra l'uno e

l'altro, tra me e te.


Le foglie si sono fermate.

Ascolta :

il vento è passione e passaggio

forse tornerai dal vento, un giorno, sotto

lo stesso noce.




                            Sebastiano  Aglieco     Inediti


 


sabato 17 settembre 2022

LA LENTEZZA DI BOBIN

 


                                            Goustave Courbet  -  La quercia di Flagey



" Bobin è fra coloro che hanno il compito di portare in salvo due entità così vessate dall'onnipresente impero : la lingua, la sfinita vitalità della lingua e quella che potremmo chiamare la salute ritmica del mondo, attaccata ora da quella misteriosa, sinistra forza che ci impone una generale corsa, una grande fretta e una conseguente mancanza di cura, di profondità, di compassione, di ispirazione - tutte entità che richiedono una ritmica lenta, di ascolto, di attesa, di rivelazione. Per questo mi rinfresca leggere Bobin : ho sempre l'impressione di una bolla di terra ferma e assolata. ombreggiata, stellata, nel bel mezzo di un prepotente, coatto sgambettare di tutto ".  ( M. Gualtieri )




(...) Aspetto. Ho aspettato tutta la vita. Aspetterò tutta la vita. Non saprei dire cosa sto aspettando in questo modo. Ignoro cosa può mettere fine a una così lunga attesa. Non sono impaziente di questa fine. Ciò che aspetto non è nulla che possa venire dalla parte del tempo. Non posso spiegarmi a questo proposito. Perché dovremmo sempre spiegarci? A  volte - come questa mattina - mi dico pure : " Sono atteso, non so dove, non so da che cosa o da chi, ma sono sicuro di essere atteso ".

Ieri pomeriggio mi sono innamorato di un albero. Trascorre i suoi giorni sul ciglio della pista ciclabile, poco lontano da qui.Il suo fogliame sovrasta una parte della strada. Attraversando la sua ombra, ho alzato la testa e ho guardato i suoi rami, come quando, entrando in una chiesa, gli occhi si levano d'istinto verso la volta. La sua ombra era più calda di quella delle chiese. L' apparizione di quest' albero ha fatto sorgere in me un silenzio di grande bellezza. Per qualche istante non avevo più niente da pensare, da dire, da scrivere e, persino sì, più niente da vivere. Ero sollevato qualche metro da terra, portato come un bimbo tra le sue braccia verde scuro, rischiarate dalle lentiggini del sole. Ciò è durato qualche secondo, e quei secondi sono stati lunghi, così lunghi che un giorno dopo durano ancora. Quello che è successo ieri mi ha appagato : in una manciata di secondi quell'albero mi ha dato abbastanza gioia per i prossimi vent' anni almeno.  (...)




               Christian  Bobin   da      Autoritratto al radiatore



LA GELOSIA DI BOBIN

 


                                                      Edward  Munch -  Gelosia, 1907



" Bobin sembra che scriva frasi fatte apposta per essere citate. E ancora più incredibile che questo autore riesce sempre ad assomigliarti. Tu leggi e pensi che sta scrivendo come scrivi tu, come pensi tu, come senti tu. Penso che tanti lettori abbiano questa sensazione rispetto a Bobin. Lui è lo scrittore che ci somiglia, che ci fa credere in Dio anche se non crediamo in Dio; che ci fa credere all'amore anche se non crediamo nell'amore; che ci fa essere buoni anche se non lo siamo ".  ( F. Arminio dall' Introduzione al libro )




      

(...) Mi hai fatto conoscere - perché tacerlo - il grande delirio della gelosia. Niente assomiglia di più all'amore e niente gli è più contrario. Il geloso crede di testimoniare, con le sue lacrime e le sue grida, la grandezza del suo amore. Invece non fa che esprimere quella preferenza arcaica che ognuno ha per se stesso. Nella gelosia, non ci sono tre persone; non ce ne sono neppure due, d'improvviso ce n'è una sola in preda ai sussulti della sua follia : ti amo quindi sei legata da questa dipendenza, sei dipendente dalla mia dipendenza e mi devi accontentare in tutto. Non mi accontenti in niente e io ce l'ho con te per tutto e per niente perché sono dipendente da te e perché non vorrei esserlo più e perché vorrei che tu rispondessi a questa dipendenza. Il discorso della gelosia è inesauribile. Si nutre di se stesso e non cerca risposte, d'altronde non ne accetta nessuna - trottola, spirale, inferno . Ho conosciuto questo sentimento per quindici giorni, ma sarebbe bastata ampiamente un'ora per conoscerlo tutto. Al quindicesimo giorno l'inferno era passato, definitivamente. Per quindici giorni ho battuto i piedi nella brutta eternità delle recriminazioni : avevo l'impressione che tu sposassi il mondo intero eccetto me. Era il fanciullo in me che strepitava e faceva valere il suo dolore come moneta di scambio. E poi ho visto che non ascoltavi quel genere di cose e ho capito che avevi ragione, profondamente ragione a non ascoltale : il discorso della recriminazione non va ascoltato. Non c'è traccia dell'amore in esso, solo un rumore, un ripetere furioso io, io, io. E ancora io. In capo a quei quindici giorni, in un attimo si è squarciato un velo. Potrei parlare quasi di rivelazione. Ce ne fu una, del resto : d'un tratto per me era lo stesso se tu sposavi il mondo intero. Quel giorno ho perduto una cosa e ne ho guadagnata un'altra. So benissimo cosa ho perduto. Ciò che ho guadagnato non so come chiamarlo : so solo che è inesauribile. Il bambino furioso ci ha messo quindici giorni a morire. E' poco tempo, lo so : in altri casi continua a regnare instancabile per tutta la vita. Fu il tuo riso davanti alle mie recriminazioni a far precipitare le cose. E' stato il genio del tuo riso che è penetrato dritto nel cuore del bambino despota; è stata la tua libertà che improvvisamente mi ha spalancato tutte le strade.  (...)




                Christian Bobin  da   Più viva che mai



LA SANTITA' DI CHRISTIAN BOBIN

 


                                                   Albrecht Durer  -  Ciuffo di primule



(...)  La santità non è affatto quello che immaginiamo. Oggi ho incontrato una schiera di primule che chiacchieravano all'aria aperta e facevano delle loro chiacchiere una preghiera che saliva dritta al cielo. Il loro cuore era aperto alle piogge, alla siccità e persino allo sradicamento. Non scegliere ciò che viene era il loro modo impeccabile di essere sante. Mi rigiravo nei miei pensieri quando mi sono apparse ai lati della strada, offrendo alla luce la culla dorata dei loro petali. Il vento ne faceva vibrare le forme, stampando su uno sfondo d'erbe un testo degno di lode. La maggior parte di coloro che incontro mi fanno pena. Vedo un'ombra - un dispiacere, un'assenza, una mancanza - che attraversa i loro occhi anche quando ridono, come una lucertolina che si infila fra due pietre, timorosa di essere intravista. E io sono simile a loro. Il mio cuore batte nel buio. La vita si rattrista perché può attenderci solo di rado. Con noi è come una madre disposta a dare il cuore per sfamare i suoi bambini, mentre i suoi bambini non vogliono assaggiare quest' alimento sublime e neppure sentirne parlare. Lo splendore delle primule, per giungere fino a me, aveva dovuto squarciare la notte che mi circonda il cuore. Considero un miracolo vedere cose poverissime. Non mi stanco di questi miracoli, e sono davvero incapace di spiegare perché a volte non c'è nulla e altre volte c'è tutto. Il paradiso sarebbe vivere un'intera giornata come una sola di queste primule.  (...)




               Christian  Bobin  da     Resuscitare



LUCE

 




                                                       " Illumina ciò che ami

                                senza toccarne l'ombra ".




                               Christian Bobin  -  Elogio del nulla 


           

venerdì 16 settembre 2022

LE POESIE DI VIVIAN

 


                                                     A cosa servono i baci se non si danno?





LA CASA DI CEMENTO


Ho disegnato una piccola casa di cemento

poi ho aperto la porta 

e ti ho messo dentro

quando scenderà la notte e sentirai bussare

non sarà il vento

saranno le stelle cento a cento.



                                   ***


LA SIGNORA DELL'ULTIMA VOLTA


L'ultima volta che la vide

non sapeva che era l'ultima volta che la vedeva.

Perché?

Perché queste cose non si sanno mai.

Allora non fu gentile quell'ultima volta?

Sì, ma non a sufficienza

per l'eternità.



                                      ***


LA SIGNORA DEI BACI


La signora voleva tanto dargli dei baci

non dico tanti, anche solo sette otto

( mila ), invece era proibito perciò non glieli dava.

Se però non fosse stato proibito glieli avrebbe dati tutti

dal primo all'ultimo.

A cosa servono i baci se non si danno?



                                                 ***


IL SIGNORE NEL CUORE


Le era entrato nel cuore.

Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie

le era entrato nel cuore.

E lì cosa faceva?

Stava.

Abitava il suo cuore come una casa.



                                       ***


IL TUO POSTO VUOTO


Il tuo posto vuoto a tavola

parla racconta chiacchiera ride forte

non sta mai fermo si alza

ritorna mangia avanza sempre un boccone

ritaglia nel formaggio forme di animali

il tuo posto vuoto a tavola

a destra di Miryam

è di fronte a me.



                                          ***


A NOVE MESI


A nove mesi la frattura

la sostituzione il cambio di madre.

Oggi ogni volto ogni affetto

le sembrano copie. Cerca l'originale

in ogni cassetto affannosamente.



                                            ***


SEPARAZIONE


Quando spegne la luce la sera

e si rannicchia nella posizione fetale

il tepore materno paterno coniugale

le viene da uno scaldaletto metallico

contenente acqua calda.




                      Vivian Lamarque  da    Poesie 1972- 2002



giovedì 15 settembre 2022

LA SETE DI SERGIO



                                             L' amore si fa al buio conficcati nella terra...




Il libro di Bertolini è enigmatico e  misterioso e il suo significato profondo è celato dietro versi che al primo approccio sembrano voler depistare e scoraggiare il lettore affrettato. La pazienza, la dedizione e l'abbandono senza preconcetti al dettato lirico permettono invece di scoprire passaggi di grande suggestione e di dolorosa intimità.
La citazione a esergo della raccolta è tratta dal libro del profeta Amos, che predice per i disonesti e gli sfruttatori una serie di calamità naturali e una sete senza fine, ma non di acqua, bensì della parola di Dio : " Allora andranno errando da un mare all'altro" per trovare ciò che hanno perduto. E nel segno della ricerca di un significato profondo dell'esistenza si muove anche il poeta, in un continuo errare attraverso le cinque sezioni della raccolta.
" La sete" è innanzitutto un libro sull'acqua e sull'arsura che porta ferocemente all'acqua, anche se - come dice l'autore " nulla sarà risolto " e la pace non arriverà mai " perché la pace va meritata / e io non ho fatto abbastanza ". Tutta la silloge è costellata da versi che vedono il poeta in cerca di bere " le acque verdi" per tornare " alla verità della vite / al remoto, al diverso che dà luce " per togliersi dalla bocca " il sale dell'addio ".  ( E. Sancino )




Niente è più concreto dell'idea. L' amore

si fa al buio conficcati nella terra. Tu chiedilo

al bulbo, alla dolina; chiedi perché una forza

ci ha diffranti, mutati in arcipelago e radice.


E finalmente avrai del pane da spezzare

( il segreto è far l'amore con sé stessi ).

Per cui lascia che la balia sciolga i suoi voti

ne caffè, che sotto l'arco dimagrito dei tigli

l'uomo in nero lucidi il coltello a specchio;

e tolta la polvere dei lampioni

la sua triplice bocca saprà di che morire.

Senza parvenze, senza il volo mimato del merlo,

di là da ogni certezza o implorazione, vieni

e disperdimi.



                                        ***


Liberatemi. Mi dorerò

al sole che la bacia; staremo ore

a dialogare nella lingua degli uccelli.

Nata più volte, ha avuto tanti nomi

quanti amanti, e a uno ad uno, nella stanza,

li ha perduti. - Fino a ieri

era il mezzogiorno salutato dai balconi,

Ma all'alba sono crollati i palazzi, i ponti

e i colossi d'acciaio.


Resta lei a ricordarmi

con labbra azzurre di mistero

che a questo mondo non c'è vera solitudine.



                                          ***


Danzano in gola e non so

che dire, se l'intero si specchia nel nulla

e il cielo naviga al fondo...

E se il vero, infine, è morte e non c'è altro

che illumini un uomo. Cuciti addosso

i frutti della stella ( mai una mano

li ha colti, mai un morso ),

senza nome che tagli

sulla banchiglia mi siedo e ti ascolto.



                                  ***


Vorrei sperdermi

in qualche assurda guerra dello spirito,

rinfrescarmi al pensiero di un porto

verso cui dirigere il mio vascello

in rotta con le ragioni del mondo.



                                      ***


Verrà il tempo,


il cerchio esatto in cui ti attendo;

e con le voci delle cose incompiute

attorno, t'accorgerai

che l'invisibile è già nostro,

ch'è giusto un attimo più avanti.

" Salterai?"

Il corpo finalmente

ha dichiarato il suo ritiro. Un attimo.

Il tempo, il tempo di saltare.



                                         ***


Poi l'ho vista stesa sul letto

eludere il nero del vestito. D'oro la fronte

non aveva più solchi, le guance di velluto liscio :

elegante e irraggiungibile. Bella

come mai la morte.




                 Sergio Bertolini   da     La sete




martedì 13 settembre 2022

POEMAS Y TANGO ARGENTINO PARA IRMA

 


                                        Ora posso guardare la mia morte nei tuoi occhi...





PRIMA


Mia madre ha ripetuto il suo nome in me

non per mancanza di immaginazione ma per amore agli specchi

dove lei trova il suo corpo

in un equilibrio che pensava di aver dimenticato.

Quando mi chiama

la sua voce trasforma la mia persona in un'eco

in una ripetizione cantilenante

una serie infinita di specchi

riproduce la mia sagoma fino all' indicibile

svuotandomi

polverizzandomi.

Quando mia madre mi chiama

sta chiamando se stessa

e alla fine nessuno sa chi è chi in questa casa.



                                        ***


I SUOI OCCHI


Non c'era nulla dietro i suoi occhi

solo un mare senza movimento,

un mare

di acque scure

con pesci che nuotano a rallentatore

e sirene sminuzzate

in un fondo senza fondo,

tra montagne schiacciate

che una volta furono

remotamente

animali che il tempo estinse.

I  suoi occhi nonostante tutto

cercano in me

un altro mare

simile e distante

per accarezzarlo con il suo sguardo.



                                            ***


GATTO DAVANTI ALLA FINESTRA


Il mio gatto crede che nella finestra ci sia molto da guardare.

La finestra con quel mondo ristretto che si porta dentro

rimane in silenzio.

Il vetro

tuttavia

riflette il corpo del mio gatto

che guarda e guarda,

so che pensa che se il mondo fosse così grande

come la gente suole credere

non ci entrerebbe in quel miserabile rettangolo.

La luce è buona

per il gatto e per il mondo:

li riflette entrambi.

Senza il vetro nulla di tutto questo sarebbe possibile.



                                            ***


COME QUESTA POVERA GENTE


Come questa povera gente che

ripetutamente

ritorna

alla loro casa allagata,

ritorno a guardarmi allo specchio:

i miei occhi,

che non vogliono vedere, vedono

l'ampiezza del mio viso

il coraggioso gesto della vita

che cade lungo i bordi delle mie sopracciglia;

causa ed effetti si inanellano

con totale impunità :

la vita è un tulle che lascia vedere

le tracce di un transito in vertigini infinite.



                                               ***


VENTI D' AUTUNNO


Cominciano ad arrivare

i venti dell'autunno,

giungono prima dell'autunno

come deve essere, quei venti

scuotono le pareti

di questa mia casa

che li attende

ancora prima che si facciano sentire

tremare, borbottare, tremolare,

pareti e tetti rimangono avvolti nei loro scuotimenti.

Il futuro ha spiegato le sue ali al presente

mentre il passato si è reclinato nell'appoggio

di ciò che mai si ripeterà.

Il vento mi racconta che l'autunno verrà a sdraiarsi

sul tetto di casa mia

come un gatto.

Tutto va bene ora


che il futuro ha spinto i suoi venti fin qui.



                                                ***


CONGEDO


Mettesti la mia mano sul tuo petto

e chiudesti gli occhi :

la mia mano rimase dentro il tuo petto.

Dall' altro lato dei tuoi occhi

la mia mano accarezzò la tua memoria

parsimoniosamente

la mia mano affogò nella tua liscia memoria

poi qualcuno fischiò nel corridoio

la sera levigò i suoi margini,

dire addio è facile

quando il silenzio avvolge la vita

senza limiti

il silenzio è un piccolo dio

che rende il nostro congedo un luogo di arrivo:

ora posso guardare

la mia propria morte nei tuoi occhi

la vedo inerpicarsi sul bordo del mio nome

e ci protegge entrambi.




                 Irma Verolin    Poesie tratte da raccolte diverse ( Trad. di M. Filippi )



lunedì 12 settembre 2022

I CHIODI ( di Yannis ) SONO CADUTI

 


                                              Arrivato al quarto chilometro di silenzio...




RICCIO DI MARE


Un'esperienza universale.


Se anche il dolore che procura

non è insopportabile

merita

tutto il tuo rispetto.

E' la più trivellata forma di violenza

- e non intendo l'autodifesa -

intendo

una dolcezza attaccabrighe.


A chi, malevolo, sostiene che

il riccio è il tentativo della natura

di riprodurre le mine di profondità

rispondiamo

-si dà il caso che sia

il loro perpetuo

successore.


E un'altra cosa :

fai male a sottovalutarlo

perché si apre facilmente

con un coltello.

Anche tu ti apri con un coltello

- molto facilmente.



                                        ***


MANGIABANDIERE


Con una macchina volante di mia invenzione

ho spedito lassù un riccio.

Prima o poi troverà le orme degli astronauti

e andrà a mangiarsi la bandiera a stelle e strisce.

Dicono che quando provi le stelle una volta

poi non smetti più, non smetti con niente.

Per questo da qui faccio un appello

alle nazioni, zoofile e non

- che vogliono finire con dolcezza -

di spedire le bandiere sulla luna.


Sarà tassativamente rispettato

l'ordine di precedenza.



                                        ***


MATEMATICA SEMPLICE


Arrivato al quarto chilometro del silenzio

mi caddero i chiodi per Dio e per il sole.

Da allora, vago con un grande zero sotto

l'ascella.

All'inizio era un comune sacco a pelo

- sapete, entri, cioè, sogni.

Adesso è un enorme collegio

per i mentalmente ininfiammabili.


Se tutto ciò è successo con lo zero

immaginate cosa potrebbe succedere con l'Uno.



                                          ***


ESERCIZI DI RESPIRAZIONE


Ho rovesciato la mia anima

e ho visto come crescono le pietre


( con poca luce )

si indurisce la fortuna e accade


che salgano più in alto gli uccelli

e poi

il sole ne rallenta le corde.


Prova a respirare normalmente

azzurro dentro - azzurro fuori

in un respiro risuccede tutto.

Le pietre, dicevo

- tutto si à come una lama

e se lo vuoi più dentro

azzurro dentro - azzurro fuori

se lo vuoi più dentro


buona fortuna


Questo mondo è la forma più pietosa del mai.

Mai il sudore

così tanto col sangue.



                                            

                         Yannis  Stìgas  da  I chiodi sono caduti ( Trad. di V. Avramidi )