TAGLIATEMI LE MANI, LA COROLLA
tagliate i ponti, la coda del serpente
le antenne pettinate della bella notte.
Tagliate la strada all'archetto, i suoi calcoli celesti
seguite il volo della foglia, ala gentile degli uccelli.
Tagliatemi il respiro, il calice leggero del sonno
pesate le pietre argento a metà nel petto.
Tagliate la lingua al merlo, il suo canto arriva ai morti
mangiate il grano nero che ho rubato dal becco.
Vesto il giglio rosso della Lanstrasser
estetica del pensiero, dice l'architetto
una strana filogenetica la mia, vita di un petalo
pianta annua a vita breve, mostro denti profumati agli scarabei.
***
Sprofonda la colpa, buca della terra
rincuora il buio, se non è ombra
morte del respiro sul cuore stretto
aggiusta la giacca, scardina
il centro, dormi verticale
si fa per dire, malanotte accendo
parole secche, uccelli storditi
smorzano il fuoco. Le ali, dicono.
***
Qui non c'è corpo
non c'è un filo di luce da infilare gli aghi
da cavarsi gli occhi, non c'è lingua
che mangi le parole, da scavare il petto
c'è un buco a forma di peccato
un vuoto esilio, suono assoluto
da stare piegati in due centimetri
di terra, a guardarsi i piedi
da cavarsi gli occhi
non ricordo nulla dei rammendi
dei miei ritagli, solo pause
ritmi irregolari, da tremare in testa
da scordare il mondo.
***
Offro sputacchio a fil di fiore
goccia verde di fine estate
o se volete, occhio di luna
buffo gioiello di famiglia,
in cambio di veste terrestre
seta, cravatta rosso vino.
indecente morte, quaggiù
sempre a mostrare le interiora
***
Nel campo dei fusti recisi, immaginaria
avvolgo piedi e punte di spalla, copro il capo
di lino bianco, sciolgo la lingua dei corvi e dico
è morto il sole
non ricordo i vostri nomi severi, apro bocche
scarno rubino, celebro messa ancora una volta
nel campo dei fiori recisi, teste di girasole
si piegano alla notte, autunno di esili colli.
io sono un po' dura con loro
dico, dovete resistere.
Sonia Lambertini da Perlamara
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