Hai scelto me...
(…) Tutti i valori positivi della virilità maschile potevo osservarli,
ascoltare quando li spiegavano, stare lì davanti a mio padre in
silenzio mentre mi spiegava ( dopo avermi picchiato ) come ci
si comporta; stare davanti al preside in silenzio mentre mi
spiegava come ci si comporta; ascoltare tutti e giurare sia di
aver compreso, sia di aver agito di conseguenza. Ma non lo
ritenevo in nessun modo possibile; e non era solo questo:
temevo che quei valori mi avrebbero fatto perdere il legame
con la mia comunità maschile, con il gruppetto dei miei
compagni di scuola e con gli amici del cortile.
E allora, poiché non ero in possesso dei valori positivi della
virilità, l'unico legame condiviso con gli adulti era l'interesse
per le donne, quindi per il sesso. L'unico legame complice e
positivo era quello instaurato mentre andavamo dalla villa al
Villaggio Svedese. Quindi ne dedussi questo: se mi concentro
su quanto mi piacciono le ragazze, farò di me - alla fine - un
buon individuo della comunità maschile. Mi apprezzeranno,
saranno contenti di me, tutti, anche mio padre mentre mi
punisce, mentre mi picchia.
Concentrandomi sul sesso, avrei potuto fare a meno degli altri
valori - di cui alcuni di noi desideravano e pensavano fosse più
virile farne a meno.Essere un individuo significava essere solo,
ma noi avevamo bisogno del battaglione dei soldati o della
squadra di calcio.E per ottenere ciò, preferivamo questa specie
di virilità disordinata, ribelle e brutale. Era la strada per
portare a compimento l'accettazione dell'individuo dentro la
collettività.
Andando per questa strada è successo che ho pensato al sesso
per gran parte della giornata, per gran parte della vita. Dentro
questa protezione non soffrivo mai. Non mi faceva soffrire il
professore delle Medie, mio padre che mi picchiava, il fatto di
non poter andare a basket, nulla di tutto quello che mi era
successo. L'unico momento in cui ho sofferto è stato su quella
panchina, quando ho scoperto che sulla strada del sesso e
delle donne era possibile( poi ho capito che era molto probabile)
inciampare nel sentimento e nelle sue conseguenze. (…)
Francesco Piccolo da L'animale che mi porto dentro
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