domenica 21 luglio 2019

L'ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO 1

 
 

                                                                     Hai scelto me...


(…) Tutti i valori positivi della virilità maschile potevo osservarli,
       ascoltare quando li spiegavano, stare lì davanti a mio padre in
       silenzio mentre mi spiegava ( dopo avermi picchiato ) come ci
       si comporta; stare davanti al preside in silenzio mentre mi
       spiegava come ci si comporta; ascoltare tutti e giurare sia di
       aver compreso, sia di aver agito di conseguenza. Ma non lo
       ritenevo in nessun modo possibile; e non era solo questo:
       temevo che quei valori mi avrebbero fatto perdere il legame
       con la mia comunità maschile, con il gruppetto dei miei
       compagni di scuola e con gli amici del cortile.
       E allora, poiché non ero in possesso dei valori positivi della
       virilità, l'unico legame condiviso con gli adulti era l'interesse
       per le donne, quindi per il sesso. L'unico legame complice e
       positivo era quello instaurato mentre andavamo dalla villa al
       Villaggio Svedese. Quindi ne dedussi questo: se mi concentro
       su quanto mi piacciono le ragazze, farò di me - alla fine - un
       buon individuo della comunità maschile. Mi apprezzeranno,
       saranno contenti di me, tutti, anche mio padre mentre mi
       punisce, mentre mi picchia.
       Concentrandomi sul sesso, avrei potuto fare a meno degli altri
       valori - di cui alcuni di noi desideravano e pensavano fosse più
       virile farne a meno.Essere un individuo significava essere solo,
       ma noi avevamo bisogno del battaglione dei soldati o della
       squadra di calcio.E per ottenere ciò, preferivamo questa specie
       di virilità disordinata, ribelle e brutale. Era la strada per
       portare a compimento l'accettazione dell'individuo dentro la
       collettività.
       Andando per questa strada è successo che ho pensato al sesso
       per gran parte della giornata, per gran parte della vita. Dentro
       questa protezione non soffrivo mai. Non mi faceva soffrire il
       professore delle Medie, mio padre che mi picchiava, il fatto di
       non poter andare a basket, nulla di tutto quello che mi era
       successo. L'unico momento in cui ho sofferto è stato su quella
       panchina, quando ho scoperto che sulla strada del sesso e
    delle donne era possibile( poi ho capito che era molto probabile)
    inciampare nel sentimento e nelle sue conseguenze. (…)



         Francesco  Piccolo   da    L'animale che mi porto dentro



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