giovedì 25 luglio 2019
IL CHIOSTRO DI LUCERO 2
(…) Sono così libera, come un uccello che vola senza pensare, sono
una schiava di questo corpo che si crede uccello dentro la
gabbia del mio corpo; le uniche piume sono quelle del mio
cuscino, ma anche così canto e mi sento come un uccello. Così
esile che potrei sostenermi nell'aria, così allegra come zia
Susana. Ci sono inferriate che ho visto fin dalla culla, sbarre
che mi impediscono di accorrere al richiamo angustioso di
mamma, al pianto di mia sorella, ad affrontare le grida del
guardiano. Ci sono celle che stanno crescendo e mi fanno ogni
volta più piccola nel mondo bianco, fuori dal mondo altro,
quello che leggo e mi immagino.
C'è anche un contenitore che mi cattura e non mi lascia uscire,
una prigione con sottofondo di violini e drammi che mi sono
estranei, ma che mi trasformano subito nel loro personaggio
principale, quello che odia l' infermiera, che mi è costato varie
settimane in più di isolamento, no visite, no dolci, no.
Quello che mi dispiace è che il personaggio non è mai quello
di un uccello felice, sempre legato alla volontà del padrone
della gabbia.
Quante gabbie dovrò conoscere, papà.
Quanto silenzio. (…)
Lucero Alanìs da Chiostro
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