venerdì 19 luglio 2019

SU QUESTA PIETRA ( storia di un suicidio assistito ) 1

 
 

" Fu data a tutti l'opportunità di morire perché a tutti suonasse più gradevole il vivere "  . ( Claudio Mario Vittore, poeta cristiano del V sec. )


(…) Riguardo agli Stati che ammettono l'eutanasia e il suicidio
       assistito, scelsi la Svizzera d'istinto, senza pensarci, me ne
       appropriai quasi con foga e se guardassi bene dentro di me,
       forse di motivi ne troverei di sfuggenti, ineffabili, legati al fatto
       che in qualche modo oscuro è tutta la vita che danzo con la
       morte: sui fronti di guerra, negli obitori, negli ospedali, nei
      paesi flagellati dalle epidemie, nei campi profughi, su certi
      tratti di mare,insomma in luoghi dove la morte è molto presente
      e molto affamata. Qualcuno mi ha detto che lei continua a
      chiamarmi con un'insistenza che dovrebbe farmi preoccupare,
      qualcun altro che sono io a cercarla, spinto da una strana
      ossessione, o per meglio dire a cercarne le manifestazioni, a
      volerne vedere i mille volti, come per conoscerla in anticipo e
      accoglierla come si deve quando verrà per me.
      Forse tutto questo sottende qualcosa di patologico, eppure in
     un certo senso vivere non è altro che morire un giorno alla volta
      e tutti noi - credo -ci portiamo la morte dentro, o perlomeno io
      sono convinto di avercela : è sempre lì, una specie di cellula
      dormiente, un cromosoma spento, una presenza congenita nel
      subconscio come l'omosessualità latente. Cercarla, volerla
      vedere, esserne al cospetto forse è un atto liberatorio,catartico,
      una variante dell'outing.
      Sento anche di dover confessare - soprattutto a me stesso - che
      forse , " forse" volevo essere testimone di una modalità di
      rapportarsi alla morte anomala, e per me in un certo senso
      inedita: coloro che avevo visto morire combattenti e i civili sui
      campi di battaglia in Afghanistan, in Iraq, in Somalia, in Libia
      e in così tanti altri posti da averne perso il conto, la ragazza
      madre stroncata dalla malaria in Sudan meridionale perché il
      chinino non era arrivato in tempo, i malati di ebola che per le
      strade di Monrovia affogavano nel loro vomito sanguinolento,
      quelli che nelle periferie dimenticate del pianeta soccombevano
    a malattie che altrove si sarebbero potute curare in pochi giorni,
     il tossicodipendente di Kabul che negli ultimi istanti di vita
     aveva lasciato i segni delle unghie nel mio avanbraccio, il
     giovane fuori Bagdad, poco più che un ragazzo,col basso ventre
     maciullato da una mina antiuomo che gemeva e mentre la vita
     lo abbandonava continuava a ripetere " non ho mai scopato",
     tutti, mentre morivano erano terrorizzati e disperatamente
     aggrappati alla vita, con lo sgomento negli occhi increduli che
     fosse giunto il momento di doverla lasciare .  (…)



 Sergio Ramazzotti   da   Su questa pietra ( Storia di un uomo che andava a morire )



Nessun commento:

Posta un commento