lunedì 15 luglio 2019

IL LIBRO DEI RITORNI

 
 

                                                            Ma ogni mattina scrivo il tuo nome…


Amici
non posso dirvi perché parto per questo paese.
E' mezzanotte e nei miei occhi c'è un mirabile splendore.
L'aria sfida gli uccelli che emigrano
e un gemito di balena percorre la stanza.
L'occhio cerca la tartaruga che brilla e ruota col mio bagaglio.
Ho bisogno soltanto delle sue parole,
fiume sotterraneo
dove la luce germoglia festosa.


                                               ***

Questo è il mio cuore:
taglialo e mangiane fino all'alba
per vedere le tue viscere,
il tuo ventre in estasi
sfiorando le mie pupille.
Al mattino
metterò sull'altare rametti di olivo,
iris e malconce violaciocche.
Io sono l'unico colpevole:
potrebbero riconoscermi?
Fuori gli alberi ardono
davanti a uno splendore circolare e lontano.
Non ti condannare:
bevi e persisti in queste acque,
il viaggio deve essere meraviglioso.
Se l'angelo bussa alla porta,
digli di entrare e di sedersi a tavola.


                                                ***

Mi prenoto questo istante
per ballare sul tuo corpo
come un cavallo in cerca di nuovi fiori.
Cavallo come quello visto nella mia infanzia
in una selva tropicale
di uccelli che cantavano controvento.
In questa stanza
sotto luci e specchi triangolari
camminerai sul mio fianco.
La tua bocca inseparabile che guada non so quali fiumi
con oblunghe campanelle.
Già mezzanotte:
chi va contro quel cavallo imbizzarrito?


                                             ***

Vieni
gira sul mio nome
fatto di giorni e di sillabe dimenticate.
Prendi questa fiamma che mi insegna a vivere,
a conoscere la forza che trascina l'universo.
Non guardare questo luogo
dove si erge la mia ombra penitente,
morte che il tuo piede ignora.
Non guardare la città.
Vieni come stai:
che la tua lingua di colibrì
spezzi quest'istante
e tremino coloro che vorrebbero sapere.


                                              ***

Nella pioggia fredda del mattino
chi sono, chi è questo,
cos'è tutto questo per il cuore
di un uomo che corre
e non vede il ritorno, non vede le coste
perché il tempo fa festa,
fa fuochi e mi perdo il lieve giro
e vado di porta in porta
come chi ha dimenticato il proprio io
davanti ai giorni che scivolano
perché la vita ha smesso di brillare
e il corpo va da solo
e la bocca non dice nulla
e gli occhi non cercano il paesaggio
e fuggo come chi cerca un altro lavoro.
Ma ogni mattina scrivo il tuo nome
e scompaiono le parole.



                  David  Cortés  Caban     da         Il libro dei ritorni


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